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04:03 martedì 4 novembre 2025
L’attore e regista Jesse Eisenberg ha detto che donerà un rene a un estraneo perché gli va e perché è giusto farlo Non c'è neanche da pensarci, ha detto, spiegando che a dicembre si sottoporrà all'intervento.
A Parigi c’è una mensa per aiutare gli studenti che hanno pochi soldi e pochi amici Si chiama La Cop1ne e propone esclusivamente cucina vegetariana, un menù costa 3 euro.
Il Premier australiano è stato accusato di antisemitismo per aver indossato una maglietta dei Joy Division Una deputata conservatrice l’ha attaccato sostenendo che l’iconica t-shirt con la copertina di Unknown Pleasures sia un simbolo antisemita.
Lo scorso ottobre è stato uno dei mesi con più flop al botteghino nella storia recente del cinema In particolare negli Stati Uniti: era dal 1997 che non si registrava un simile disastro.
La neo premio Nobel per la pace Maria Corina Machado ha detto che l’intervento militare è l’unico modo per mandare via Maduro La leader dell’opposizione venezuelana sembra così approvare l'iniziativa militare presa dall'amministrazione Trump.
Dopo il caso degli accoltellamenti sul treno, in Inghilterra vorrebbero installare nelle stazioni i metal detector come negli aeroporti Ma la ministra dei Trasporti Heidi Alexander ha già fatto sapere che la cosa renderà «un inferno» la vita dei passeggeri.
La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania
A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.

Le newsletter (e i fan) salveranno il giornalismo?

Casey Newton è solo l'ultimo di una lunga lista: mentre i giornali muoiono o tagliano, sempre più giornalisti offrono servizi "in proprio". Ci siamo fatti raccontare come funziona da un giornalista italiano che ci sta provando.

24 Settembre 2020

Sono abbastanza vecchio da ricordarmi di quanto le newsletter erano quel tipo di mail nelle quali cercavi disperatamente “Unsubscribe”, spesso non trovandolo. E invece, nel 2020, sono il futuro del giornalismo, a quanto pare. Il campione di questa trasformazione è un servizio chiamato Substack, fondato nel 2017 da Hamish McKenzie, già autore di Insane Mode, biografia di Elon Musk, con l’assurda pretesa di «rendere possibile a uno scrittore di cominciare una newsletter facendo soldi con gli abbonamenti».

Substack è stato un successo fin da subito, collezionando in pochi anni una manciata di prodotti editoriali indipendenti e in attivo (BIG di Matt Stoller, Exponential View di Azeem Azhar, la gigantesca Sinocism di Bill Bishop e The Dispatch, vero e proprio giornale con tanto di staff) ma questa settimana ha messo a segno un colpo da maestro con l’acquisto di Casey Newton dal sito di tecnologia The Verge. Nel 2017 Newton aveva iniziato una sua newsletter quotidiana, chiamata The Interface, sul rapporto tra potere, politica e piattaforma. Di mercoledì scorso l’annuncio: il progetto si sposterà su Substack con tanto di nuovo nome (non bellissimo): Platformer. Sarà il lavoro a tempo pieno di Newton.

Vi ricordate la blogosfera, quella costellazione di testatine spesso a tema, anche di nicchia ma con seguito notevole, che esistevano prima che le piattaforme riducessero tutto a una manciata di account social? Ci risiamo, solo che il nuovo habitat naturale di questa conversazione è diventato la casella di posta elettronica, al sicuro dai feed, i troll, i ban, gli hater. Un web un po’ meno aperto, ma più godibile.

L’eterna crisi del giornalismo e il costante taglio di posti di lavoro e speranze lavorative ha sicuramente aiutato il fenomeno, rappresentando per molti l’unica, timida luce in fondo al tunnel. Ma al di là delle miserie settoriali, Substack si inserisce nello Zeitgest della “stan culture”, la forma più fedele e appassionata di fan – o lettore/lettrice, in questo caso – disposta persino a PAGARE per seguire il suo beniamino. Riconoscete il meccanismo? È lo stesso di Patreon e OnlyFans, che hanno sconvolto la carriera di molti “creator” – influencer, youtuber e scrittori – spezzando il tabù tutto digitale del chiedere soldi direttamente al pubblico. Le cose, quindi, si pagano. Che novità!

E in Italia? Proprio lo scorso agosto Il Post ha raccontato l’ascesa di Substack citando tre casi editoriali nostrani: Domani, il quotidiano di Carlo De Benedetti, la newsletter femminista gratuita Ghinea e Link Molto Belli di Pietro Minto. Siccome Pietro Minto sono io, ecco la mia esperienza: ho avviato la versione a pagamenti della mia newsletter poco meno di un anno fa, inseguendo quella luce in fondo al tunnel di cui sopra. È stato difficile e a tratti imbarazzante, per quella forma di vergogna cattolica che mi impedisce di chiedere soldi. Col tempo ho imparato: ora credo di aver trovato il mio ritmo, produco più contenuti esclusivi ogni settimana e promuovo senza pudore la versione a pagamento, conscio di non peccare. Come va? Siamo solo agli inizi e per ora non mi lamento, anche se presumo di avere un budget minore di quello di Domani.

Il ritorno all’abbonamento cambierà le cose, nel giornalismo ma non solo: se da un lato i “creator” digitali stanno costruendo nuove importanti relazioni con la propria fan base, dall’altro siamo di fronte a una ridistribuzione dei poteri destinata ad avere effetti profondi nella nostra cultura. La testata, la star, l’infuencer ha fan sempre più fedeli e ossessionati – ma anche più potenti e influenti. Se il web 2.0 ha permesso a chiunque di trasmettere se stesso – traducendo il vecchio slogan di YouTube –, questa nuova fase conclude il processo, dando sempre più potere al pubblico. Un pubblico presente e attivo, pronto a dare la linea ai progetti che lo appassionano.

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