Cose che succedono | Ambiente

Gli attivisti di Just Stop Oil hanno detto che inizieranno a sfregiare i quadri se sarà necessario

Finora, se una critica si può fare agli attivisti di Just Stop Oil è che nelle loro proteste plateali hanno sprecato moltissima zuppa di verdure che poteva essere destinata al sostentamento di uno o più esseri umani. Ma lo spreco di cibo, hanno spiegato gli attivisti, è un male necessario e minore di fronte all’inevitabile e apocalittica prospettiva della crisi climatica. Male necessario e minore è anche l’imbrattamento delle teche di vetro che proteggono i capolavori dell’arte pittorica mondiale che gli attivisti usano come strumento di sensibilizzazione sulla questione ambientale: in ogni protesta, i ragazzi e le ragazze di Just Stop Oil si sono sempre preoccupati di non danneggiare i quadri. Questa politica di non danneggiamento, però, potrebbe presto cambiare se il dibattito sulla crisi climatica dovesse proseguire com’è proseguito: il portavoce del movimento Alex De Koning, infatti, ha rivelato a Sky News che gli attivisti di Just Stop Oil sono disposti a iniziare a sfregiare i quadri se l’estremo gesto dovesse diventare necessario a far passare il loro messaggio.

Il modello, ha detto De Koning, potrebbero diventare le suffragette che, negli anni delle proteste per far ottenere a tutte le donne il diritto di voto, sfregiavano i quadri. Per esempio: nel 1914 Mary Richardson sfregiò “Venere e Cupido” di Diego Velazquez per protestare contro l’arresto di Emmeline Pankhurst. Poco dopo, sempre nel 1914, Anne Hunt “tagliò” il ritratto di Thomas Carlyle alla National Portrait Gallery di Londra. «Se dovesse essere necessario, trarremo ispirazione da movimenti di successo del passato e faremo tutto quello che sarà necessario. Se, sfortunatamente, è a questo che dovremo arrivare, allora è questo che, pur con dispiacere, faremo. Stiamo combattendo per la nostra sopravvivenza, perché dovremmo limitarci?», ha spiegato De Koning. Il portavoce di Just Stop Oil ha poi proseguito dicendo che gli attivisti non si faranno intimidire dal rischio di finire in galera perché «almeno in galera ti sono garantiti tre pasti al giorno, un tetto sopra la testa e dell’acqua. Tra vent’anni, questa cosa potrebbe essere negata a milioni di persone».

De Koning ha anche precisato che, sebbene gli attivisti sono disposti a pagare tutte le conseguenze delle loro azioni, non si considereranno mai dei criminali. Certo, danneggiare o distruggere un’opera d’arte è un gesto terribile «che non vogliamo fare», ha detto, ma il comportamento criminale, in realtà, «è quello dei governi». L’immobilismo dei governi del mondo, secondo De Koning, rende ipocrita la preoccupazione per lo stato di conservazione di queste opere d’arte. A causa della crisi climatica «milioni di persone moriranno e non potranno godere di quelle opere d’arte. Non avremo nemmeno un pianeta abitabile in cui quei quadri potranno essere conservati e noi potremo vivere».