I fermati e gli espulsi sono già più di un centinaio e tra loro ci sono anche diversi italiani.
È partita la Marcia mondiale per Gaza, con l’obiettivo di interrompere l’assedio di Israele alla Striscia
Al momento sono in viaggio mille persone, verso Rafah. Altre migliaia dovrebbero unirsi alla Marcia al Cairo, ma gli ostacoli sono molti.

Lunedì 9 giugno la Marcia mondiale per Gaza è partita da Tunisi, l’obiettivo (quasi impossibile da raggiungere, lo dicono gli stessi organizzatori e partecipanti) è arrivare fino alla Striscia e nel frattempo fare pressione sulla comunità internazionale affinché si ponga fine all’assedio-invasione deciso dal governo Netanyahu. I partecipanti alla marcia al momento sono circa mille, appartengono a diversi movimenti e associazioni, viaggiano a bordo di nove autobus (da qui il nome di convoglio Sumud) e vengono soprattutto dal Maghreb. Molti altri sono attesi al Cairo domani, giovedì 12 giugno, città in cui si dovrebbero riunire attivisti provenienti da 50 Paesi del mondo che stanno contribuendo a organizzare e finanziare l’iniziativa.
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Al momento, però, non è sicuro che la Marcia arriverà fino in Egitto: i primi mille partecipanti adesso si trovano in Libia, dove si fermeranno per un giorno, per riposare. Dopodiché, partiranno alla volta del Cairo, ma manca ancora l’autorizzazione da parte delle autorità libiche per attraversare i territori in questione, raggiungere il confine e superarlo. La situazione è particolarmente complicata, considerando che in Libia ci sono due governi, uno riconosciuto dalla comunità internazionale e l’altro no, che controllano uno la parte est e l’altro la parte ovest del Paese. Per arrivare in Egitto, i partecipanti alla Marcia dovranno ottenere il permesso del Governo di Stabilità Nazionale, che al momento non sembra granché intenzionato a concederlo.
Come riporta Al Jazeera, lo stesso problema si ripresenterà in Egitto. Per arrivare a Rafah, infatti, la Marcia dovrà attraversare un pezzetto di terra che sta tra El Arish e il confine con Rafah. Questo pezzetto di terra, però, è una zona militare egiziana, il passaggio qui è vietato per chiunque a eccezione delle persone che vivono a El Arish. E infatti, al momento il governo egiziano non ha diffuso alcuna comunicazione ufficiale in merito alla Marcia: non si sa cosa succederà se e quando i partecipanti dovessero arrivare fin lì. Se anche si dovessero realizzare le più ottimistiche delle previsioni, resterebbe comunque il problema maggiore: una volta arrivati a Rafah, gli attivisti si troveranno davanti l’esercito israeliano, e con ogni probabilità il loro viaggio si interromperebbe lì.
C’è un precedente molto recente che rende questo scenario quasi una certezza: quello della Madleen, la barca di Freedom Flotilla che avrebbe dovuto portare a Gaza aiuti umanitari e che invece è stata fermata in mare, i membri dell’equipaggio presi in custodia e rispediti indietro.

Storie Instagram piene (di tessere elettorali, di inviti al voto, di improperi contro gli astenuti) e urne vuote: per l'ennesima volta, la politica fatta sui social si è dimostrata il più inutile degli strumenti.