Hype ↓
11:54 lunedì 17 novembre 2025
C’è una app che permette di parlare con avatar AI dei propri amici e parenti morti, e ovviamente non piace a nessuno Se vi ricorda un episodio di Black Mirror è perché c'è un episodio di Black Mirror in cui si racconta una storia quasi identica. Non andava a finire bene.
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.

Contro Apatow

In occasione dell'arrivo nelle sale italiane di This is 40, una presa di posizione contro un "grande moralista" di Geeks and Freaks.

03 Luglio 2013

Ho sempre odiato Judd Apatow e ho visto tutti i suoi film da regista e gran parte di quelli che ha prodotto. Trovo che i suoi film contengano sempre una morale soffocante e la impongano a tutti i costi regolando con sapienza gesuitica i conati di vomito e gli amplessi mancati per approdare sempre e comunque, con la stlapstick e la volgarità, al porto sicuro delle scelte giuste e dei finali perbene con maturazione dei protagonisti – proprio come non succede quasi mai nella realtà. Due cose mi sono state rimproverate quando sul sito di Studio ho espresso il mio odio in un pezzo in tre parti di diciassette cartelle complessive, una specie di processo con battute di dialogo e giri di trama sul banco degli imputati: 1) è solo una commedia, non vale questo sforzo di comprensione; 2) devi vederti Freaks and Geeks, la sua serie clamorosa ambientata negli anni Ottanta, andata in onda nel ’99-2000, chiusa dopo un solo anno, che ha lanciato Seth Rogen, James Franco e Jason Segel: quella sì è una commedia fuori di testa e ti farà ricredere.

Allora di recente me la sono procurata e ho iniziato a guardarla (per il punto uno: vale lo sforzo di comprensione, perché quando ridiamo diamo giudizi e se ridiamo insieme a un conformista diamo giudizi conformisti – lo so perché ho fatto gli scout in un gruppo fascista e li si rideva di chi era vestito male e di chi non scopava).

Si capisce perché è diventato un culto: Apatow aveva già la mano leggerissima e una convinta, rotonda mancanza di nichilismo.

I freak sono il gruppo di Segel, Rogen e Franco, disadattati del liceo che fanno sega, girano in macchina, bevono e sono scemi. I geek sono tre secchioni caratteristici, uno con gli occhiali spessi, uno grassoccio ed ebreo, un altro bianchissimo ed efebico. Intorno ai due gruppi fermenta l’adolescenza americana cosiddetta normale: cheerleaders, bulletti, jocks della squadra di football. Il solito materiale di tutte le sitcom e i fumetti e i film americani, ma si capisce perché è diventato un culto: Apatow aveva già la mano leggerissima e una convinta, rotonda mancanza di nichilismo.

I due gruppi di disadattati orbitano attorno alla famiglia americana perfetta da sitcom. Padre e madre emotivi, buffi, saggi, e un figlio maschio e una figlia femmina. Il maschio è l’efebico bianchissimo del giro dei geek: è un po’ represso, vorrebbe piacere alla cheerleader buona, è un figlio obbediente ma a volte si surriscalda perché vorrebbe uscire dal suo personaggio. La figlia femmina è il centro della serie: già perfettamente grunge nonostante si sia all’inizio degli Ottanta, Lindsay è una ragazza studiosa (con compagna di studi fanatica religiosa) che sta scoprendo di non amare le regole e di essere stufa del conformismo che si respira nella sua scuola. Perciò ha cominciato ad accompagnarsi ai freak, a saltare la scuola, a distruggere le zucche di Halloween, a fregarsene di tutti.

Dai suoi giri in macchina con gli spostati Franco, Segel e Rogen ci si aspetterebbero cose varie da racconti liceali: la scoperta di sesso, droga e rock and roll, un conflitto serio con i genitori, un crollo del rendimento scolastico. Invece, il tema centrale di ogni puntata Freaks and geeks è questo: Lindsay sente la voglia di ribellarsi, vuole la libertà, vuole fare di testa sua, la segui, sei dalla parte sua, la vedi sbocciare insieme ai freak, e invece a un certo punto il suo desiderio di ribellarsi la mette nei guai e la saggezza della tradizione la riporta al suo posto. Il che è visto come un finale degno, va in scena con musiche lente e inquadrature ravvicinate.

