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Perché City Lights, la libreria di Ferlinghetti, è stata importantissima

24 Febbraio 2021

Prima luogo di riferimento per gli scrittori della Beat Generation (Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William S. Burroughs, Gregory Corso e molti altri), poi un simbolo della cultura e dell’editoria alternativa. È ciò che è stata (ed è) City Lights, storica libreria fondata a San Francisco nel 1953 dal poeta ed editore Lawrence Ferlinghetti, scomparso il 23 febbraio all’età di 101 anni. Un luogo di aggregazione, quindi, ma anche un «punto di partenza», come ha scritto il Guardian in un articolo del 2013, per la diffusione del pensiero beat e delle idee progressiste.

City Lights, come uno dei film più belli di Charlie Chaplin. «Quando sono entrato ero così intimidito che guardavo a malapena i libri sugli scaffali, magari raccogliendone uno ogni tanto, e fingendo di leggerlo per poter stare dentro un po’ di più», ha scritto Evan Karp. Fu con Ginsberg che Ferlinghetti divenne definitivamente editore, pubblicando Howl, ovvero Urlo, il poema manifesto del 1956 della Beat Generation, un libro che creò scandalo (tanto che costò a Ferlinghetti un periodo di detenzione per diffusione di oscenità). Howl faceva parte della collana Pocket Poets, dedicati alla diffusione dei libri messi ufficialmente al bando o censurati.

Karp ha descritto la libreria, fondata insieme al professore e libraio Peter D. Martin così: un negozietto con «una sala poesia che ospita la maggior parte degli eventi relativamente piccola, può contenere forse 30 persone, eppure ci organizza anche dei mini festival», il tutto poi raccontato sul sito di City Lights, una finestra sul mondo di Ferlighetti usata come un blog. Complessivamente, City Lights pubblica più di una dozzina di libri all’anno, con lo stesso minuscolo staff di sempre, un posto che sembra assolutamente normale, «eppure la riverenza entrando è grandissima. Le persone sono spesso invitate a sedersi nel seminterrato o nella sala poesia e leggere interi libri se lo desiderano (e molti sostengono che non ci sia posto migliore per farlo), anche se non li comprano».

Come spiega Pbs News, il negozio ha resistito a tutto, a Internet, alle catene di supermercati e agli affitti elevati che hanno portato alla chiusura di numerose librerie nella Bay Area, e durante tutti questi anni City Lights è rimasta uno sbocco culturale per molti, di cui la sezione dedicata ai libri che “favoriscono l’attività rivoluzionaria”, è emblema. Un luogo in cui i dipendenti potevano (e possono ancora, se vogliono) ottenere il giorno libero per partecipare a una protesta. La libreria ce l’ha fatta anche a sopravvivere all’epidemia di Coronavirus, quando City Lights è stata costretta a chiudere e ha richiesto 300 mila dollari per rimanere in attività. Una campagna ne ha raccolti rapidamente 400 mila. Ferlinghetti, alto e barbuto e con gli occhi azzurri, sapeva essere pacato, anche introverso e reticente in situazioni sconosciute. Ma era forse il poeta più interessato alla dimensione collettiva e comunitaria, di cui City Lights rimarrà sempre un esempio. Come aveva spiegato in Little Boy, “romanzo” di memorie  pubblicato dal poeta nel 2009 per celebrare i suoi 100 anni: «Sono la coscienza di una generazione».

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