Il Nobel per la letteratura non è più il premio per gli scrittori sconosciuti

Un tempo animato da uno spirito bastiancontrario, dalla vittoria di Bob Dylan nel 2016 il premio è diventato quasi pop. E la lista dei possibili vincitori di quest'anno (scopriremo chi ha vinto domani) ne è la conferma.

08 Ottobre 2025

Appaiono lontanissimi i tempi in cui per capire chi aveva appena ricevuto il premio Nobel per la letteratura bisognava correre su Google. La reazione sbigottita di Antonio Scurati, davanti alla vittoria dello scrittore cinese Mo Yan del 2012, ormai ha perso il colore della provocazione e della gaffe, e si rivela come il reperto di un’epoca esaurita: Scurati sosteneva che fossero più provinciali i membri dell’Accademia di Svezia a premiare Mo Yan di chi ne ignorava l’esistenza. Visto con gli occhi di oggi, Scurati pare esprimere un umore collettivo. Si aveva la sensazione che nell’assegnare il premio, l’Accademia fosse animata da uno spirito bastiancontrario, che godeva nel lasciare tutti di sasso, selezionando autori di nicchia preferendoli a grandi nomi già presenti nelle storie letterarie di tutto il mondo.

Gli scontenti di questa tendenza, per anni, si sono riuniti intorno a un nome, diventato l’emblema della delusione generale: Philip Roth. Ogni nuovo annuncio del Nobel era visto come una ulteriore pugnalata allo scrittore americano, eterno sconfitto, eterno gigante scalzato da poeti marginali e dissidenti. Questa percezione è radicalmente cambiata: oggi non bisogna più aprire Google per capire chi ha ricevuto il premio, si fa prima ad accedere a un social network per trovare migliaia di fan in delirio che postano scaffali gonfi dell’opera completa del loro autore del cuore finalmente incoronato.

Il giorno della vittoria di Annie Ernaux, nel 2022, è un tripudio, felicità, cuori, lacrime, finalmente si riscontra piena sintonia tra i gusti degli accademici svedesi e il proprio comodino. Quando Kazuo Ishiguro nel 2017 diventa ufficialmente immortale è già un autore di bestseller, non solo i suoi libri sono tradotti in molte lingue ma ci sono addirittura film celebri tratti dai suoi libri, come Quel che resta del giorno e Non lasciarmi. Si arriva così all’anno scorso. Con la vittoria di Han Kang, in Italia pubblicata da Adelphi, nessuno può confessare di non conoscerla. Quando vince il Nobel, Han Kang ha già vinto un premio importante, il Man Booker International Prize del 2016, che le ha dato visibilità a livello mondiale. In più è una scrittrice di libri accessibili, emozionanti, di una profondità raggiunta senza il desiderio di dare le spalle alle masse e rivolgersi a pochi eletti.

Se si dovesse trovare una data simbolica per indicare il momento in cui è girato il vento del Nobel letterario, bisognerebbe tornare all’edizione del 2016, con l’assegnazione a Bob Dylan. Quella sterzata pop appare uno di quegli avvenimenti dai quali non si può più tornare completamente indietro. Anche a scorrere le liste di scrittrici e scrittori che secondo i bookmaker hanno più possibilità di ricevere il riconoscimento giovedì 9 ottobre 2025 non si viene più presi dall’angoscia del vuoto, dalla perplessità, dallo sconcerto dell’ignoranza.

Uno dei nomi possibili è Haruki Murakami, autore amatissimo e tanto letto, compaiono poi László Krasznahorkai e Mircea Cartarescu, non divinità da ombrellone, ma conosciuti da tutti quelli che si occupano di letteratura a livello mondiale, a loro modo, scrittori di culto. Il nome più noto, tra i possibili, è forse Salman Rushdie, icona dello scrittore scomodo e assediato ma anche star di fama mondiale, insieme a un’altra icona, Thomas Pynchon, mostro sacro americano e auto recluso da decenni, la cui vittoria potrebbe addirittura rimarginare la ferita aperta per tutti gli scrittori americani morti senza Nobel, come Cormac McCarthy e il solito Philip Roth. Scorrendo l’elenco dei possibili, ma con poche chance di farcela veramente, si incontrano nomi così popolari che anni fa ci si sarebbe stupiti anche solo a vederli comparire: Stephen King, Isabel Allende e J.K.Rowling. E in fondo, se ha vinto Bob Dylan, perché Harry Potter deve restare fuori?

In Italia l’ultimo vincitore è Dario Fo nel 1997. Si era allora in piena fase delle vittorie del Nobel intese come pretesto per accendere un faro su un genere letterario considerato minore, vittorie come asilo politico per autori e autrici rifugiati e disconosciuti nel loro Paese, vittorie come sostegno a ideali da diffondere. Era giusto premiare autori di lingue e letterature poco tradotte? Era giusto, ma ora tutti questi elementi sembrano avere un peso diverso nella selezione dei candidati. C’è un solo italiano che da anni circola tra i nomi degli scommettitori, Claudio Magris. È davvero poco probabile, ma sarebbe un’altra occasione per festeggiare.

Un’intervista con Han Kang

Dai nostri archivi, una conversazione con la scrittrice, all'epoca vincitrice a sorpresa del Man Booker International Prize con La vegetariana e adesso neo premio Nobel per la letteratura.

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