Un tempo animato da uno spirito bastiancontrario, dalla vittoria di Bob Dylan nel 2016 il premio è diventato quasi pop. E la lista dei possibili vincitori di quest'anno (scopriremo chi ha vinto domani) ne è la conferma.
Anche quest’anno, il solito Tommaso Debenedetti ha diffuso la solita fake news sull’improvvisa morte del vincitore del Nobel per la Letteratura
L'autodefinitosi «campione italiano della menzogna» prosegue così la sua lunga striscia di bufale a tema letterario, stavolta la vittima è László Krasznahorkai.

Il nuovo Nobel per la letteratura, László Krasznahorkai, è morto. Così è stato scritto, o meglio, inventato, dal solito Tommaso Debenedetti, in un post X diffuso dall’account @MagvetoHu. L’ex giornalista ha quindi pubblicato la fake news, per poi sparire, tutto secondo il copione. Per ammissione dello stesso Debenedetti, la fake news sull’improvvisa morte del neo Premio Nobel per la Letteratura, e di grandi scrittori e scrittrici in generale, è ormai un format, un’abitudine, quasi una tradizione.
Nel 2020 toccò a Milan Kundera, la cui triste e falsa dipartita fu data tramite un falso account di Petr Drulák, ex ambasciatore ceco in Francia. Poi nel 2022 è stata la volta di Kazuo Ishiguro, di cui scoprimmo la morte su un profilo, ovviamente falso, dell’editore Faber and Faber. Nel 2022 Debenedetti creò l’ennesimo falso profilo per annunciare al mondo la morte di Papa Benedetto XVI. Nell’ottobre del 2023 fece la stessa con Amartya Sen (“ucciso” tramite un fake account della collega, di Sen, non di Debenedetti, economista Claudia Goldin). Nel 2024 crea un profilo falso di Han Kang, dal quale twitta in anticipo i ringraziamenti della scrittrice per aver vinto il Nobel per la Letteratura: un’ora dopo Kang vince davvero il Nobel per la Letteratura, lui cancella post e profilo, non prima però di essersi goduto gli oltre 30 mila repost e i più di 70 mila like. Nel giugno del 2025 fu la volta della notizia fortemente esagerata della morte di Elfriede Jelinek, drammaturga, scrittrice e vincitrice del premio Nobel nel 2024. E arriviamo così a oggi, alla notizia falsa che tutti aspettavano, cioè quella della morte di Krasznahorkai, che invece sta benissimo, per fortuna.
Debenedetti diventa “famoso” nel 2000, quando pubblica la su prima “intervista impossibile” attribuita a Gore Vidal. Il pezzo viene pubblicato da la Nazione, il Giorno e da il Resto del Carlino. In quegli anni, firma decine di altre interviste inventate a scrittori quali John Grisham, Philip Roth, José Saramago. Ma non si limita al mondo della letteratura, tra gli “intervistati” ci sono l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, Mikahil Gorbachev e pure il Dalai Lama. Il primo scandalo scoppia nel 2010, quando un articolo del New Yorker rivela come la sua intervista a Philip Roth, pubblicata su Libero, fosse completamente inventata: da “famoso”, Debenedetti diventa così famigerato. Roth stesso smentisce le frasi riportate. Nello stesso anno, Debenedetti in una intervista a El País dichiara: «Mi piace essere il campione italiano della menzogna. Credo di aver inventato un nuovo genere». E nell’intervista aggiunge che spera di pubblicare nuovi falsi, raccoglierli in un libro «naturalmente, con una prefazione di Philip Roth».

Si trovano in vendita sulle piattaforme di foto stock, costano poco, non danno problemi di licenza né di consenso: è per questo che sono sempre più diffuse.