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In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Indossate vestiti idonei

Felpa nera, zucchetto di lana: l'Alemanno spalatore non ha convinto. Ma ci sono precedenti, anche in Usa

09 Febbraio 2012

“Indossate vestiti idonei: sciarpa, guanti, cappello ed un caldo soprabito, sono ottimi ausili contro il freddo”. Scopro soltanto grazie a L’Unità l’esistenza di questo bizzarro decalogo antifreddo (Scaldaitalia, ci scherzano sopra) apparso sulla pagina internet della Presidenza del Consiglio. Utilissimo. Abbastanza. Insomma. Comunque ingiustamente poco notato. Per il fine settimana è prevista altra neve a Roma e l’idea del soprabito – parola adeguatissima allo stile sobrio del governo, un po’ da vecchie zie – mi fa sorridere. Soprattutto per la sua sottile perfidia.

C’è un legame strettissimo tra l’abbigliamento adottato dai politici intervistati sul campo durante le emergenze metereologiche e i disastri in generale, e i disastri di immagine dei politici medesimi. Mettiamola così. Se nevicasse copiosamente e un signore banalmente in soprabito, sciarpa e cappello – il sindaco della città – comparisse in televisione a spiegare quel che succede, quel che ha fatto e quel che è riuscito a fare, e a chiedere blandamente scusa ai cittadini per gli eventuali disagi patiti, non ci sarebbe nient’altro da aggiungere.

Se invece quel signore fosse il sindaco Gianni Alemanno e avesse addosso un pile nero supertecnico della Montura (devo questa informazione al mio amico Ciacco, ma per ore venerdì scorso ho pensato come tanti e me ne scuso che quel simboletto a croce sul petto fosse roba da Casa Pound o di qualche altra Vandea), e sopra il pile un giubbotto North Face, e sulla testa uno zucchetto di lana nero (quello proprio fascio vintage, sì), e tra le mani una pala, prima ancora di ascoltare cosa dice penserei due cose: 1. qualcuno, molto seriamente, un addetto all’immagine, ha consigliato il sindaco sull’outfit (difatti per tre giorni e venti apparizioni tv Alemanno, solitamente incravattato di nero, non si è mai cambiato d’abito) 2. dalla Storia non si impara niente.

Michael Brown, direttore della Protezione Civile americana – la Fema – ai tempi dell’uragano Katrina, venne sbeffeggiato per via delle mail scambiate con la sua segretaria dopo le sue apparizioni televisive nei primi giorni del disastro, scovate da una commissione di inchiesta e rese pubbliche da un deputato. In una di queste mail Brown chiedeva: «Cravatta o no stasera? Camicia blu coi bottoncini?». In un’altra la segretaria lo rimproverava: «Per favore arrotolati le maniche della camicia. Anche il Presidente se l’è arrotolate fin sopra il gomito, e in tv devi far vedere che stai lavorando duramente!». Terza mail, la segretaria: «Stasera avevi un aspetto favoloso». Brown: «Se mi vedessi adesso con la mia bella divisa della Protezione Civile, ti verrebbe da vomitare. Sono un dio della moda».

«Brown, hai fatto un cavolo di lavoro», gli disse Bush prima che potesse rendersi conto il cavolo di disastro che era capitato a New Orleans. Alla fine, Brown dette le dimissioni. E successivamente Bush fece altri discorsi in maniche di camicia, ma i Repubblicani persero comunque le elezioni. Perché, che tu indossi maglione o camicia, pile o maniche rimboccate, c’è un limite a tutto. Almeno spero.

Può interessare ricordare che perse le elezioni nel 1985 anche il sindaco di Roma della penultima grande nevicata sulla città. Si chiamava Ugo Vetere, era del Pci, terzo sindaco comunista della capitale dopo lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan e il rude e amatissimo Luigi Petroselli. Non garantisco sulla memoria, ma in quei giorni di polemiche e tregenda (moderata, anche divertente al limite), non troppo dissimili da oggi, Vetere apparve in pubblico con un pesante montone e forse dei moon boot.

No, insomma, moon-boot non credo proprio. Ma io me lo ricordo così. Moon-boot simbolici diciamo allora, l’attrezzo vanziniano della comica inadeguatezza dei romani alla neve. Che poi sono come il pile Montura di Alemanno. Trenta centimetri di neve mica sono tre metri. Ed è così che mi sono trovato a rovistare dentro il facebook del leghista Castelli, che scrive sempre a proposito di Alemanno: «Devo dire da appassionato alpinista che gli ho invidiato il bellissimo maglione indossato in tv di una nota casa di abbigliamento tecnico che fornisce tra l’altro il Soccorso Alpino. Maglione che peraltro a Roma è apparso decisamente fuori luogo. È ovvio che al nord siamo più  preparati e attrezzati».

Riassumendo. Alemanno, come si sa, se l’è presa prima con i bollettini meteo, poi con la Protezione Civile, quindi con i nordisti in generale, e pure con quelli che lavorano contro le Olimpiadi a Roma. Travolto dall’ansia, bersagliato dai falsi account twitter che diffondevano amene cazzate a suo nome, incalzato dai suoi spin doctor – i fratelli Crespi, ex sondaggisti bancarottieri di Berlusconi con il traguardo delle elezioni comunali 2013 davanti a sé, sempre più in salita. Simbolo vivente dell’ottovolante che è la comunicazione politica di questi tempi. Quanto danno ha fatto al sindaco la fotografia in mezzo a due belle ragazze scattata a piazza del Popolo la sera della nevicata, circolata un po’ ovunque su facebook? Più o meno danno delle fotografie nelle quali accanto ai militari spala la neve alla periferia estrema di Roma? Chi lo sa. Ricordate l’effetto Pisapia? Ci sarà anche un effetto Alemanno?

E l’ombra del Duce? Qui la citazione giusta non è quella di Mussolini che si toglie la divisa, impugna il piccone e piccona. No, qui la citazione è più livida. Dal diario di Galeazzo Ciano: «24 Dicembre 1940. Nevica. Il Duce guarda fuori dalla finestra ed è contento che nevichi. “Questa neve e questo freddo vanno benissimo – dice – così muoiono le mezze cartucce e si migliora questa mediocre razza italiana».

Wow. E ora vado subito a cercare un soprabito nell’armadio.

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