Nella prima puntata, la famiglia è preoccupata perché Lindsay non vuole partecipare alle olimpiadi matematiche. Per tutta la prima parte, la faccenda viene messa in scena come un progresso per Lindsay. Lindsay si rifiuta di andare al ballo della scuola perché è anticonformista. Viene mandata dallo psicologo, un rimasuglio hippie coi capelli lunghi e radi dalla parlata strana che cerca di convincerla ad andare al ballo e a partecipare alle olimpiadi matematiche. Nel frattempo Lindsay si intestardisce in una missione idealista: far cessare le prese in giro a uno studente ritardato. Nel tentativo di difenderlo da due bulli, si ritrova a farlo sentire ancora più inadeguato. Allora per compensare dichiara che andrà al ballo con lui.

L’anticonformismo di Lindsay si risolve nell’andare comunque al ballo (simbolo del conformismo più assoluto), ma andandoci da persona libera e brava – a braccetto con il ritardato, e a servire punch al tavolo delle bevande. Apatow trova molto carini i finali in cui un misfit finisce col fare la cosa che fanno tutti – solo con un po’ di spirito: Apatow vuole offrire all’anticonformista una via personale al conformismo. (Mentre rileggo il pezzo mi chiedo se non sia il suo un tentativo politico – direi quasi democristiano – di far sentire il misfit parte della società, come a scongiurare la deriva da caso umano che porterebbe, secondo l’interpretazione più ovvia del problema, a episodi come la sparatoria di Columbine)

Qui il moralismo dell’impianto narrativo è ancora più sfacciato: si capisce che tradire la fiducia dei genitori è stata una pessima idea.

Nella seconda puntata, si parla dell’altro grande tema della commedia adolescenziale americana: la festa quando partono i genitori. Qui il moralismo dell’impianto narrativo è ancora più sfacciato: Lindsay organizza una festa a casa sua per risultare interessante agli occhi di James Franco (jamesdeaniano, cazzonissimo, bello, psicologicamente piatto, buffo), e nel corso della puntata si capisce che tradire la fiducia dei genitori è stata una pessima idea, perché alla festa sarà pieno di sconosciuti scrocconi molesti, e in fondo a James Franco di lei importa poco, si metterà a pomiciare sul letto di Lindsay con la nemica di Lindsay. Intanto, i geek, per evitare che la festa degeneri e la casa vada distrutta, hanno svuotato il barilotto riempiendolo con birra analcolica. Alla festa si dimostrano tutti dei poser fingendosi ubriachi. Il che mostra a Lindsay che tutta l’impresa della festa è maligna: i giovani vogliono solo fare casino e distruggerle casa. Suo fratello la guarda malissimo. Lindsay si pente.

Nella terza puntata si parla di Halloween. Lindsay gironzola in macchina con Franco e gli altri, lanciano uova addosso ai bambini e con una mazza da baseball sfondano le zucche appese fuori dalle case: sono un simbolo indecente del conformismo suburbano e i freak le odiano. Per andare con loro, Lindsay si è rifiutata di stare alla porta con la madre consegnando biscotti ai ragazzini mascherati. Risultato del giretto in macchina e dell’abbandono della madre: in un lancio delle uova indovinate chi prendono in pieno? Ovviamente il fratellino inerme di Lindsay, che ci rimane malissimo e la guarda male. Come finisce la cosa? Lindsay si pente e passa il resto della serata in casa con la madre a perpetuare la tradizione del dolcetto o scherzetto.
Fin dall’inizio, tre su tre, Apatow ha messo in scena una ribelle che alla fine dell’episodio si pente di essere ribelle. Com’è possibile che Apatow sia considerato uno che ha rinnovato la commedia americana? Dalle prime tre puntate il progetto era chiaro: Dio, patria e famiglia, e avete dieci minuti per andare a pomiciare in cortile.

Leggi anche: Per Apatow, di Mariarosa Mancuso.

Dal numero 12 di Studio

Illustrazione di Stefano Monfeli

Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.