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Dopo più di 100 anni di attesa, la Senna è stata balneabile soltanto per un giorno Nei tre punti balneabili del fiume è già stata issata di nuovo la bandiera rossa. Stavolta, però, la colpa è della pioggia.
Una ricerca conferma che l’estate in Europa ormai dura quasi sei mesi  Un ricerca evidenzia come, da Atene a Terana, l’ondata di colore associata all’estate duri oltre duecento giorni l’anno. 
Si è scoperto che le compagnie low cost premiano i dipendenti degli aeroporti più bravi a trovare i bagagli a mano troppo grandi In un’email pubblicata dal Guardian si legge di un premio di una sterlina per ogni bagaglio extra large denunciato.
Un ragazzo ha chiesto al Papa di autografargli una carta dei Pokémon e il Papa gliel’ha autografata Il ragazzo ha ovviamente scelto quella raffigurante Popplio, il cui nome inglese ricorda proprio la parola Pope.
C’è un nuovo problema con l’Odissea di Nolan: l’accento americano degli attori Nel primo teaser del film Tom Holland e gli altri attori utilizzano una marcata cadenza americana, particolare che ha indispettito molti fan.
Le acque del mar Mediterraneo ormai sono così calde che nelle mappe satellitari appaiono arancioni L’agenzia spaziale europea ha pubblicato delle mappe impressionanti in cui si vede che in certe zone la temperatura dell'acqua arriva quasi a 30 gradi.
La Grazia, il nuovo film di Paolo Sorrentino, aprirà la Mostra del cinema di Venezia Protagonisti Toni Servillo e Anna Ferzetti, il film sarà in concorso e punterà a vincere il Leone d'Oro.
È morto Michael Madsen, uno degli ultimi cattivi di Hollywood Stroncato da un infarto a 67 anni, è ricordato dal pubblico soprattutto per i cattivi interpretati nell’universo tarantiniano.

Perché l’Iran si è innamorato di House of Cards

21 Ottobre 2016

«All’Iran stanno piacendo le nostre elezioni presidenziali», titola il pezzo di Robin Wright sul New Yorker che analizza come il Paese degli ayatollah sta apprezzando – si direbbe sorprendentemente – House of Cards, la serie Netflix in cui Kevin Spacey interpreta il machiavellico politico Frank Underwood. Lo show, il cui titolo tradotto in farsi è Khaneh Poushaly (“Castello di paglia”), ha di recente debuttato sulla tv di Stato iraniana, andando in onda ogni sera per due settimane e conquistando lodi imprevedibili da parte dei più fedeli a Khamenei.

hsMashreg, un sito strettamente legato alle Guardie della rivoluzione islamica, il corpo dei pasdaran istituito dopo la rivoluzione del ’79, ha esaltato la serie prodotta da Beau Willimon: «House of Cards ha sapientemente mostrato l’inganno della complessa sfera politica della progredita società americana, così come il tradimento, la sete di potere, le promiscuità e i crimini che si celano dietro coloro che guidano il Paese». Naturalmente la stessa messa in onda della serie è eloquente: l’ente che controlla i palinsesti televisivi dell’Iran è presieduto da una persona nominata direttamente dalla Guida suprema Ali Khamenei.

L’attenzione dei media iraniani ad House of Cards è lo specchio di quella accordata alle presidenziali: per la prima volta la tv iraniana ha mandato in onda in diretta un dibattito tra candidati alla Casa Bianca, quello del 9 ottobre in cui Trump ha dovuto misurarsi con la diffusione della registrazione in cui si vantava di molestare le donne. Per l’establishment iraniano queste elezioni sono un’occasione per sottolineare l’immoralità che, secondo la loro propaganda, contraddistingue il “Grande Satana” americano: il mattino dopo la pubblicazione della conversazione di Trump con l’allora presentatore di Access Hollywood Billy Bush, 19 quotidiani iraniani aprivano con questa storia in prima pagina.

Inoltre, le accuse trumpiane di trovarsi di fronte a una tornata elettorale manipolata a favore della Clinton ha avuto particolare copertura in Iran, probabilmente – spiega il New Yorker – perché all’ayatollah non è andato giù un discorso che Hillary aveva fatto nel 2009, quand’era Segretario di Stato, esprimendosi in toni positivi sul Movimento verde iraniano, l’ondata di proteste nazionali che aveva colpito il Paese mediorientale dopo le elezioni del 2009 (quelle sì, probabilmente segnate da brogli veri).

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