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La Sagrada Família è diventata la chiesa più alta del mondo Il posizionamento di una parte della torre centrale sopra la navata ha portato l’altezza della chiesa a 162,91 metri superando i 161,53 della guglia della cattedrale di Ulm, in Germania
A giudicare dai nomi coinvolti, Hollywood punta molto sul film di Call of Duty Un veterano dei film bellici e lo showrunner del momento sono i due nomi chiamati a sdoganare definitivamente i videogiochi al cinema.
Dopo 30 anni di lavori e un miliardo di investimenti, è stato finalmente inaugurato il nuovo, gigantesco museo egizio di Giza Sarà il museo più grande del mondo dedicato a una singola civiltà e punta a rilanciare il turismo in crisi in Egitto.
Le dimensioni del massacro in Sudan sono visibili nelle immagini satellitari Il Paese è devastato dal 2023 da una sanguinosa guerra civile su base etnica scatenata dalle Forze di Supporto Rapido (RSF).
Il colpo più duro all’ex principe Andrea non è stata la revoca del titolo, ma il linguaggio usato nel comunicato ufficiale Gli esperti sono rimasti scioccati dal linguaggio “brutale” utilizzato da Buckingham Palace per annunciare che Andrea non sarà più principe.
L’operazione anti narcos a Rio de Janeiro è stata la più sanguinosa nella storia della città 2.500 agenti delle forze speciali brasiliane hanno attaccato il noto gruppo di narcotrafficanti Commando rosso, provocando 138 morti.
La quarta stagione di The White Lotus sarà ambientata tra Parigi e la Costa Azzurra Saltato l’accordo commerciale con la catena di hotel Four Seasons, HBO sta cercando hotel di lusso vista Senna come set della nuova stagione.
Robert Pattinson ha deciso di diventare un cantante e avrebbe già pronto il suo primo album Un’ambizione che coltivava sin dai tempi di Twilight: due brani della colonna sonora del film li cantava lui.

Fiamme di Gadda

È stato presentato il documentario su Carlo Emilio Gadda per il quarantennale della sua scomparsa. Di Mario Sesti, con Sergio Rubini, ecco cosa racconta.

18 Aprile 2013

Si chiama Fiamme di Gadda, è stato presentato domenica all’Auditorium di Roma, scritto e diretto da Mario Sesti, il documentario per il quarantennale della morte dell’Ingegnere. Ci sono: Sergio Rubini, in un bianco e nero drammatico, che legge testi gaddiani e paragaddiani, e soprattutto molto Incendio di via Keplero, recitato poi quasi per intero. E c’è Roma, nei Prati che l’Ingegnere frequentava per andare in Rai e per tornare a casa, su verso Roma Nord, a via Blumenstihl, fermandosi magari per ammirare le moderniste architetture dell’Hilton a Monte Mario. A piazza dei Quiriti, dietro Castel Sant’Angelo, un Maurizio Barletta critico teatrale racconta di uno zio con cui Gadda aveva scambiato esperienze guerresche (il Gran Lombardo negli Alpini, lo zio in Fanteria; di qui un uso anche diverso del turpiloquio, con un Ingegnere che qui si vuole insolitamente frequentatore del genere causa diversa divisione militare); e la famosa fontana di piazza dei Quiriti che all’autore del Pasticciaccio pareva dare “una sorta di idea di sofferenza prostatica”. E poi anche il Barletta che ricorda, a nove anni, di essere trascinato via dall’Ingegnere in lacrime al funerale della barlettiana madre (e qui servirebbe il controcanto arbasiniano: “La morte della madre, so’ cazzi” – sta in Fratelli d’Italia).

Controcanto che sarebbe utile anche per tutta la durata del documentario, che si snoda per letture, animazioni, riprese del Valle occupato, ricordi dell’ottimo Fabrizio Gifuni già artefice dellIngegner Gadda va alla guerra. Sempre il Barletta ricorda le golosità gaddiane e certi babà presi in un bar di Prati non identificato (Ruschena?) per una certa governante, “i babà per la signora Lina”. Ma c’è poi anche una italianista che prima ammette di “essersi stufata,  da giovane, di fronte alle pagine della Cognizione del dolore (“ne ho abbandonato la lettura”), poi censura “un umorismo un po’ sopra le righe”; per poi procedere a un’attenta disamina della sessualità ingegneresca, sostenendo prudentemente che “almeno in giovane età non ci sono dubbi sulla sua eterosessualità”. Mah. Chissà cosa direbbe il commendator Angeloni, che ordinava certi presciutti a domicilio a via Panisperna portati da fattorini di bell’aspetto, sempre nel Pasticciaccio (forse, anche, sia Gadda che il suo doppio prediligevano il salato al dolce). C’è anche psicanalisi da bar (e da babà): sempre il suddetto zio dell’intervistato “gli fu molto vicino nei momenti di depressione più vicini al suicidio”. Pino Calabrese che con voce molto teatrale racconta di averlo incontrato “a Buenos Aires dove lavorava per l’Ansaldo, uomo di straordinaria urbanità e cortesia nonostante la precarietà dei suoi nervi di cui soffrì sempre”, ma sembra un po’ Manuel Fantoni in Borotalco col suo cargo battente bandiera liberiana.

Poi si passa alla famiglia: qui narrata dagli archivi oggi in capo a Arnaldo Liberati, erede per via di una governante Giuseppina Liberati dei cimeli gaddiani. Si vedono molte fotografie e molti acquerelli soprattutto di Enrico, il fratello molto amato e poi sempre rimpianto, morto nella Grande guerra: secondo il Liberati, “anche il Carlo aveva una notevole capacità di disegno”, però l’Enrico insomma era un’altra cosa, “più vitale”, e non se lo filava molto, il fratello, che invece chiedeva sempre di lui nelle lettere forsennate alla madre e alla sorella (non ricambiato di tali attenzioni) e lo pianse e rimpianse sempre. E poi naturalmente la mamma tremenda, e il micidiale papà edificatore di ville aspirazionali in Brianza, e distruttore del patrimonio familiare (ma forse di fronte a tutte queste indagini Gadda stesso avrebbe detto: “per favore, mi lasci nell’ombra”, come da raccolta adelphiana di interviste).

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