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Per impedire a Netflix di acquisire Warner Bros., Paramount ha chiesto aiuto ad Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi e pure al genero di Trump Lo studio avrebbe chiesto aiuto a tutti, dal governo USA ai Paesi del Golfo, per lanciare la sua controfferta da 108 miliardi di dollari.
Sempre più persone si uniscono agli scream club, cioè dei gruppi in cui invece di andare dallo psicologo ci si mette a urlare in pubblico Nati negli Stati Uniti e arrivati adesso anche in Europa, a quanto pare sono un efficace (e soprattutto gratuito) strumento di gestione dello stress.
Dopo il furto dei gioielli, ora il Louvre è nei guai a causa delle infiltrazioni di acqua e degli scioperi dei dipendenti Le infiltrazioni hanno danneggiato 400 documenti della biblioteca del Dipartimento delle antichità egizie, confermando i problemi che hanno portato i lavoratori allo sciopero.
Le cose più interessanti dei Golden Globe 2026 sono The Rock, i film d’animazione e i podcast Più delle candidature per film e serie tv, queste categorie raccontano come sta cambiando l’industria dell'intrattenimento oggi.
Quentin Tarantino ha detto che Paul Dano è un attore scarso e i colleghi di Paul Dano hanno detto che Quentin Tarantino farebbe meglio a starsene zitto Tarantino lo ha accusato di aver “rovinato” Il petroliere, definendolo «un tipo debole e poco interessante».
Già quattro Paesi hanno annunciato il boicottaggio dell’Eurovision 2026 dopo la conferma della partecipazione di Israele Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Slovenia hanno annunciato la loro intenzione di boicottare questa edizione se davvero a Israele verrà permesso di partecipare.
Pantone è stata accusata di sostenere il suprematismo bianco perché ha scelto per la prima volta il bianco come colore dell’anno L'azienda ha spiegato che dietro la scelta non c'è nessuna intenzione politica né sociale, ma ormai è troppo tardi, la polemica è esplosa.

La gentrification dei barbieri

09 Agosto 2016

Succede nelle città americane ed europee e anche in Italia da un po’ di tempo a questa parte: i vecchi negozi di barbiere chiudono, mentre aprono nuovi saloni di bellezza per uomini, più eleganti e ricercati. Sul tema, New Republic ha pubblicato l’interessante intervento della sociologa Kristen Barber che si occupa da tempo della questione.

Dal 1992 al 2012 negli Stati Uniti si è assistito a un decremento del 23% dei barbieri. Per tradizione i barber shop sono luoghi esclusivamente maschili, dove non solo ci si taglia i capelli, ma si chiacchiera, ci si incontra, si forma una comunità all’interno di un quartiere. Dunque, si chiede la sociologa, «dobbiamo interpretare il declino di questi esercizi come un segno che le nostre comunità tradizionali di stanno sfaldando?».

In realtà, mentre i vecchi negozi chiudono, si assiste al notevolissimo successo di nuovi saloni di bellezza maschili: sono di un livello più alto, offrono servizi più raffinati (che comprendono per esempio la cura delle mani), sono più costosi e, in quanto a possibilità di socializzazione, non sono paragonabili ai loro corrispettivi più antichi. Kirsten Barber che ha intervistato alcuni barbieri, nel suo libro Styling Masculinity, riferisce che i clienti cercano in questi negozi un’esperienza più accurata, un’esperienza che i vecchi barbieri – «con i loro pavimenti di linoleum, le tv poleverose, le riviste di auto» –  non sono in grado di offrire. I clienti di questi negozi dicono che «i vecchi barbieri  sono per gli uomini anziani o per i bambini. I nuovi saloni con i tagli ricercati e i servizi aggiuntivi sono il posto giusto per chi vuole ottenere un aspetto “professionale”».

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Nella questione entra in gioco per la cultura americana anche un aspetto “razziale”, perché i nuovi saloni maschili vengono aperti soprattutto da proprietari bianchi, mentre i vecchi barbieri di quartiere continuano a rivestire un’importanza fondamentale nella comunità nera. Un dato che viene evidenziato nel libro di Melissa Harris-Perry Barbershops, Bibles, and BET, che indaga appunto come nella comunità afroamericana il barbiere sia un importante luogo per la diffusione delle idee politiche.

Invece di chiederci se i barber shop stanno scomparendo, sostiene Kirsten Barber, dovremmo chiederci da cosa vengono rimpiazzati e perché. In alcuni quartieri gentrificati in prevalenza bianchi, come sostiene Thomas Page McBee nell’articolo “What the Barbershop Renaissance Says about Men”,  questi luoghi stanno vivento un momento d’oro perché gli uomini vi cercano una forma di mascolinità da “bei vecchi tempi”, una virilità che si immagina essere appartenuta al passato. Il piacere dei sensi è centrale in questo tipo di esperienza: l’odore della polvere di talco, il pizzicore del dopobarba, gli strumenti riportano a un’epoca di mascolinità tradizionale proprio mentre la definizione del genere maschile è diventata assolutamente fluida. Non si costruiscono rapporti comunitari, ma più spesso una relazione uno-a-uno con il barbiere. Tutto questo sembra dirci che i nuovi saloni maschili rispondono al bisogno di una classe medio-alta di recuperare un senso di appartenenza, anche se modellato a gusti cosmopoliti, che a causa di un certo stile di vita è stato probabilmente smarrito.

Nelle immagini: l’Antica Barbieria Colla di Milano (Giuseppe Cacace/AFP/Getty Images).
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