Cultura | Liste
10 libri per 10 vacanze
Consigli di lettura per accompagnare un viaggio o per immaginarlo.
Koh Samui, Thailandia: una piscina privata nel centro benessere Kamalaya Wellness Sanctuary (Photo by Paula Bronstein/Getty Images)
Tel Aviv – Etgar Keret, Sette anni di felicità (Feltrinelli, 2013)
trad. Vincenzo Mantovani
Tanti anni fa, quando era ancora un autore sconosciuto alle prime armi, Keret scrisse in un racconto che il purgatorio se lo immaginava come via Allenby, la strada commerciale di Tel Aviv che a quei tempi era un po’ moscia, anche se affollata. Oggi non renderebbe l’idea, visto che Tel Aviv è cambiata moltissimo, in meglio, e Allenby non è poi così male. Sette anni di felicità invece è un memoir realistico, contemporaneo, e fedele alla Tel Aviv di oggi. Gli anni di felicità sono quelli trascorsi da quando Keret è diventato padre. Suo figlio Lev è nato durante un attentato, quando la Seconda Intifada ancora scuoteva la città, ma presto le bombe lasciano spazio ai corsi di yoga, alle gite in macchina verso Herzelia, il sobborgo fighetto dove vive “nonno Yoni” (Yonatan Geffen, uno dei cantautori più famosi di Israele, suocero di Keret), e le incursioni della sorella religiosa da Bnei Brak, sobborgo molto meno fighetto e popolato da ultra-ortodossi.
Londra – Ian Mcewan, Nel Guscio (Einaudi, 2016)
trad. Susanna Basso
Nell’Amleto, quello originale, l’oggetto del desiderio che porta all’omicidio è il Regno di Danimarca. Nell’Amleto riscritto da Ian Mcewan, l’oggetto del desiderio che porta all’omicidio e all’autodistruzione è un appartamento a Londra, ereditato quando valeva niente e che oggi vale un patrimonio. Di Nel Guscio si è detto molto, si è discusso di come sia un dichiarato riadattamento dell’opera shakespeariana (la moglie assassina si chiama Trudy, come Gertrude, il fratello usurpatore Claude, come Claudio) però raccontata da un Amleto che è ancora nell’utero materno, che non capisce bene quello che sta succedendo, ma può intuire, e trova il modo di vendicarsi. Quello che è stato detto meno, forse, è che è anche un romanzo molto londinese, che parla di impennate immobiliari e gentrificazione. E se nella Londra del 2018 sembra impossibile immaginare il principe Harry che prova a fare fuori William, risulta piuttosto credibile un omicidio a sfondo immobiliare.
Bangkok – Lawrence Osborne, Bangkok (Adelphi, 2009)
trad. Lawrence Osborne
Cosa significa Bangkok per noi occidentali? Così scriveva Tommaso Pincio di questo libro, che cerca di catturare l’atmosfera ipnotica e delirante della capitale thailandese: «Osborne non ha nemmeno provato a penetrare il cuore nascosto della cultura thai. Si è limitato a osservare i farang cui lui stesso in fondo somiglia, i pigri sibariti impegnati nella non impossibile missione di sparire in un’enorme città dove una larga gamma di desideri, inclusi quelli ai limiti dell’illegalità, può essere facilmente appagata. Si è affidato alle loro storie non soltanto per l’oggettiva difficoltà di capire realmente i nativi, ma anche perché Bangkok è diventata la città che è proprio in virtù del suo mezzo milione di viaggiatori, esiliati e autoemarginati occidentali. I farang che la abitano ne hanno fatto un posto ibrido, che appartiene tanto ai thailandesi quanto agli occidentali. Due città in una che non sempre coincidono ma che comunque si fondono».
