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Trieste è piena di turisti delle crociere che non possono attraccare a Venezia e quindi li scaricano a Trieste Le persone fanno un giro in città e poi prendono l'autobus. Per Venezia.
I Radiohead hanno annunciato un nuovo tour che farà tappa anche in Italia Arriveranno a Bologna, a novembre. I biglietti saranno disponibili solo registrandosi prima sul sito della band dal 5 al 7 settembre.
Alla grande parata militare di Xi Jinping in Cina hanno partecipato anche dei soldati-lupi-robot Hanno sostituito i loro predecessori, i cani-robot, che evidentemente non hanno soddisfatto i generali cinesi.
Shein ha usato un modello AI uguale a Luigi Mangione in una pubblicità ma ha dovuto rimuoverla subito È durata poco, molto poco, la prima volta di Luigi Mangione come testimonial di una multinazionale (a sua insaputa).
Sulla Global Sumud Flotilla c’è anche la scrittrice Naoise Dolan «Qualunque cosa accada sulla barca non potrà causarmi più disperazione di quanta ne provocherebbe il non fare nulla», ha detto.
Chloe Malle è la nuova direttrice di Vogue Us Figlia dell'attrice Candice Bergen e del regista francese Louis Malle, dal 2023 era direttrice del sito di Vogue, dove lavora da 14 anni.
Anche la più importante associazione di studiosi del genocidio del mondo dice che quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio L'International Association of Genocide Scholars ha pubblicato una risoluzione in cui condanna apertamente Israele.
La standing ovation più lunga di Venezia l’ha presa The Rock Per il suo ruolo in The Smashing Machine, il biopic sul lottatore Mark Kerr diretto da Benny Safdie.

Il signore dei giornali

A tre giorni dalla scomparsa di Erik Izraelewicz, un ricordo del direttore del Monde, che aveva capito quanto vale la carta negli anni del web.

30 Novembre 2012

È morto tre giorni fa “sul campo”, per un attacco cardiaco mentre si trovava in redazione, il direttore del Monde Erik Izraelewicz. Cinquantotto anni, figura molto rispettata in Francia, Izraelewicz era soprattutto un economista e un leader di giornali: nel 1985 aveva creato La Tribune, uno dei due fogli economici insieme a Les Echos (che pure diresse) e dal 1986 al Monde aveva fatto una veloce carriera, da caposervizio a corrispondente da New York e poi caporedattore centrale nel 2000. In quell’anno aveva lasciato per andare appunto a Les Echos (il Sole 24 Ore francese), per abbandonarlo otto anni dopo con l’acquisizione (molto) ostile del quotidiano da parte del ras del lusso Bernard Arnault: alle consuete rassicurazioni di non ingerenza della nuova proprietà, Izraelewicz oppose le meno consuete dimissioni, dopo una “battaglia omerica” come hanno riconosciuto nei giorni scorsi i suoi colleghi del Monde, per preservare l’indipendenza del quotidiano voluto da De Gaulle.

Tornò quindi alla Tribune, e poi nel 2011 arrivò la chiamata per salvare il Monde. Dal febbraio scorso infatti gli viene affidata la direzione da un terzetto eterodosso di imprenditori che stanno cercando di risollevare il giornale: il banchiere hipster della gauche, Matthieu Pigasse, il nuovo boss delle tlc Xavier Niel e l’ex partner di Saint Laurent, Pierre Bergé. Terzetto su cui molto si è scritto (anche qui su Studio) e che effettivamente ha raggiunto l’obiettivo grazie a una cura abbastanza drastica. I risultati li aveva descritti proprio Izraelewicz dieci giorni fa in un fondo firmato sul suo giornale insieme al d.g. Louis Dreyfus, e che adesso vale da testamento.

«Il giornale cartaceo ha un futuro» scriveva il direttore, e questa già sarebbe una notizia, «a patto che sappia trasformarsi». La ricetta di Izraelewicz riguardava il prodotto: «Uno sfoglio più semplice, supplementi rinnovati; un Monde Weekend (l’inserto del venerdì) rinforzato, con quattro Cahier periodici, e un magazine (M), reinventato, oltre alla creazione di un dorso Economia e impresa». Ma oltre alla qualità dei contenuti (che nei settant’anni di vita del quotidiano non è mai venuta meno), Izraelewicz aveva affiancato una rivoluzione sul fronte della produzione. A parte l’affondo sul digitale, molto è stato fatto sul processo di stampa: vero tasto dolente del quotidiano, con un sistema antiquato e ipersindacalizzato, per cui ad ogni computer introdotto bisognava assumere quattro operai; e costi del 40% superiori alla media europea.

In particolare al Monde le tipografie (anzi la tipografia, l’unica in attività, a Ivry Sur Seine, nel sudest della città) perdevano da sole 3 milioni di euro l’anno. Adesso, invece, la razionalizzazione. «Dal 25 ottobre» scrive Izraelewicz «si stampa anche a Tolosa, negli impianti della Dépêche du Midi», quotidiano locale; e «dal 20 novembre anche a Montpellier, nelle rotative del Midi Libre». E ancora, «da qui alla fine dell’anno altri impianti verranno utilizzati, per completare la nostra copertura del territorio», pronosticava. La multiproprietà delle stamperie (a cui guardano molti quotidiani non solo francesi) non serve infatti solo ad abbassare i costi ma anche a rendere il quotidiano disponibile fuori dall’Île de France «perché vogliamo che il Monde sia tutto a colori e in tutte le città francesi fin dal primo pomeriggio», e non il giorno dopo, come avvenuto finora. I risultati di questa cura sono un giornale rafforzato, con 300 mila copie vendute al giorno e, come confermò qualche mese fa Matthieu Pigasse a Studio, 2 milioni di euro all’anno di utili. Non male come eredità, soprattutto se si pensa ai destini paralleli di testate come France-Soir, Le Matin, la stessa Tribune: tutte malinconicamente scomparse dalle edicole, o seppellite solo onorificamente sul web.

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