Stili di vita | Moda

Giovani, carini e asessuati

Nonostante la riscoperta del corpo, iniziata con la riabilitazione del trend Y2K e sfociata nell’euforia post pandemia, il rapporto della Generazione Z con il sesso e l’erotismo è più complicato di quello che sembra.

di Caterina De Biasio

Poco tempo fa ho provato a indossare un paio di jeans di Marithe Francois Girbaud, acquistati da mia madre nei primi anni 2000. Non solo mi stavano stretti sulle cosce, ma avevano una vita così bassa che non potevo piegarmi in avanti senza che mi lasciassero scoperto più corpo di quanto di solito preferirei mostrare. Li ho rimessi in fondo all’armadio e ho iniziato a mettere in dubbio la mia appartenenza alla Generazione Z. Perché, in effetti, il mio TikTok è bombardato da video di coetanei che indossano questi pantaloni con disinvoltura, abbinati a top microscopici con pancia scoperta e piercing all’ombelico, connubio che è emblema della moda Y2K, ormai da alcuni anni tornata nei nostri armadi. La moda anni 2000, come alla sua nascita ai tempi dell’ansia da Millennium Bug, deve in parte il suo ritorno al clima di incertezza che stiamo vivendo e al bisogno di leggerezza e di “Baby one more time” nelle cuffie, ascoltata senza ironia. Una precarietà che viene poi tradotta in abiti che non hanno nessuna pretesa di intellettualismi, ma solo di liberazione leggera del corpo, delle sue esigenze e dei suoi umori.

La sensualità sfacciata della moda Y2K, con le sue aderenze e trasparenze, ha di recente avuto massima rappresentazione durante la fashion week di Milano con la sfilata di Diesel, in cui i modelli hanno sfilato attorno a una montagna di preservativi: un inno all’amore libero (e sicuro), ai corpi che si toccano e si esplorano, alla rinascita post pandemia. Glenn Martens, sin dal suo esordio da Diesel, ha sempre lavorato su quegli elementi, che sono poi stati adottati e con disinvoltura dalla Gen Z. Una Gen Z che, però, secondo recenti studi, ha ancora meno rapporti sessuali dei Millennial, già definiti in passato una generazione senza sesso. Il corpo che così tanto viene mostrato e curato, allora, sempre meno viene sfiorato da altri corpi. Ce lo conferma anche, almeno in parte, la fioritura di trend come #celibacytiktok, dove troviamo soprattutto ragazze che, in top striminziti, lip gloss e ciocche lasciate cadere ai lati del viso come quelle di Britney, inneggiano all’astinenza sessuale e ai suoi benefici. Seguono a ruota le tradwife e le bimbo, all’apparenza fenomeni opposti ma che in realtà hanno molte cose in comune: mollette Hello Kitty e mèche in testa, promuovono uno stile di vita tradizionale, in cui la liberazione sociale e sessuale, guadagnata nel corso di lunghi decenni, viene messa in discussione: nel caso delle mogli tradizionali (trade wife, appunto) il femminismo sarebbe la causa di molti, se non tutti, mali del mondo contemporaneo.

Non ci sono solo ragioni spirituali o di aderenza a una qualche forma di dottrina religiosa, almeno non sempre: tra le motivazioni della diffusione di questo trend, o meglio, di questa scelta, vengono infatti elencati la possibilità di concentrarsi maggiormente su sé stessi, il sollievo di non venire toccati non solo dal corpo di un’altra persona, ma anche dalle sue dinamiche affettive e relazionali e, di conseguenza, dai problemi che ogni esistenza porta con sé. Sappiamo tutti che le relazioni, anche solo di una notte, sono complesse, sfinenti e a volte tossiche ( non è un caso che #toxic sia un’altra parola che spopola su TikTok, ripetuta ossessivamente soprattutto dalla #thatgirl, tra una centrifuga al rabarbaro e un Tupperware pieno di tofu) ed è altrettanto innegabile che la mia generazione sia più sensibile alla qualità delle relazioni e al rispetto dell’identità rispetto a quelle che le hanno precedute. Della sparizione del sesso scriveva anche l’Atlantic a proposito della “morte delle scene erotiche” nei film, non ultimo You People su Netflix.

Un po’ come sottolineato dal filosofo preferito di questo millennio, Byung-Chul Han, l’eros è in agonia, o meglio, non è più di moda. Ma che cos’è un corpo fasciato in una tuta Mugler se l’erotico rimane un’immagine in potenza? Del video di Shakira che ancheggia nel deserto davvero ci rimarrà solo la “Boho Disk Belt”? Il trend Y2K, insomma, ci ha già deluso, anche perché inizialmente aveva promesso di tornare in vita più inclusivo per tutti i corpi e ha finito invece per riportare in voga lo spettro più temibile dell’Occidente: non quello del comunismo, ma il corpo magro, magrissimo, la famigerata taglia 36, come le ultime sfilate hanno confermato definitivamente. Sembra infatti che non abbia fatto nessuna fatica a mantenersi intatto in questo aspetto, ma che non sia stato capace di conservare la propria carica erotica fuori dalle passerelle.

Anche questa volta, un trend è tornato, nel ciclo senza fine della moda, ma il suo ritorno non sembra aver centrato in pieno i bisogni e l’attitudine della generazione a cui pure è rivolto. In un mondo globalizzato e frammentato, la moda Y2K non ha fatto in tempo a nascere e a (ri)strutturarsi, che i suoi codici estetici hanno assunto significati diversi o, in questo caso, diametralmente opposti a quello che ci si aspettava da lei. Questa irrefrenabilità tipica dell’eros, forse, possiamo ancora trovarla qui, nell’infinito processo di significazione e ri-significazione della moda, e nel suo scontro/incontro con la realtà.