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03:08 lunedì 3 novembre 2025
La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania
A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.
Dopo 30 anni di lavori e un miliardo di investimenti, è stato finalmente inaugurato il nuovo, gigantesco museo egizio di Giza Sarà il museo più grande del mondo dedicato a una singola civiltà e punta a rilanciare il turismo in crisi in Egitto.
Le dimensioni del massacro in Sudan sono visibili nelle immagini satellitari Il Paese è devastato dal 2023 da una sanguinosa guerra civile su base etnica scatenata dalle Forze di Supporto Rapido (RSF).
Il colpo più duro all’ex principe Andrea non è stata la revoca del titolo, ma il linguaggio usato nel comunicato ufficiale Gli esperti sono rimasti scioccati dal linguaggio “brutale” utilizzato da Buckingham Palace per annunciare che Andrea non sarà più principe.
L’operazione anti narcos a Rio de Janeiro è stata la più sanguinosa nella storia della città 2.500 agenti delle forze speciali brasiliane hanno attaccato il noto gruppo di narcotrafficanti Commando rosso, provocando 138 morti.
La quarta stagione di The White Lotus sarà ambientata tra Parigi e la Costa Azzurra Saltato l’accordo commerciale con la catena di hotel Four Seasons, HBO sta cercando hotel di lusso vista Senna come set della nuova stagione.
Robert Pattinson ha deciso di diventare un cantante e avrebbe già pronto il suo primo album Un’ambizione che coltivava sin dai tempi di Twilight: due brani della colonna sonora del film li cantava lui.

Jason Priestley: a memoir

A quasi quindici anni dalla fine dello show, assistiamo all'ondata di autobiografie dei protagonisti di Beverly Hills 90210. L'ultima è quella di colui che abbiamo imparato a conoscere come Brandon, forse ancora il bravo ragazzo di allora.

30 Maggio 2014

L’impazzare del trend anni Novanta già ci suggeriva che sarebbero tornati, in qualche modo. E sono di nuovo qui tra noi, su Twitter, trasfigurati in esistenze normcore, i protagonisti di Beverly Hills 90210. La serie che ha nobilitato lo zip code: non più o non solo serie numerica imbastita da oscure macchine postali, ma anche logo, marchio di uno status socioculturale. La prima a riproporsi sulla scena mediale era stata Donna (Tori Spelling) con Spelling it like it is, poi Kelly (Jennifer Garth) con il titolo ironico Deep thoughts from a Hollywood blonde, a marzo 2014, seguita da Jason Priestley, Brandon Walsh nella serie, con un’autobiografia che s’intitola Jason Priestley: a memoir. Sugli scaffali della Gran Bretagna dal 22 maggio, mentre in Italia ancora non si sa. Sembra di assistere alla disseminazione in bestseller di Quarto Potere, con la serie televisiva nel ruolo della slitta.

Questi memoir ci raccontano, con ritardo e incongruenze varie, i retroscena, il set, la verità vera che si nasconde dietro una serie andata in onda quando il backstage non era un genere codificato. Jennifer Garth confessa che essere bionda ha rappresentato una benedizione e una maledizione insieme, fino a diventare – la blondeness – parte della sua stessa identità. Nel capitolo Down on the farm si definisce una persona normale tra virgolette, ma i titoli dei capitoli giustificano da soli l’acquisto: si passa da Leaving Arizona, Kelly and Dylan forever, a Housekeeping e il dadaista Zen and the makeup chair. Il che conferma che le migliori menti contemporanee fanno i ghostwriter.

Jennifer Garth confessa che essere bionda ha rappresentato una benedizione e una maledizione insieme, fino a diventare – la blondeness – parte della sua stessa identità.

L’autobiografia di Jason Priestley, negli stralci pubblicati da US Weekly, oltre a confermare l’immagine di una Brenda ribelle, che si lamenta per un pick-up in taxi mentre lei aspettava la limousine, ci svela alcuni dettagli succulenti di quando lui e Brad Pitt erano coinquilini a Los Angeles. Pare facessero a gara a chi resisteva più tempo senza lavarsi né radersi. L’incantesimo puzzolente si rompeva puntuale ogni volta che Brad doveva recarsi a un provino.

La pubblicazione ha destato un vespaio di chiocciole dirette all’account @Jason_Priestley. C’è chi gli chiede se si tratta del primo capitolo di una trilogia, chi dichiara di averlo letto in soli cinque, addirittura tre, giorni, chi esprime il desiderio di usarlo come lettura da comodino a Cannes. L’operazione rivela tutta la nostalgia che attanaglia la generazione dei nati negli Ottanta, ma anche la strategia di marketing volta ad ampliare il mercato della serie alle nuove generazioni. Per proporgli, perché no, anche il guardaroba fatto di maglioncini traforati, nodi alla camicetta sull’ombelico di fuori e le gonne con i volants, a fiori, t-shirt monocolore manica corta con risvolto – un trend rilanciato di recente al Festival di Cannes dal divo Ryan Gosling, anche lui canadese – su corpi in formissima senza capire bene come. In pratica gli anni ottanta senza le spalline.

Tra questi corpi quello di Brandon non era nemmeno il più aitante. Basso, acconciatura strutturata e un look rassicurante da ribelle, la voce dell’Anthony di Candy Candy – doppiato da Marco Guadagno – si era integrato a meraviglia nella high society, dopo essere arrivato dal freddo Minnesota, grazie alla solidità e al pragmatismo della classe media da cui proveniva. E infatti non sposerà mai Kelly Taylor e al quarto episodio della nona stagione lascerà la California per un lavoro da giornalista al Washington Bureau del New York Chronicle. Una mossa da ragazzo serio, con la testa sulle spalle. Del resto è l’unico a passare dietro la macchina da presa per la direzione di alcuni episodi, tra cui due iconici: quello in cui la moglie di Dylan muore e un altro in cui Donna Martin perde la verginità. Dell’ultimo rimangono impresse le candele, candele ovunque, quando in realtà si trattava di un candelabro spostato di volta in volta.

Una mossa da ragazzo serio, con la testa sulle spalle. Del resto è l’unico a passare dietro la macchina da presa per la direzione di alcuni episodi, tra cui due iconici.

Nel 2011 finisce per dirigere la sua nemesi, Luke Perry, in Goodnight for Justice, un western televisivo andato in onda su Hallmark Movie Channel. Il libro non ha mancato di suscitare la reazione di Shannen Doherty, che su Twitter ha scritto: «Memoirs are so funny. The truth is rarely told, after all, they are trying to sell a book». Chissà che i personaggi non siano di nuovo in cerca d’autore. Nell’attesa c’è sempre il Tumblr 90210, Stupid!!!, che raccoglie le battute migliori della serie.

Nell’immagine: Jason Priestley in una foto nostalgica.

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