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Nel Regno Unito c’è la moda di andare a farsi le punturine di filler nei bagni pubblici Sempre più persone prendono appuntamento via social per un ritocchino low cost nelle toilette pubbliche, con rischi enormi per la salute.
Nanni Moretti ha raccontato i primi dettagli del suo prossimo film Dopo Tre piani il regista sta girando un altro adattamento dello scrittore israeliano con protagonisti Jasmine Trinca e Louis Garrel.
A causa del caldo (e dell’overtourism), in futuro ferie e chiusure aziendali potrebbero essere spostate in primavera Sta già succedendo, in realtà: chi può parte quando le temperature sono ancora sopportabili, i luoghi meno affollati e i prezzi più accessibili.
È uscito il trailer di Portobello, la serie tv sul caso Tortora e la prima produzione italiana di Hbo Diretta da Marco Bellocchio e con protagonista Fabrizio Gifuni, è già uno dei titoli italiani più attesi del 2026.
Già nel 1986, in un’intervista della Rai, Netanyahu mostrava di essere un estremista Fa impressione vedere le risposte date dall'allora 38enne Netanyahu a Giovanni Minoli nel famoso programma Mixer.
A quanto pare Papa Leone XIV è imparentato con un sacco di celebrity Lo ha rivelato un'inchiesta del New York Times: tra i cugini alla lontana ci sono Madonna, Angelina Jolie, Justin Bieber, Justin Trudeau e pure Hillary Clinton.
Per i palestinesi che vivono in Israele non ci sono bunker antiaerei in cui cercare rifugio Non ci sono perché non sono stati costruiti: con i bombardamenti iraniani i civili non hanno via di scampo.
I veneziani le stanno provando tutte per rovinare il matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sánchez Striscioni, cartelli, assemblee, proteste, pure un adesivo anti Bezos ufficiale che si trova attaccato un po' ovunque in città.

Perché i film favoriti agli Oscar 2022 stanno andando malissimo al botteghino

12 Dicembre 2022

C’è un filo che tiene legati assieme tutti i film che in questo momento sembrano destinati a una o più nomination ai prossimi Oscar: stanno andando tutti quanti malissimo al botteghino. Ne ha scritto Brook Barnes sul New York Times, stilando un elenco dei fallimenti commerciali dei film che vedremo premiati al Dolby Theatre di Los Angeles il prossimo 12 marzo. In ordine alfabetico: Anche io, 55 milioni di budget, poco più di 5 in incassi; Armageddon Time, 30 milioni di budget, 1,9 milioni d’incassi; Devotion, oltre 100 milioni di budget, nemmeno 14 d’incassi; Tár, costato almeno 35 milioni, ne ha incassati nemmeno sei; The Fablemans, il nuovo film di Steven Spielberg, è costato 40 milioni di dollari senza considerare le spese per la campagna promozione e fin qui, con una distribuzione teatrale limitata ma nemmeno tantissimo negli Stati Uniti, ne ha incassati quasi sei. «Che succede?», chiede Barnes alla fine di questo elenco di flop.

Il problema non è che questi film siano brutti, spiega Barnes: sono stati tutti quanti recensiti benissimo, infatti. Come succede sempre più spesso in tutti i discorsi sulla crisi del cinema – nel senso di crisi del cinema come luogo – in molti si dicono certi che la colpa di tutto sia delle piattaforme streaming. «Le persone si sono abituate a guardare i film standosene comode a casa», ha spiegato al Nyt David A. Gross, addetto ai lavori che tiene una newsletter sui numeri del box office americano. Se si dovesse decidere un punto di cesura tra il prima e il dopo, probabilmente sarebbe il momento in cui – per la sorpresa di moltissimi, quasi di tutti – l’anno scorso è stato annunciato il vincitore dell’Oscar nella categoria “Miglior film”: CODA ha vinto la statuetta lo scorso anno senza essere mai proiettato in una sala cinematografica (in realtà il film in sala poi ci è arrivato, ma solo dopo la vittoria agli Oscar, prima lo si era potuto vedere solo su Apple TV+).

Nel suo pezzo, Barnes scrive che sicuramente le piattaforme streaming hanno cambiato per sempre il modo di fruire il film, soprattutto dopo i due anni di cinema completamente chiusi o parzialmente aperti causa pandemia. Ma non tutta la crisi della sala cinematografica può essere ridotta a questo. Esiste anche un problema di eccesso di offerta e di costi crescenti del biglietto d’ingresso, per esempio. E, limitando la discussione ai titoli che quest’anno concorreranno per l’Oscar, esiste un problema, per così dire, tematico: tutti i film sopra elencati sono storie drammatiche e introspettive, in controtendenza con quelle che in questo momento sembrano essere le preferenze del pubblico. Barnes cita un libro pubblicato recentemente dalla storica del cinema Jeanine Basinger, in cui si spiega che in questo momento le persone vogliono soprattutto “entertainment”, cioè leggerezza e divertimento, un po’ comeè già successo nella storia del cinema, per esempio dopo la Grande Depressione o le guerre mondiali.

Barnes scrive che le cause delle recenti difficoltà del cinema come luogo potrebbero anche essere legate alle circostanza del momento: è appena uscita la nuova stagione di The Crown e la gente preferisce stare a casa a guardare quello, ci sono le partite della Coppa del Mondo per la prima volta in inverno e tanti scelgono di guardare quelle invece che uscire per andare al cinema. Ma, forse, lo spunto più interessante proposto nel pezzo del Nyt è quello che riguarda l’età e, per così dire, i consumi culturali: leggendo i numeri del box office, infatti, si capisce che al cinema ormai sono tornati quasi tutti tranne gli over 35 che potrebbero essere definiti cinefili. Le ragioni ancora non sono chiare, anche se al momento la spiegazione che va per la maggiore è che la pandemia ha costretto alla chiusura moltissime dei piccoli cinema storici ai quali questo pubblico era affezionato e abituato, e ora i “vecchi cinefili” rifiutano di andare nei multisala insieme a tutti gli altri. Insomma, va a finire che a uccidere il cinema sarà il troppo amore per il cinema da parte dei cinefili.

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