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Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.

Storia di Christopher Little, l’uomo che scoprì Harry Potter

Scomparso pochi giorni fa, è stato il primo a credere in J.K. Rowling senza mai rivendicare apertamente il proprio successo.

di Studio
28 Gennaio 2021

Nel 1995, le strade di Christopher Little e J.K. Rowling si incontrano dopo tanti tentativi falliti. Quelli di lei, autrice indigente di un romanzo nato idealmente da un viaggio in treno da Manchester a Londra, e quelli di lui, allora agente letterario in difficoltà. Perché se a oggi Harry Potter è ancora uno dei maggiori successi letterari (e cinematografici) di sempre, è solo grazie a una persona come Christopher Little, fondatore negli anni Settanta dell’agenzia letteraria che porta il suo nome, scomparso qualche giorno fa nella sua casa di Londra all’età di 79 anni.

La storia della nascita del primo libro, e soprattutto della stesura, in un piccolo pub di Edimburgo, l’Elephant House, è nota a tutti per quell’alone leggendario che la circonda sin dai primi tempi. J.K. Rowling, madre single spiantata nel 1995 inviò a Mr. Little i primi tre capitoli del suo primo libro, dopo aver trovato il suo nome in un elenco di agenti letterari. Non sapeva assolutamente niente di lui. L’unico motivo per cui scelse proprio quel nome fu solo perché in qualche modo gli ricordava un personaggio di un libro per bambini. Fu l’inizio di quella che, come ricorda il New York Times, un quotidiano britannico definì «la relazione di maggior successo commerciale nella storia della letteratura».

Christopher John Little, il “Signor Little” come lo chiamava Rowling, era nato il 10 ottobre 1941 a York, nel nord-est dell’Inghilterra, figlio di Bernard Little, ufficiale dell’Ordine dell’Impero britannico e poi medico legale, e di una segretaria, Nancy Pickersgill. Dopo aver lasciato la scuola a 16 anni per lavorare nell’azienda tessile di suo zio, e dopo essersi trasferito in Francia per lavorare in un’altra azienda tessile dal 1965 al 1974, ha vissuto a Hong Kong e in altre città in Asia. Vendeva forniture per ufficio, panni di lana, e anche fondi comuni di investimento, costruendosi una reputazione da perfetto e infallibile negoziatore. Dopo il ritorno in Inghilterra, venne per caso contattato da un amico nel 1979, Philip Nicholson, che aveva vissuto a Hong Kong e conosceva l’abilità finanziaria e persuasiva di Little, a cui chiese di aiutarlo a vendere il suo primo romanzo, un thriller che aveva scritto con lo pseudonimo di A.J. Quinnell. Man on Fire ha venduto 7,5 milioni di copie ed è stato adattato due volte per il cinema, l’ultima nel 2004, con Denzel Washington.

Christopher Little (Photo by Jean-François Rault/Corbis via Getty Images)

Fu proprio questo successo iniziale, quasi fortuito, a convincere Little ad aprire la Christopher Little Literary Agency, più come hobby in realtà, non si sentiva portato davvero per la letteratura (e infatti ha sempre prediletto la narrativa di genere, dai gialli ai libri per bambini).  Eppure, passatempo o meno, nel 1992 con una scuderia di circa 20 scrittori, la sua agenzia iniziò a essere riconosciuta dalle case editrici, se non fosse che nel giro di pochi anni, a causa della mancanza di nuovi grandi successi come la prima pubblicazione, Little si stesse trovando in un momento difficile, con il suo ufficio vicino alla Victoria Station, nel centro di Londra, sommerso da pile di manoscritti e nessuno che andasse davvero bene. Nel ’95 Rowling gli mandò il suo.

Iniziò la vera storia dietro alla storia. Christopher Little presentò quella prima forma di Harry Potter e la pietra filosofale a 12 editori. Ricevendo 12 rifiuti in risposta. Riuscì a venderlo per circa 2.500 sterline, una cifra esigua, ma non era importante: la sua idea era quella di vendere infatti solo i diritti per pubblicarlo in Gran Bretagna e nel Commonwealth, chiedendo royalties elevate. Quando il romanzo divenne un successo in Inghilterra, l’agente vendette i diritti al mercato americano per poco più di 100.000 dollari e, subito dopo, i diritti del film per 1,8 milioni di dollari.

Nonostante il successo e la profonda stima reciproca, la relazione non durò. Nel 2011 Rowling si divise dal suo agente, scegliendo di farsi seguire invece proprio dall’avvocato dell’agenzia di Little, Neil Blair, che aveva lasciato il lavoro per alcune divergenze. Il signor Little, scioccato, minacciò di farle causa, ritirandosi dopo aver ottenuto da Rowling una somma mai rivelata. «Christopher Little è stata la prima persona nel settore editoriale a credere in me», ha rilasciato lei in una dichiarazione dopo la sua morte. Chi li conosceva e ha potuto seguire la vicenda dagli inizi, ha sempre evidenziato il fatto che Little non rivendicasse mai il merito del suo successo (Rowling è la prima autrice ad aver guadagnato più di un miliardo di dollari dal suo lavoro), rimanendo sempre presente sullo sfondo. Accanto a lei alle presentazioni dei libri, alle premiere, e mai sotto ai riflettori.

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