Joseph Boakai, nonostante l'imbarazzo, si è limitato a spiegargli che sì, ha studiato l'inglese nella sua vita.
Il Presidente francese Bayrou ha detto che per risanare il debito pubblico i francesi dovranno lavorare anche a Pasquetta
E anche l'8 maggio, giorno in cui si festeggia la fine della Seconda guerra mondiale. Tutto per aumentare la produttività e sistemare i conti.

Cancellare due festività tradizionali dal calendario francese per ridurre più in fretta il debito pubblico: è questa la proposta del primo ministro François Bayrou di fronte alla situazione critica dei conti pubblici francesi. Il Guardian riporta la proposta del Premier, che ha parlato di un «pericolo mortale» in relazione a un deficit attorno al 5,8 per cento del Pil francese e che, da regolamento europeo, dovrebbe aggirarsi intorno al 3 per cento. Altrettanto grave è il rapporto tra Pil e debito pubblico: al momento quello francese è attorno al 114 per cento, 3345 miliardi di euro nel primo trimestre del 2025. Queste almeno sono le previsioni attuali per il 2026, senza contare un ulteriore peggioramento dell’economia, che con la guerra commerciale in corso e la situazione critica sul fronte internazionale è tutt’altro che una remota possibilità.
La cura draconiana per rientrare nei parametri stabiliti nel giri di un paio di anni potrebbe essere quindi quella di aumentare la produttività nel modo più veloce e anche facile (per chi non è un lavoratore, si capisce): meno festività in calendario, più giorni feriali, meno deficit. Bayrou si dice aperto a proposte su quali giorni rossi sul calendario torneranno a essere neri, ma ha già individuato due potenziali vittime. Una è il lunedì dell’angelo, il giorno successivo alla domenica pasquale, che è attualmente una festività in Francia come in Italia. L’altro è 8 maggio, ovvero la data in cui terminò la Seconda guerra mondiale in Francia: la festività è tradizionalmente dedicata alle commemorazioni del conflitto e ai caduti. L’idea in questo caso sarebbe quella di accorpare le celebrazioni per la fine della Seconda guerra mondiale con quelle del Primo conflitto, che si tengono 11 novembre.
Le opposizioni a destra e sinistra si sono subito dette contrarie alla proposta, che ovviamente ci si attende non verrà accolta con favore dall’opinione pubblica. Quel che è certo è che tra debito pubblico in crescita e tagli di spesa necessari a contenerlo (e a finanziare l’aumento di budget nel settore della difesa deciso a livello europeo), la prossima finanziaria francese darà vita a un durissimo scontro politico.

Le decisioni del governo mettono a rischio il più antico festival italiano dedicato a teatro, danza e arti performative. Decisioni che confermano, ancora una volta, il rapporto conflittuale tra questo governo e il settore della cultura.