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A Parigi hanno dimostrato che la migliore arma contro l’inquinamento è la pedonalizzazione 100 strade chiuse al traffico in 10 anni, inquinamento calato del 50 per cento.
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.

Il sinistro luna park di Lizzie Fitch e Ryan Trecartin

Gli artisti americani hanno trasformato gli spazi della Fondazione Prada in un'esperienza immersiva che impone un percorso da seguire.

di Studio
05 Aprile 2019

Se una grande, brillante mecenate come Miuccia Prada vi desse carta bianca – e un budget considerevole – per realizzare un progetto artistico da mostrare all’interno della sua Fondazione, che cosa vi inventereste? Ryan Trecartin e Lizzie Fitch hanno deciso di trasferirsi per più di due anni ad Athens, nella campagna dell’Ohio, e raccontare il loro “esperimento” con una mostra. Originari dell’Indiana e del Texas, entrambi classe 1981, Fitch e Trecartin collaborano dal 2006, anno in cui hanno esposto insieme alla Whitney Biennal di New York, la città dove normalmente vivono. Le loro opere sono contraddistinte dall’accostamento degli strani film di Trecartin, che mescolano dinamiche da reality show, slogan pubblicitari e dialoghi da sit-com e di complicati sistemi di scenografie autoportanti. Anche nel cuore di Whether Line, la mostra alla Fondazione Prada, aperta al pubblico dal 6 aprile al 5 agosto, c’è un video delirante popolato da assurdi personaggi travestiti, montato con un ritmo serrato (una caratteristica dei film di Trecartin) da guardare cullandosi sulle sedie a dondolo disposte davanti allo schermo.

Immagine della mostra “Lizzie Fitch | Ryan Trecartin: Whether Line”, Fondazione Prada, 2019, foto di Andrea Rossetti, courtesy Fondazione Prada

Fin dall’ingresso la mostra si presenta come percorso univoco e in parte forzato che guida verso il film. Dopo una lunghissima gabbia che attraversa il cortile, ci si trova immersi nella simulazione sonora di un temporale e davanti a un grande edificio di legno dotato di torre di guardia, in cui si è invitati a entrare. È come un luna park ma sottilmente inquietante, perché ci costringe a camminare in corridoi guidati da strutture di limitazione e reclusione. Una visione, quella della struttura in legno dentro a un grande spazio chiuso, che in qualche modo rimanda alla costruzione dell’Arca di Noé, e quindi al mito della fondazione di una nuova civiltà che riparta da zero. Il concetto esplorato da Fitch e Trecartin nel corso della loro lunga immersione nella campagna americana – un’immersione raccontata nella mostra attraverso i materiali, gli effetti sonori, le sculture e diverse installazioni video che trasformano immagini tratte dalla realtà in frame che sembrano tratti dai videogiochi – è l’idealizzazione della condizione rurale e quindi l’instabilità intrinseca in ogni territorio.

Come osservato da Fitch, «il set di Athens è molto diverso dai [nostri set] precedenti per vari motivi. In primo luogo per il legame con gli spazi aperti, tanto che anche l’interno instaura una forte relazione con ciò che c’è fuori. In secondo luogo, è unico perché è costruito per durare nel tempo, non è solo finzione. Vogliamo capire come rendere lo spazio accessibile ai visitatori. La nostra visione a lungo termine include un piccolo programma di residenze che prevede la possibilità di vivere e lavorare in questo luogo unico». Ryan Trecartin aggiunge: «l’ambientazione ci ha fatto riflettere sul film in termini più ampi di quanto abbiamo mai fatto prima. A causa del brutto tempo i lavori di costruzione sono andati a rilento rispetto ai programmi. Alla fine, per questa parte di riprese abbiamo dovuto girare accanto all’edificio e modificare molte delle idee che avevamo immaginato su come utilizzare il set. Abbiamo avuto anche tanti problemi con i vicini. Da qui sono nati i contenuti che riguardano i concetti di territorio e proprietà e che si sono poi mescolati alle prime idee che stavamo già esplorando. L’atmosfera del film è diventata più cupa sotto molti aspetti… anche se in realtà le difficoltà e gli ostacoli che abbiamo dovuto affrontare sul campo sono stati un enorme regalo, perché ci hanno consentito di ampliare la struttura concettuale del progetto».

Immagine della mostra “Lizzie Fitch | Ryan Trecartin: Whether Line”, Fondazione Prada, 2019, foto di Andrea Rossetti, courtesy Fondazione Prada

Il progetto è accompagnato dalla prima retrospettiva completa che riunisce 21 film di Ryan Trecartin, “The Movies”, presentata dal 6 aprile al 30 settembre al Cinema della Fondazione Prada in tre programmi che seguono l’ordine cronologico dei film.

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