Hype ↓
14:47 mercoledì 30 aprile 2025
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.

Metà di Venezia

La rubrica di Bernocchi si sposta a Venezia per tracciare un bilancio parziale dei primi cinque giorni di Festival

07 Settembre 2011

Film, personaggi, autori, registi, attori, festival e riflessioni sul cinema contemporaneo. Ogni settimana, una rubrica di cinema  a firma di Federico Bernocchi.

Una sofferenza. Andare al Festival di Venezia e starci solo cinque giorni, è una vera e propria sofferenza. Un coito interrotto da una telefonata di tua madre, che ti dice che sta per venirti a trovare a sorpresa. Ma qui c’è da lavorare, signora mia. Sono stato al Lido da mercoledì 31 agosto fino lunedì 5 settembre. In tutto ho visto 16 film. Non sono tantissimi (per un festival intendo), ma ero lì anche per scrivere, per cui bisognava trovare proprio il tempo fisico per vederli questi film. Comunque, ormai siamo a metà con il concorso: possiamo cominciare a fare qualche bilancio. Cominciamo da un dato importante: questa è l’ottava edizione con Marco Müller alla direzione artistica del Festival. Otto anni sono tanti: in teoria dovrebbero cominciare a vedersi i primi segni di stanchezza. E invece, il Festival di Venezia, per quanto riguarda la proposta, mi sembra vitale come pochi altri. Bastava leggere i nomi dei registi in gara solo per farsene un’idea. Non solo nomi noti e altisonanti come Cronenberg, Polanski o Sokurov, ma anche vere e proprio scommesse.

Ci vuole un direttore artistico attento, curioso e che ne capisce di cinema per chiamare gente come Steve McQueen, Yorgos Lanthimos o Tomas Anderson (non a caso i tre film più belli che ho visto in concorso). Parliamo di tre registi caldissimi, coccolati dalla critica specializzata, che con i film precedenti hanno fatto parlare moltissimo di loro. Parliamo di tre registi giovani (non come intendiamo in Italia, che se fai questo lavoro sei giovane a 57 anni), tutti con un ampio background alle spalle che spazia dalla videoarte alla televisione, passando per i cortometraggi. Parliamo di cinema nuovo, ovvero quello che gli appassionati di tutto il mondo vogliono vedere. Una selezione capace di dare lustro al Festival e di metterlo sullo stesso piano di Cannes. Certo, poi c’è anche il film di Madonna, c’è Questa Storia Qua, il documentario su Vasco Rossi e c’è pure un film in 3D (Tormented di Takashi Shimizu, il poveretto che ha dovuto fare 16 volte nella sua vita The Grudge…), ma sono titoli che servono, perché non di soli Sono Sion o di Chatal Akerman si ciba una Mostra del Cinema. Certo, c’è stato anche Box Office 3D, il film di Ezio Greggio in tre dimensioni girato in Bulgaria, ma tanto non se l’è filato veramente nessuno. Rimane veramente un mistero come sia finito a inaugurare la nuova Sala Grande, ma meglio forse stendere una trapunta pietosa. Il tanto sbandierato restauro della Sala Grande, secondo chi scrive è stata  una mossa fatta per (in teoria) distogliere l’attenzione della gente dal fatto che il Nuovo Palazzo del Cinema non c’è. Non solo il Palazzo – promesso ormai da tempo immemore – non c’è, ma al suo posto c’è un buco enorme (dove è stato trovato dell’amianto) che ha deturpato il già non esaltante panorama e ha reso ogni spostamento da una sala all’altra molto più impegnativo del dovuto.

Ma questi sono problemi organizzativi. Certo, non aiutano, ma poco c’entrano con le pellicole che poi vengono proiettate. Permettetemi di consigliarvi un titolo. Uno di quei film che se non vedete a Venezia o in qualche altro Festival ve lo potete scordare: Whore’s Glory di Michael Glawogger. Parliamo di un documentario eccezionale, in concorso nella sezione Orizzonti, che mostra la vita delle prostitute, dei loro clienti e di tutto quello che circonda questo mondo in tre posti: Thailandia, Bangladesh, Messico. Un acquario in cui ragazze thai vengono messe, dopo aver timbrato il cartellino, per essere scelte dai clienti. Un condominio, chiamato La Città della Gioia, in cui ragazzine musulmane vivono e lavorano. Una cittadina messicana dove il giorno di Natale lo si passa fumando crack, pregando la Santa Muerte e prostituendosi. Un film bellissimo (l’unico difetto è una colonna sonora invadentissima, ma ci si passa tranquillamente sopra) che riesce a parlare di prostituzione senza nessun giudizio morale o senza il sensazionalismo ricercato. Cercatelo, non lasciatevelo scappare. Nel frattempo non ci resta nient’altro da fare che attendere la fine del Festival per vedere chi si porterà a casa il Leone d’Oro.

Articoli Suggeriti
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Leggi anche ↓
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Le scorie del dibattito sul nucleare italiano

Tra ministri dalle idee non chiarissime, popolari pagine Facebook e cartoni animati virali su YouTube, la discussione sull'atomo in Italia è una delle più surreali degli ultimi anni.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.