Los Angeles e Isole Eolie – Chiara Barzini, Terremoto (Mondadori, 2017)
trad. Francesco Pacifico
Una parte del romanzo di Chiara Barzini, pubblicato prima in inglese e poi in italiano, è dedicata alla lunga vacanza in una delle Isole Eolie della protagonista Eugenia, adolescente sradicata da Roma e costretta a seguire la sua sgangherata famiglia di aspiranti registi a Los Angeles. Il periodo estivo sull’isola, che a giudicare dai particolari sembrerebbe Alicudi, sottolinea il contrasto tra la vita aspra dell’Italia rurale, tra superstizioni, dialetto siciliano, animali moribondi e una violenza atavica e ottusa, alla Los Angeles dei centri commerciali, dei discount, dei metal detector all’ingresso delle scuole e un tipo di violenza che, alla fine dei conti, non è forse poi così diverso. Denso di avvenimenti e descrizioni vivide – della natura delle Eolie, ma anche di quella americana: il deserto, i canyon, gli eucalipti, le zone boschive di Topanga, l’aria di Los Angeles, permeata da quello che Barzini definisce “il luminoso invisibile” – Terremoto segue le collisioni di tante realtà diverse tra loro, che riescono a trovare un punto di equilibrio soltanto doppo una scossa, metaforica e reale.
Pechino – Geoff Dyer, Sabbie bianche (Il Saggiatore, 2017)
trad. Katia Bagnoli
Non è un romanzo né una raccolta di racconti. Non è nemmeno un diario di viaggio o una collezione di articoli di viaggi. Sabbie bianche è un libro costruito in modo insolito, una guida ideale della contemporaneità che racconta il mondo globale e la sua accessibilità rispecchiando anche un senso di spaesamento e sospensione, banalità e malinconia. La Polinesia, lo Utah, White Sands nel New Mexico, la California (Los Angeles, le case di Adorno e di Thomas Mann), Pechino, raccontati da uno dei migliori scrittori britannici, che qui diventa un “turista della delusione“. È forse il frammento dedicato all’ultimo giorno nella capitale della Cina uno degli scorci più intensi: le corti interne grandi come campi di calcio della Città Proibita, l’inquinamento che scende scuro e solido dal cielo, le masse umane che riempiono lo spazio. E poi l’incontro con Li, una guida cinese che con il suo fascino enigmatico diventa una sorta di personificazione della città.
Mosca – Rachel Polonsky, La lanterna magica di Molotov (Adelphi, 2014)
trad. Valentina Parisi
Rachel Polonsky, universitaria inglese, intraprende un ambizioso viaggio nella Russia pre e post Sovietica, soffermandosi sugli anni tumultuosi della Rivoluzione d’Ottobre e sulle tragiche degli scrittori russi vissuti in quel periodo. Da Mosca, in tutte le sue metaforfosi, al Volga alla Siberia, e a partire da una serie di coincidenze autobiografiche (scopre per caso di abitare nello stesso palazzo di Viatcheslav Molotov, oscuro personaggio e braccio destro di Stalin ) Polonsky ricostruisce storie di vite e di luoghi, riunendo gli eroi di una generazione: Cvetaeva, Achmatova, Babel’, Pasternak e Mandel’štam tra gli altri. «Guardare a ritroso nel passato è come assistere allo spettacolo di una lanterna magica», scrive l’autrice, continuando con una citazione dell’Achmatova: «La memoria è strutturata a guisa di proiettore, illumina singoli momenti lasciando tutt’intorno un’oscurità invincibile». La lanterna magica, trovata nello studio di Molotov, diviene così il simbolo che accompagna questo pellegrinaggio nella storia della Russia, raccontato attraverso un doppio viaggio, nei libri e sulla terra.
New York – Olivia Laing, Città sola (Il Saggiatore,2018)
trad. Francesca Mastruzzo
In Città sola Olivia Laing racconta di un lungo periodo di isolamento vissuto a New York, città raggiunta per amore dove si ritrova improvvisamente sola, senza un compagno, né famiglia né amici. Il suo libro è un memoir soltanto in minima parte, perché descrive soprattutto le vite e le opere di altri artisti, da Andy Warhol a Edward Hopper, tutti accomunati dal fatto di aver vissuto a New York e aver indagato il tema della solitudine e dell’emarginazione. Ostile eppure irresistibile, la metropoli descritta da Laing è un luogo inafferrabile, da percorrere a piedi per chilometri e chilometri alla disperata ricerca di punti di riferimento, proprio come fanno gli artisti raccontati nel libro. Tra le tante storie spicca per intensità e bellezza quella di David Wojnarowicz, artista e attivista morto di Aids a soli 37 anni, ccelebrato proprio quest’anno con una grande retrospettiva al Whitney Museum.