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Senza L’anno che verrà non sarei mai sopravvissuto al Capodanno in famiglia

Il concerto di fine anno della Rai sarà spesso bruttino, talvolta anche imbarazzante, ma è una formidabile arma di distrazione di massa per chi vuole evitare pericolose discussioni con parenti molesti.

di Francesco Gerardi

Ogni anno, l’ultima notte dell’anno io penso a Cristiano Malgioglio. In realtà, a Malgioglio ci penso per buona parte di dicembre, il mese in cui lui tocca il picco produttivo – è così da anni, posso dimostrarlo ma voi fidatevi – in vista de L’anno che verrà, il concerto di Capodanno della Rai, il suo personalissimo Sanremo (l’accostamento potrà sembrare improprio, ma dal punto di vista produttivo L’anno che verrà è per la Rai uno sforzo e un costo secondo soltanto, appunto, a Sanremo). Solo a dicembre, due nuovi singoli (“Rosa Tormento” e “Rosa Mentirosa”) accompagnati da altrettanti video e da una manciata di contenuti social a tema natalizio. Quest’anno la chicca sono stati gli auguri fatti su Instagram assieme a Iva Zanicchi e Orietta Berti, in un video giocosamente intitolato “Gli auguri di Natale perfetti non esist…”, un contenuto così ben riuscito che Malgioglio lo ha postato, identico, due volte in tre giorni. «Auguri a voi tutti amici stupendi di Instagram. Felicità Immensa sempre. Vi si ama», scrive nella caption di un altro post, ovviamente preparatorio: è un video girato durante un concerto, lui è sul palco che canta “Rosa” – non si capisce quale, se quella tormento o quella mentirosa – attorno a lui zampetta il consueto, vivacissimo corpo di ballo. È preparazione, è preludio: Malgioglio lo sa che c’è chi, come me, aspetta L’anno che verrà solo per lui: per vederlo cantare dal vivo i singoli nuovi, certo, ma anche per i classici (“Caro direttore”: «Lei potente, io niente, eroe di mamma mia solame-e-ente»), i quasi classici (“Sbucciami”, “Danzando danzando”, “Mi sono innamorato di tuo marito”), gli outfit (riuscirà anche quest’anno a stupirci con la composizione della sua Santissima Trinità guanti-capospalla-montatura degli occhiali?).

Alla fine di un mese nel quale abbiamo parlato solo di chi a Capodanno doveva esserci e poi non c’è stato – a Roma dovevano essere Tony Effe, Mahmood e Mara Sattei, saranno i Culture Club con Boy George compreso nel prezzo, Gabry Ponte e la Pfm – è giusto celebrare Cristiano Malgioglio, che ogni anno, l’ultima notte dell’anno, c’è. «L’importante è finire», sussurrava, eccitato e sfinito, nella sua canzone capolavoro: lo è davvero, l’importante è finire l’anno, finirlo con L’anno che verrà, non importa se quest’anno tocca andare a prendere il freddo sul lungomare “Italo Falcomatà” di Reggio Calabria, non fa niente se bisognerà uscire a cantare una volta alle 22, un’altra alle 23, poi di nuovo a mezzanotte per il conto alla rovescia, lo stappo del bottiglione di spumante, il brindisi, i baci e gli abbracci, sculettare nel trenino che va sulle note di “Maracaibo”, stare in scena con il cappotto tutto abbottonato e poi correre dietro le quinte a tracannare bevande bollenti nel tentativo di proteggere le corde vocali dal freddo. L’anno che verrà non sarà il concerto di Capodanno che ci meritiamo ma è quello di cui abbiamo bisogno perché, lo sappiamo anche se non lo ammettiamo, il cenone è in gran parte mito, fantasia, immaginario: in tantissime case, tantissime persone alle 22 hanno già finito le portate principali e quelle due ore che separano da mezzanotte, stappo, botti, auguri e saluti non sanno proprio come riempirle. Per esperienza personale so che da questo vuoto, se lasciato all’autogestione di familiari e amici, potrebbero emergere mostruose discussioni su fatti di politica e temi di attualità. Zii miti e dolci che si rivelano estremisti di destra, cugini tonti che propongono agli anziani della famiglia di investire le loro pensioni in Dogecoin perché adesso che Elon Musk è il re del mondo non c’è scelta più saggia. L’amico filorusso che vuole tornare agli accordi di Minsk e quello no vax che ancora vuole parlare non del vaccino ma del “siero-genico-sperimentale-provvisorio”. Per esperienza personale so che la maniera per evitarsi tutto questo dolore anche nell’ultima notte dell’anno è prendere il telecomando, accendere la televisione e andare su Rai 1. L’anno che verrà farà il resto, distrazione di massa dall’impareggiabile efficacia, senza la quale non sarei sopravvissuto a nessuno dei tanti cenoni di Capodanno in famiglia della mia vita.

