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06:37 giovedì 4 settembre 2025
Trieste è piena di turisti delle crociere che non possono attraccare a Venezia e quindi li scaricano a Trieste Le persone fanno un giro in città e poi prendono l'autobus. Per Venezia.
I Radiohead hanno annunciato un nuovo tour che farà tappa anche in Italia Arriveranno a Bologna, a novembre. I biglietti saranno disponibili solo registrandosi prima sul sito della band dal 5 al 7 settembre.
Alla grande parata militare di Xi Jinping in Cina hanno partecipato anche dei soldati-lupi-robot Hanno sostituito i loro predecessori, i cani-robot, che evidentemente non hanno soddisfatto i generali cinesi.
Shein ha usato un modello AI uguale a Luigi Mangione in una pubblicità ma ha dovuto rimuoverla subito È durata poco, molto poco, la prima volta di Luigi Mangione come testimonial di una multinazionale (a sua insaputa).
Sulla Global Sumud Flotilla c’è anche la scrittrice Naoise Dolan «Qualunque cosa accada sulla barca non potrà causarmi più disperazione di quanta ne provocherebbe il non fare nulla», ha detto.
Chloe Malle è la nuova direttrice di Vogue Us Figlia dell'attrice Candice Bergen e del regista francese Louis Malle, dal 2023 era direttrice del sito di Vogue, dove lavora da 14 anni.
Anche la più importante associazione di studiosi del genocidio del mondo dice che quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio L'International Association of Genocide Scholars ha pubblicato una risoluzione in cui condanna apertamente Israele.
La standing ovation più lunga di Venezia l’ha presa The Rock Per il suo ruolo in The Smashing Machine, il biopic sul lottatore Mark Kerr diretto da Benny Safdie.

Fiamme di Gadda

È stato presentato il documentario su Carlo Emilio Gadda per il quarantennale della sua scomparsa. Di Mario Sesti, con Sergio Rubini, ecco cosa racconta.

18 Aprile 2013

Si chiama Fiamme di Gadda, è stato presentato domenica all’Auditorium di Roma, scritto e diretto da Mario Sesti, il documentario per il quarantennale della morte dell’Ingegnere. Ci sono: Sergio Rubini, in un bianco e nero drammatico, che legge testi gaddiani e paragaddiani, e soprattutto molto Incendio di via Keplero, recitato poi quasi per intero. E c’è Roma, nei Prati che l’Ingegnere frequentava per andare in Rai e per tornare a casa, su verso Roma Nord, a via Blumenstihl, fermandosi magari per ammirare le moderniste architetture dell’Hilton a Monte Mario. A piazza dei Quiriti, dietro Castel Sant’Angelo, un Maurizio Barletta critico teatrale racconta di uno zio con cui Gadda aveva scambiato esperienze guerresche (il Gran Lombardo negli Alpini, lo zio in Fanteria; di qui un uso anche diverso del turpiloquio, con un Ingegnere che qui si vuole insolitamente frequentatore del genere causa diversa divisione militare); e la famosa fontana di piazza dei Quiriti che all’autore del Pasticciaccio pareva dare “una sorta di idea di sofferenza prostatica”. E poi anche il Barletta che ricorda, a nove anni, di essere trascinato via dall’Ingegnere in lacrime al funerale della barlettiana madre (e qui servirebbe il controcanto arbasiniano: “La morte della madre, so’ cazzi” – sta in Fratelli d’Italia).

Controcanto che sarebbe utile anche per tutta la durata del documentario, che si snoda per letture, animazioni, riprese del Valle occupato, ricordi dell’ottimo Fabrizio Gifuni già artefice dellIngegner Gadda va alla guerra. Sempre il Barletta ricorda le golosità gaddiane e certi babà presi in un bar di Prati non identificato (Ruschena?) per una certa governante, “i babà per la signora Lina”. Ma c’è poi anche una italianista che prima ammette di “essersi stufata,  da giovane, di fronte alle pagine della Cognizione del dolore (“ne ho abbandonato la lettura”), poi censura “un umorismo un po’ sopra le righe”; per poi procedere a un’attenta disamina della sessualità ingegneresca, sostenendo prudentemente che “almeno in giovane età non ci sono dubbi sulla sua eterosessualità”. Mah. Chissà cosa direbbe il commendator Angeloni, che ordinava certi presciutti a domicilio a via Panisperna portati da fattorini di bell’aspetto, sempre nel Pasticciaccio (forse, anche, sia Gadda che il suo doppio prediligevano il salato al dolce). C’è anche psicanalisi da bar (e da babà): sempre il suddetto zio dell’intervistato “gli fu molto vicino nei momenti di depressione più vicini al suicidio”. Pino Calabrese che con voce molto teatrale racconta di averlo incontrato “a Buenos Aires dove lavorava per l’Ansaldo, uomo di straordinaria urbanità e cortesia nonostante la precarietà dei suoi nervi di cui soffrì sempre”, ma sembra un po’ Manuel Fantoni in Borotalco col suo cargo battente bandiera liberiana.

Poi si passa alla famiglia: qui narrata dagli archivi oggi in capo a Arnaldo Liberati, erede per via di una governante Giuseppina Liberati dei cimeli gaddiani. Si vedono molte fotografie e molti acquerelli soprattutto di Enrico, il fratello molto amato e poi sempre rimpianto, morto nella Grande guerra: secondo il Liberati, “anche il Carlo aveva una notevole capacità di disegno”, però l’Enrico insomma era un’altra cosa, “più vitale”, e non se lo filava molto, il fratello, che invece chiedeva sempre di lui nelle lettere forsennate alla madre e alla sorella (non ricambiato di tali attenzioni) e lo pianse e rimpianse sempre. E poi naturalmente la mamma tremenda, e il micidiale papà edificatore di ville aspirazionali in Brianza, e distruttore del patrimonio familiare (ma forse di fronte a tutte queste indagini Gadda stesso avrebbe detto: “per favore, mi lasci nell’ombra”, come da raccolta adelphiana di interviste).

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