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L’ansia da Spotify Wrapped è talmente grave che migliaia di persone hanno creduto a una bufala su una versione modificabile disponibile a pagamento Evidentemente, quella di scoprire di avere dei brutti gusti musicali scorrendo il proprio Wrapped è una paura più diffusa di quanto ci si immagini.
Jafar Panahi ha detto che dopo gli Oscar tornerà in Iran e andrà di nuovo in carcere Mentre era a New York per una premiazione, ha scoperto di essere stato condannato a un anno di carcere per «attività di propaganda».
Secondo Cahiers du Cinéma il film dell’anno è un documentario su un torero peruviano Un film che, per la redazione di Cahiers, è meglio anche di Una battaglia dopo l'altra di Paul Thomas Anderson, secondo in classifica.
La pagina Wikipedia più letta nel 2025 è stata quella di Charlie Kirk Con 45 milioni di visualizzazioni, la pagina dedicata a Kirk ha superato quelle di Trump, del Papa, di Musk, di Mamdani e pure di Superman.
Il nuovo trend di TikTok sono i video anti immigrazione generati con l’AI Milioni di visualizzazioni per video apertamente razzisti e chiaramente falsi che incolpano i migranti di crimini che non sono mai avvenuti.
In Cina le persone stanno andando a vedere Zootropolis 2 insieme ai loro cani e gatti Alcuni cinema cinesi hanno organizzato proiezioni pet friendly per vedere il film Disney con i propri animali domestici.
Anche stavolta il premio di Designer of the Year l’ha vinto Jonathan Anderson È la terza volta consecutiva, stavolta ha battuto Glenn Martens, Miuccia Prada, Rick Owens, Martin Rose e Willy Chavarria.
L’Oms ha detto che i farmaci come Ozempic dovrebbero essere disponibili per tutti e non solo per chi può permetterseli Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, in futuro bisognerà garantire l'accesso a questi farmaci a chiunque ne abbia bisogno.

Un’inchiesta di Intercept mette seriamente in dubbio la sentenza contro Lula

11 Giugno 2019

Un complotto politico e ideologico si nasconde dietro la condanna per corruzione dell’ex presidente del Brasile Luiz Inácio Lula. Molti sostenitori del Partito dei Lavoratori lo sospettavano da tempo. A dimostrarlo, ora, è un enorme archivio di documenti, chat e audio, svelati in esclusiva da Intercept, il sito investigativo del giornalista Glenn Greenwald, noto per aver pubblicato le rivelazioni della talpa Edward Snowden.

L’operazione chiamata “Autolavaggio”, che aveva messo in carcere politici e miliardari, è culminata nel 2018 con una sentenza di secondo grado che ha reso Lula ineleggibile, spianando così la strada delle ultime elezioni al candidato dell’estrema destra Jair Messias Bolsonaro, attualmente a capo del governo brasiliano.

Una vittoria per nulla scontata. Due volte presidente, nel 2002 e nel 2006, Lula aveva concluso il suo mandato con l’87 per cento delle preferenze. Al momento dell’arresto, i sondaggi mostravano che era il favorito.

I documenti svelano che Delta Dallagnol, a capo dell’accusa, e il giudice  Sérgio Moro, ora primo ministro della Giustizia, tramavano in modo «improprio e contro ogni etica» su come strutturare il caso di corruzione. «I documenti dipingono una task force investigativa intenta a sfruttare il proprio potere legale a fini politici» scrive Intercept.

Per il giudice, a venire meno, quindi, non è solo la terzietà del ruolo, ma anche la stessa neutralità. Ma c’è un elemento che mina alle radici tutto l’impianto accusatorio: dalle conversazioni private emerge la consapevolezza della mancanza di prove.

Lo scoop di Greenwald disegna un’immagine di Moro totalmente diversa da quella costruita negli anni anche sui media internazionali. «Lo chiamano SuperMoro ed è celebrato sulle strade di Rio de Janeiro come fosse una superstar del calcio. Ma è solo un giudice» racconta un articolo del Time di 3 anni fa. L’operazione “Autolavaggio”, inoltre, ha vinto premi internazionali, ricevendo l’attenzione di testate come il New York Times.

Un’immagine che rispondeva a un’ideologia precisa, secondo Intercept. Che rivela come il controllo della comunicazione e la strategia media fossero tra i perni del sistema accusatorio.

A partire da uno degli episodi rivelatori del complotto. Dieci giorni prima delle elezioni presidenziali dello scorso anno, la Corte Suprema concede alla testata brasiliana Folha de São Paulo, di intervistare l’ex presidente in carcere. Una richiesta formalmente atipica, spiega Ricardo Lewandowski, il giudice che ha autorizzato l’intervista, perché Lula non era detenuto in una prigione di massima sicurezza, né era sottoposto a particolari regimi restrittivi. Il problema erano più che altro i timori per la «sicurezza», racconta Lewandowski.

La reazione degli accusatori, però, è immediata «Se sarà concessa l’intervista a Monica Bergamo (reporter della testata) poi arriveranno anche altri», si legge in una chat di gruppo. È il 28 settembre 2018 e il team investigativo che si era occupato del caso di corruzione discute quasi per tutto il giorno su un gruppo Telegram. Con l’obiettivo, dichiarato esplicitamente, di bloccare l’intervista e impedire un ritorno del Partito dei Lavoratori. «Hanno speso ore a studiare strategie per prevenire o diluire l’impatto politico di quell’intervista –  scrive Intercept – eppure per anni hanno negato di avere moventi politici».

Le strategia del complotto sono tante: c’è chi suggerisce di puntare a rimandare l’intervista (la Corte Suprema, infatti, non aveva dato scadenze). E chi vorrebbe creare il caos invitando tanti altri giornalisti a fare domande all’ex presidente.

C’è una cosa, però, che non passa inosservata agli autori di questo scoop: dai toni, sembra che determinate conversazioni fossero considerate normali.

Normali forse, ma non legittime.Tra le ipotesi valutate, non viene presa in considerazione ad esempio la possibilità di fare appello contro la decisione della Corte Suprema. Forse perché questa mossa li avrebbe fatti sembrare troppo politicizzati, commenta Intercept. A tentare questa strada è, invece, il partito di estrema destra Novo, che ha la meglio. Solo dopo la vittoria di Bolsonaro, i giornalisti potranno chiedere di intervistare Lula. E l’intervista curata da Folha de São Paulo ed El País è uscita solo lo scorso aprile.

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