A causa di Urì, romanzo con cui ha vinto il premio Goncourt e che uscirà in Italia il 17 giugno.
È morto lo scrittore Edmund White, pioniere della letteratura gay e della libertà sessuale
Romanziere, biografo, vincitore di un Pulitzer e autore di cinque memoir, nel 1977 scrisse anche il pionieristico manuale sessuale "The Joy of Gay Sex".

Edmund White è morto martedì a 85 anni: la notizia della sua morte è stata confermata oggi al Guardian dal suo agente, Bill Clegg. Lascia il marito Michael Carroll, suo compagno da quasi trent’anni. Scrittore, drammaturgo e saggista noto per i suoi romanzi semi-autobiografici come A Boy’s Own Story (Un giovane americano) e autore dell’opera pionieristica The Joy of Gay Sex (Le gioie dell’omosessualità), manuale sul sesso gay, White è stato una figura di fondamentale importanza nella letteratura gay moderna, come hanno dichiarato autori come Ocean Vuong, Garth Greenwell, Édouard Louis, Brandon Taylor e Alexander Chee, tra gli altri. Parlando della sua generazione in un’intervista del New York Times del 2020, disse: «Fino a quel momento (la fine degli anni ’70, ndr) la narrativa gay, con Gore Vidal e Truman Capote, era scritta per lettori eterosessuali. Noi avevamo in mente un pubblico gay, e questo cambiava tutto. Non dovevamo spiegare cosa fosse Fire Island».
Nato in Ohio nel 1940, White fu ammesso a Harvard ma scelse invece di frequentare l’Università del Michigan per restare vicino al suo terapeuta, che gli aveva assicurato di poter “curare” l’omosessualità. Successivamente si trasferì prima a New York e poi a San Francisco, dove iniziò la sua carriera come scrittore freelance e, in seguito, come redattore. Il suo romanzo d’esordio del 1973, Forgetting Elena, conquistò perfino Vladimir Nabokov, che lo definì «un libro meraviglioso». Nel 1977 pubblicò The Joy of Gay Sex, un manuale sessuale pionieristico scritto insieme al suo psicoterapeuta Charles Silverstein. «Penso che se l’avessi scritto da solo si sarebbe intitolato La tragedia del sesso gay», scherzò una volta in un’intervista, «[Silverstein] ci ha messo la parte calda e affettuosa».
Per gran parte della sua carriera, White attinse alla propria vita per scrivere romanzi su uomini gay e sulla libertà sessuale. Forse la sua opera più conosciuta, A Boy’s Own Story del 1982, fu la prima di una trilogia ispirata alla sua esistenza, dall’infanzia alla mezza età, seguita da The Beautiful Room Is Empty(La bella stanza è vuota, 1988) e The Farewell Symphony (La sinfonia dell’addio, 1997). Nel 1983 White si trasferì Francia, dove rimase fino al 1990 e dove sviluppò un interesse per la letteratura francese che lo portò a scrivere biografie molto apprezzate di Jean Genet – per la quale vinse un Premio Pulitzer – Marcel Proust e Arthur Rimbaud.
Nel corso di 20 anni ha pubblicato cinque memoir: l’ultimo, The Loves of My Life, sulla sua prolifica vita sessuale, è uscito all’inizio di quest’anno (qui l’intervista del Guardian in cui ne parlava), il primo, My Lives (, nel 2005. Quando White scoprì di essere positivo all’Hiv, nel 1984, raccontava di aver pensato «Oh cavolo, sarò morto nel giro di un anno o due». E invece è morto il 3 giungo 2025, quarantuno anni dopo.

Furto, appena uscito per La Nave di Teseo, è il primo romanzo di Gurnah dopo la vittoria del Nobel nel 2021. A Milano per partecipare alla Milanesiana, lo abbiamo incontrato e con lui abbiamo parlato del libro, di turismo, di furti e di Zanzibar.