Malgioglio farà ovviamente la sua parte ma assieme a lui ci saranno tanti altri eroi per una notte: Ricchi e Poveri, Anna Oxa, Diodato, Arisa, J-Ax, Patty Pravo, Big Mama, Sal Da Vinci, Nino Frassica, Rettore, Clementino, Romina Power, Ermal Meta, Alex Britti, Leo Gassman, Sandy Marton, Los Locos, Alma Manera, Agostino Penna, questi gli eroi di quest’anno, oggetti di battute facili (è ancora vivo? / che fine ha fatto! / e questo chi è) e melense nostalgie, a ogni generazione la sua, per una notte, per un paio d’ore in attesa della mezzanotte, va bene così (e sicuramente meglio questo che l’attualità, la politica). Il conduttore Marco Liorni – l’onore e l’onere glielo ha lasciato Amadeus, che forse ha scelto di andarsene sul Nove anche perché lì il 31 niente eventi speciali, soltanto repliche – nella conferenza stampa di presentazione ha detto che lui a questo evento, a questa notte ci sta pensando da luglio. Lo capisco benissimo, Liorni: vivrà l’incubo di passare un Capodanno come quello vissuto da Amadeus nel 2016, fine anno orribile durante il quale una bestemmia fu mandata tra i messaggi di auguri in sovrimpressione, la mezzanotte fu festeggiata con un minuto buono di anticipo e il co-conduttore Claudio Lippi si sentì pure male durante la diretta (per lui ultimo dell’anno in ricovero al Madonna delle Grazie di Matera). Ammetto però che anche io all’Anno che verrà ci penso da moltissimo tempo, magari non da luglio come Liorni ma certamente con una preoccupazione che Liorni, beato lui, non s’immagina nemmeno. Temevo che TeleMeloni arrivasse pure qui, pure all’ultima notte dell’anno, pure sul lungomare “Italo Falcomatà” di Reggio Calabria, che Malgioglio sarebbe stato sostituito con Povia, Sandy Marton con Enrico Ruggeri, Nino Frassica con Andrea Pucci, che a condurre sarebbe stato Pino Insegno. A quel punto mio padre, le cui mani non si allontanano mai troppo dal telecomando, avrebbe deciso che l’evento è troppo di destra per essere guardato. Dell’alternativa su Canale 5 – quest’anno sul palco Alberto Urso, Baby K, Berna, Cioffi, El Ma, Grelmos, I Desideri, LDA, Ludwig, Marco Masini, Mida, Mietta, Orietta Berti, Paola e Chiara, Paolo Meneguzzi, Riccardo Fogli, Riki, Spagna, Umberto Tozzi e Vida Loca, conducono Federica Panicucci e Fabio Rovazzi, è prevista una “partecipazione speciale” di Gigi D’Alessio (che fa, non canta? Balla? Recita il monologo sull’antifascismo che Antonio Scurati non ha mai recitato su Rai 3? Questo sì che sarebbe un colpo di scena) – non se ne parla nemmeno: Berlusconi, per quelli come mio padre, non è mai morto, Mediaset sarà sempre un luogo proibito, pure a Capodanno.

Se questo scenario, la peggiore delle ipotesi, si fosse realizzato, non so cosa avrei fatto. I concerti di fine anno di Torino e Venezia saranno anche più cool, meno strapaese, ma in tv non li trasmettono. Caricare tutti in macchina e andare al Paleur di Roma a sentire Tony Effe sarebbe stato logisticamente impossibile. Convincere tutta la famiglia a seguire Capodanno con Radio 2 – diretta dalle 22:30 da piazza San Domenico di Foligno, sul palco i BNKR 44, i Rockets e la Social Band con Frances Alina Ascione, conducono Diletta Parlangeli e Saverio Raimondo – sarebbe stato difficile ma forse non impossibile: il concerto viene trasmesso anche in tv, canale 202 del digitale terrestre. Per fortuna, però, il worst case scenario anche per quest’anno rimane periodo ipotetico dell’irrealtà: non è successo, Liorni ha confermato «l’esplosione di musica, gioia ed energia» (la parola energia torna spessissimo nella narrazione di questo evento, probabilmente per ricordare al pubblico presente in piazza di muoversi spesso e molto perché l’energia cinetica autoprodotta sarà la loro unica fonte di riscaldamento fino al rientro a casa). Non avevo motivo di dubitare della sua parola, ma la conferma di quanto ha detto l’ho avuta solo quando ho letto i nomi dei partecipanti al concerto e ho scoperto che anche quest’anno, come tutti gli anni, all’Anno che verrà Cristiano Malgioglio ci sarà.