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Charli xcx sarà produttrice e protagonista del nuovo film di Takashi Miike Chiusa ufficialmente la brat summer, la cantante ha deciso di dedicarsi al cinema.
A Parigi hanno dimostrato che la migliore arma contro l’inquinamento è la pedonalizzazione delle città Negli ultimi dieci anni più di 100 strade sono state chiuse al traffico e l'inquinamento è calato del 50 per cento.
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.

Designer di Stato

Vita e opere di Andrée Putnam, scomparsa sabato scorso, decoratrice del socialismo francese, icona ante litteram tra Coco Chanel e Achille Castiglioni.

24 Gennaio 2013

Tabagista, anoressica, androgina, come una vera icona francese dev’essere. Tra Coco Chanel e Achille Castiglioni, con un tocco Upim. È morta sabato scorso Andrée Putman, inventrice del décor degli anni Ottanta francesi, continuatrice di una tradizione di amuseur di corte. Una delle poche signore a potersi vantare di essere nata e morta nel Sesto arrondissement.

Nata nel 1925 Andrée Christine Aynard, proveniva da una famiglia di discreti eccentrici: il nonno  Édouard Aynard era il fondatore della banca Aynard et fils, mentre la nonna era una signora Rose de Montgolfier, discendente di quell’Etienne che nel 1783 in tempi pre-rivoluzione dilettava la poco fortunata famiglia di Luigi XVI con i suoi esperimenti aerostatici. Nel feudo dei Montgolfier, l’abbazia cistercense di Fontenaye, dove è cresciuta, Andrée aveva appreso velocemente i contrasti, il less is more, una certa asciuttezza delle linee, il senso dello Stato. «Il lusso ostentato è una cosa inquinante che mi fa orrore. Mi interessa l’essenziale, la struttura, la colonna vertebrale delle cose» sosteneva.

Pianista talentuosa ma con madre professionista che la mobbizzava come nel peggiore Bergman, Andrée non va a scuola ma studia da casa anche per una caduta di bicicletta. Va però a bere al Flore, dove incontra Artaud, gli inamovibili Sartre-de Beauvoir, Juliette Gréco, forse il fantasma di Barney Panofsky. Scrive articoletti per Elle e per l’Oeil. Nel 1958, per noia, sposa il critico e collezionista Jacques Putman, e insieme decidono di mettere su il reparto “casa” dei grandi magazzini Prisunic. Il business plan è quello di «fare cose belle al prezzo di cose brutte» – tra cui stampe di Sébastian Matta a 100 franchi (20 euro odierni). È un grande successo, come una Zara Home fatta da Gae Aulenti. Nel frattempo Andrée riscopre la noia e la moda: si separa, lavora per Issey Miyake, Claude Montana, Thierry Mugler. Inventa Jean-Charles de Castelbajac. Soprattutto impiega il tempo a incarnare lo spirito dei tempi: organizza eventi (non ancora chiamati così) in luoghi post industriali (mette su la sede della sua nuova società di tessile Créateurs et Industriels in un vecchio deposito delle ferrovie francesi, battendo sul tempo tutte le Gare d’Orsay); è la prima donna francese ad abitare in un loft secondo Wikipedia (sic).

Ma è negli anni Ottanta che diventa designer di Stato; nel 1984 restaura con pochi mezzi (e quindi con grande successo) il newyorchese Hotel Morgans, suo manifesto estetico-strutturale: il trionfo della marmetta simmetrica romana col rubinetto industriale da astanteria, del mosaico non ancora bisazza e dunque esotico, della nicchia e della vasca antica rilaccata opaca (tutte cose non scontate, in quei tempi). Poi fonda Écart (scarto) con cui si mette a rieditare grandi classici del design del Novecento: René HerbstJean-Michel FrankRobert Mallet-Stevens, ma anche Mariano Fortuny e la sua sosia-omologa irlandese Eileen Gray: stende sul lettino dello psicanalista buona parte del design collettivo rimosso del ‘900 e lo rimette in produzione in forma impeccabile per le masse danarose. Che nel frattempo sono preoccupate: sono i primi anni Ottanta e come racconta Alicia Drake nel suo Beautiful People (Denoël, 2008) a Parigi il terrore dei socialisti corre tra i ricchi; Lagerfeld (per cui disegna i primi negozi) e Saint Laurent progettano di espatriare e si sentono come Luigi XVI, anzi forse più consapevoli; i Rothschild chiudono i palazzi, e di lì a poco saranno statalizzati (altro che patrimoniale).

Sono gli anni in cui lo spijn doctor Jacques Séguéla fa limare i canini a François Mitterrand per le sue foto della campagna elettorale (claim: Une force tranquille) in epoche pre-photoshop e di dentisti compiacenti. Putman agisce da ambasciatrice e forza tranquillizzatrice proprio verso quel mondo; disegna le quinte minimaliste e optical della Repubblica Socialista e apre la via francese al design. Il sistema-paese saprà ricompensarla: fa le boutique per i grandi stilisti, ma anche gli interni funerari e grigini del Concorde Air France, e soprattutto l’ufficio del ministro della Cultura Jack Lang, stanza dei bottoni griffata che poi passerà al premier Lionel Jospin. Putman non si riterrrà però responsabile delle malattie senili del design francese: nel 1984, mentre disegna il Morgans («non esistono materiali preziosi e materiali poveri», demolendo marmi e décor), Philippe Starck fa il Café Costes e si prepara a spremiagrumi generazionali e poi derive espressioniste che non le piaceranno per niente. Realizzerà poi un’opera molto controversa, la villa a Tangeri della diabolica coppia BHL-Arielle Dombasle.

C’è un video su Internet tratto da un programma che si intitola forse ironicamente “Droit de savoir” in cui i due committenti progressisti vengono ritratti insieme all’architetta. La voce fuori campo mostra la presentatrice che «fa i suoi quarantacinque minuti di nuoto mattutino» in una piscina a sfioro forse pionieristica (è del 1990) mentre il filosofo bling bling di regime concepisce pensieri fondamentali su uno sfondo di moleskine d’epoca. Poi la camera stacca sull’architetta, visibilmente a disagio, prigioniera della coppia per niente minimalista. Ma per Ésprit d’état, questo e altro.

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