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Tutta colpa dei Rothschild
Il 26 febbraio è morto Jacob Rothschild: la notizia ha riacceso le fantasie dei complottisti, da anni impegnati ad attribuire tutti i mali del mondo a questa riservata e ricchissima famiglia.
Quando muore un Rothschild – non importa quale, basta il cognome – si può star certi che un sottobosco di sciroccati, in fissa con le teorie complottiste, esulterà sogghignando. Ultimo esempio pochi giorni fa, quando si è diffusa la notizia della morte a ottantasette anni di Lord Jacob Rothschild, banchiere britannico. Stando al filone più popolare fra i commenti online sarebbe morto uno dei capi della finanza usuraia mondiale, fondatore del sionismo, burattinaio dei potenti, addirittura alleato del diavolo. I più impallinati, quelli con tempo da perdere, hanno intravisto un tributo nascosto nel cambio della guardia a Buckingham Palace l’altro giorno, nella passeggiata di due cavalli neri e di un cavallo bianco, chiaro riferimento a certi segnali massonici sull’Apocalisse. In realtà quella disposizione dei cavalli reali è un classico del cerimoniale londinese, e Lord Jacob Rothschild è spirato dopo un’esistenza tipica degli aristocratici inglese del suo rango, senza scandali notevoli. Vatti a fidare dei canali ufficiali, con quel nome lì deve essere stato per forza un custode fin dalla culla di segreti inconfessabili, si vede dalla faccia che non ce la raccontava giusta.
Rothschild, che nome evocativo. Per essere una famiglia che predilige muoversi nell’ombra, non mancano le informazioni disponibili sul loro albero genealogico. Il patriarca della fortuna famigliare, il primo a dare lustro (o disonore, dipende) al cognome fu Mayer Amschel Rothschild, nato nel ghetto di Francoforte a metà del ‘700, che riuscì a trafficare con successo nel mondo finanziario fino a diventare una figura rilevante nel sistema bancario europeo. I suoi figli vennero spediti a fondare nuove filiali a Londra, Vienna, Parigi e Napoli, con risultati floridissimi. Surfando sulla rivoluzione industriale e su quella francese, approfittando delle congiunture storiche e delle deboli politiche sindacali dell’epoca, i Rothschild moltiplicarono le proprie fortune guadagnando una montagna di soldi durante le guerre napoleoniche e reinvestendoli, tra l’altro, in ferrovie, miniere e proprietà immobiliari.
Poteva un successo simile non alimentare dicerie? No, tantomeno nel secolo dell’affare Dreyfus. I primi documenti ufficiali in cui si spettegola sulla famiglia Rothschild risalgono al 1846, quando a Parigi venne diffuso un pamphlet anonimo di trentasei pagine, firmato con lo pseudonimo Satan da un giornalista originario di Marsiglia. In questo libercolo si insinuava che Nathan Rothschild, morto ormai da dieci anni, figlio di Mayer Amschel, sarebbe stato a conoscenza in anticipo degli esiti della battaglia di Waterloo, e ne avrebbe approfittato per speculare sulla sconfitta francese, guadagnando venti milioni di franchi con mezzi bislacchi che prevedevano tra l’altro il volo di un piccione viaggiatore sulla Manica. Nello stesso pamphlet, en passant, Satan accusa James, fratello di Nathan, all’epoca residente a Parigi, di gestire le sue linee ferroviarie con una negligenza mirata specificamente a uccidere i passeggeri. Prove, zero. I tempi non erano maturi per intentare cause per diffamazione, il pamphlet fu un successo, vendette decine di migliaia di copie e contribuì a rendere per sempre sospetto un cognome.
