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23:22 giovedì 30 ottobre 2025
L’operazione anti narcos a Rio de Janeiro è stata la più sanguinosa nella storia della città 2.500 agenti delle forze speciali brasiliane hanno attaccato il noto gruppo di narcotrafficanti Commando rosso, provocando 138 morti.
Al Mak di Vienna si terrà la prima mostra mai realizzata sul lavoro da designer di Helmut Lang "Helmut Lang. Séance De Travail 1986-2005" inaugura il 10 dicembre e durerà fino al 3 maggio 2026.
La quarta stagione di The White Lotus sarà ambientata tra Parigi e la Costa Azzurra Saltato l’accordo commerciale con la catena di hotel Four Seasons, HBO sta cercando hotel di lusso vista Senna come set della nuova stagione.
Robert Pattinson sta per lanciare la sua carriera da cantante  L’attore di Batman e Mickey 17 ha registrato sette canzoni da solista, realizzando un’ambizione che coltiva sin dai tempi di Twilight. 
67, l’intercalare preferito della Generazione Alfa, è stata scelta come parola dell’anno anche se non significa niente Dictionary l’ha scelta come parola simbolo del 2025: è la prima volta che un termine senza un significato specifico ottiene questo titolo. 
Luigi Mangione in carcere ha iniziato ad ascoltare Taylor Swift e Charli XCX Lo ha scritto in una lettera in cui dice di «voler capire l’hype che c’è per Taylor Swift e Charli XCX» e di aver inserito "Cardigan" nella sua playlist.
Dopo Barbie, Warner Bros. ha annunciato che farà anche il film di Hello Kitty La pellicola animata non sarà solo per bambini e arriverà nelle sale a giugno 2028, ma non è chiaro se la protagonista parlerà oppure no.
La regista della quinta stagione del progetto Crossroads di Giorgio Armani sarà Celine Song Cinque artiste in altrettanti video per parlare di cosa voglia dire trovarsi di fronte a un bivio (e poi scegliere). Nel primo episodio la protagonista è Tecla Insolia.

Le case di Domenico Starnone

Si sta dimostrando lo scrittore più forte e profondo della narrativa italiana, con un tema che attraversa la sua opera più: la famiglia. Un ritratto per l'uscita di Scherzetto.

28 Novembre 2016

Nei mesi autunnali del 2016 si è parlato molto di un’indagine giornalistica sulla vita immaginaria di Elena Ferrante, concentrata sui pagamenti che la scrittrice avrebbe ricevuto da parte dell’editore e/o. L’inchiesta è arrivata al nome di Anita Raja, traduttrice e attuale moglie di Domenico Starnone che, in passato, era stato indicato come possibile candidato a essere la “vera persona” dietro la scrittrice de L’amica geniale.

Avevo appena terminato di leggere Scherzetto, l’ultimo suo romanzo, e avevo da poco recuperato il precedente, Lacci. Entrambi i romanzi, oltre al piacere della lettura stimolano una curiosità questa volta sana e difficilmente resistibile sul tasso di autobiografia che Domenico Starnone ha distillato nelle loro pagine. È qui che ho pensato che il giornalista e la sua inchiesta avessero, soprattutto, sbagliato obiettivo. Che libri diversi dialoghino tra loro è una cosa rara e preziosa e così intensamente letteraria, e allo stesso modo lo è anche che i personaggi saltino da un volume a un altro camuffandosi quel tanto che basta. Il protagonista maschile di Lacci, Aldo, ha 74 anni. Quello di Scherzetto, Daniele Mallarico, ne ha 76. Starnone: 73. Il primo libro è uscito nel 2014, il secondo nel 2016. I personaggi dei libri, in questo modo, arrivano a somigliare ai personaggi dei film, e allo stesso modo lo scrittore si avvicina come figura all’attore: entra, con la sua personalità, nei diversi ruoli che ricopre, e questi ruoli (il melanconico; il cattivo; lo sfacciato) riescono a dialogare tra loro pur attraverso diverse pellicole, o libri. C’è un grande tema che attraversa le opere più importanti di Starnone, e a sua volta è capace di generare sotto temi che hanno la forza di crescere autonomamente, come talee da subito ben radicate: il tema-pianta è la famiglia, e da qui nascono: il matrimonio, il tradimento (moltissimo tradimento), l’amore, i fallimenti, la giovinezza, la vecchiaia. Naturale quindi chiedersi: quanto auto c’è, nella fiction di Domenico Starnone?