Nel ‘900, con l’esplosione dei mezzi di comunicazione e la diffusione dei Protocolli dei Savi di Sion, l’odio per i Rothschild è detonato, alimentato da pseudo studiosi e pensatori controcorrente che attraverso una serie di teorie strampalate li hanno accusati di ogni turpitudine. C’è un filone ricchissimo di illazioni. Scrittori e sociologi hanno costruito carriere, e venduto milioni di copie, immaginando sceneggiature da fumetto con protagonisti i Rothschild. C’è chi sostiene che sarebbero gli inventori della stella di David, e che il loro simbolo segreto si trova sulla bandiera di Israele perché quello è il loro regno feudale. Altri spiegano come nel 1917 crearono i presupposti per la Rivoluzione d’ottobre, attraverso certi loro agenti che finanziavano Lenin e Trotskij, tutto un espediente congegnato per scatenare poi la Guerra fredda. E le guerre mondiali? Occultamente architettate da loro, che domande. Hitler? In realtà era soltanto un fantoccio dei Rothschild (nonostante il Terzo Reich si fosse molto impegnato nella realizzazione dei Rothschild, film di propaganda e manuale di antisemitismo uscito nel 1940), messo lì per giustificare la nascita di Israele. Cattivoni da fumetto, sempre impegnati a cospirare.
Scavando nelle congetture più fantastiche, c’è da farsi venire il capogiro. David Icke, uno dei massimi esperti mondiali di controcultura complottista, centinaia di migliaia di lettori, spiega nel suo La guida di David Icke alla cospirazione globale (e come fermarla) come i Rothschild, in realtà, siano una delle più importanti dinastie rettiliane del pianeta (insieme ai Bush) e riferisce alcune sue conversazioni con «Ex satanisti che mi hanno parlato del coinvolgimento dei Rothschild nelle arti nere, e io so da molti adepti, e anche da vittime con cui ho parlato, che coinvolgimento è un’affermazione che in realtà sottintende qualcosa di proporzioni cosmiche, il satanismo è al cuore di tutte le attività di quella famiglia, e una delle loro fonti di influenza esoterica e di magia è la kabbalah». I rettiliani, per chi non lo sapesse, sono un popolo arrivato dallo spazio per camuffarsi fra noi – notevoli i vampiri rettiliani della Transilvania – e controllare il nostro destino con modalità nebulose, ma sempre malefiche.
Giunte al terzo secolo di vita, con il moltiplicarsi degli eredi, le teorie complottiste sui Rothschild vanno forte anche declinate in salsa regionale: autorevoli commentatori di storia contemporanea appartenenti alla galassia di YouTube Italia spiegano a milioni di visualizzatori, con il piglio di chi ne sa, come lo strozzinaggio dei Rothschild nei confronti di Cavour fu il vero motore dell’unità d’Italia. Diversi blogger inglesi, con un seguito di lettori non irrilevante, sono convinti che la principessa Kate Middleton, in realtà, è un’ebrea messa lì da chi ben sappiamo, e che il piccolo George diventerà il primo re ebreo d’Inghilterra, destinato a svelare la sua vera natura predatoria solo il giorno dopo l’incoronazione, quando si imbarcherà in una nuova crociata contro l’Islam. È l’epoca della post verità, non c’è da stupirsi se queste fantasticherie si diffondono anche fra i potenti che, logicamente, dovrebbero essere i primi cani da guardia: la deputata repubblicana statunitense Marjorie Taylor Greene, trumpiana di ferro, ha diffuso nel 2018 su Facebook una teoria del complotto secondo la quale gli incendi in California dell’epoca sarebbero stati generati da un raggio laser spaziale sparato dai Rothschild. Intanto, gli innumerevoli discendenti della famiglia si tengono lontani dalle interviste (come biasimarli), moltissimi continuano a lavorare in banca e accumulare patrimoni immorali, un raro Rothschild glamour, avventuriero e attento alle tematiche ambientaliste, è stato paparazzato l’anno scorso in compagnia di Angelina Jolie.
C’è un’equazione che dimostra come sarebbe stato impossibile per il governo americano organizzare l’undici settembre: troppe persone coinvolte avrebbero dovuto mantenere il segreto con la moglie o il marito fino al letto di morte, a distanza di vent’anni ormai qualcuno ce l’avrebbe spifferato. Più delle teorie inconfutabili, sono state le nuove tendenze a dare un po’ di tregua alla famiglia Rothschild, lutti permettendo: a partire dagli anni zero, in coincidenza con il suo ingresso nella politica americana nel ruolo di finanziatore del partito democratico, George Soros ha preso il posto dei Rothschild come capro espiatorio di tutti i mali del capitalismo, diventando la nuova risposta alla domanda: “Chi ti paga?”.