Domenico Starnone - writer

La struttura di Scherzetto si regge principalmente sul rapporto tra giovinezza e vecchiaia: i protagonisti sono il già citato Daniele Mallarico e il nipote di quattro anni, Mario. Il nonno si trova, per alcuni giorni, a dover fare da custode e balia al praticamente sconosciuto e petulante bambino. Mallarico è un illustratore con un certo successo in passato, vive a Milano da decenni, si è lasciato la città natale, Napoli, alle spalle in molti modi e per molti motivi. Il ritorno a Napoli lo porta a confrontarsi con una serie di fantasmi: il matrimonio passato, i tradimenti subiti, la fragilità del corpo di vecchio, il declino dell’interesse del mondo editoriale, ormai trentenne e quarantenne, nei confronti di un vecchio. Il fatto che gli spettri che visitano Daniele Mallarico nella sua vecchia casa di Napoli siano così comuni è uno dei tratti distintivi di Starnone. Ma non è soltanto una declinazione del paradigma hemingwayano per cui bisogna scrivere delle cose e delle persone che si conoscono meglio: qui non ci sono guerre, dannazioni, eroi caduti, ma cose più intime e impalpabili: sono anche persone, ma soprattutto sentimenti. Non è un caso che la dimensione domestica sia così fondamentale nei romanzi di Domenico Starnone, anche concretamente: gli interni sono i palcoscenici principali su cui si svolge un’azione che è anche e soprattutto psicologica. A questo punto va sottolineato come Starnone sia uno scrittore preciso senza essere pedante. Sa descrivere in modo dettagliato gli ambienti, ma non in un unico, minuzioso passaggio. Lo fa a poco a poco, tra una colazione e una notte con poco sonno. Finisce, così, che le vedi perfettamente le tapparelle verdi sugli infissi vecchi, il balcone piccolo e trapezoidale e il freddo dell’aria respirato con la sigaretta guardando il casino che c’è sotto, a piazza Garibaldi.

È in questi ambienti, molto teatrali che vanno in scena le storie familiari su cui si fonda l’opera di Starnone. Il romanzo con cui vinse i premi Strega e Napoli nel 2001 prende addirittura il nome dalla via in cui Federì, Mimì e Rusinè abitano per un periodo della loro vita, centrale nell’intreccio: via Gemito. I cambi di abitazione, in Via Gemito, sono anche cambi di destino, sono capitoli della vita di famiglia. In Lacci la casa saccheggiata dai ladri è il motore di tutta l’azione del romanzo, perché una casa nasconde segreti, dopo decenni di matrimonio, e un cassetto vuoto può aprire abissi d’angoscia su un passato che si pensava al sicuro. A proposito: il passato. Nei romanzi di Starnone il passato è il tempo più presente, perché sono spesso romanzi di ricordi, di bilanci: succede in tutti quelli già citati, e anche ne L’autobiografia erotica di Aristide Gambìa, storia di un uomo che fa un bilancio sessuale della sua vita, l’ennesimo caso in cui compare un protagonista coetaneo, o quasi, del vero scrittore. Si torna alla curiosità: quanta vita di Domenico Starnone c’è nei suoi personaggi? Domenico Starnone si auto-analizza attraverso la scrittura? È stato capace di tagliuzzare la sua vita e disporre i pezzetti in un’opera letteraria? La risposta a queste domande, in realtà, non è importante. Quello che importa, penso aspettando un altro romanzo, un’altra cartella di indizi, è essersele poste.

Tre brevi estratti da Scherzetto

Qualche tempo dopo la morte di mia moglie, avevo guardato tra le sue carte e mi ci era voluto poco per rendermi conto che, mentre ero distratto giorno e notte dalle piccole dure battaglie per la mia affermazione artistica, lei mi aveva tradito spesso, già pochi anni dopo che c’eravamo messi insieme. Perché. Non se lo spiegava nemmeno lei, faceva solo ipotesi. Per ricordarsi che c’era. Per darsi un po’ di centralità.

Il piacere sessuale, sganciato definitivamente dalla riproduzione di cui all’origine era solo l’incentivo, sbrodolava umori di continuo per tutto il pianeta, in ogni stagione, e non c’era controllo possibile, ciò che doveva accadere sarebbe comunque accaduto, era una spinta franosa dei corpi che travolgeva spietatamente mogli, mariti, figli, affetti, economie.

Finché aspiravamo in pochi a grandi cose, credere alla nostra natura straordinaria era stato un atto privatissimo di fede. Sentirci unici c’era venuto facile, e darne prova mah, era bastato qualche piccolo successo, un po’ di presunzione, l’esibizione di segni di depressione o follia che ben quadravano coi luoghi comuni sul talento. Col tempo, però, l’eccezionalità era dilagata.

Foto all’interno: Alessandro D’Urso (LUZ); in home: Vittorio Zunino Celotto (Getty Images).
Dal numero 29 di Studio.
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