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Si sta parlando benissimo di Black Panther
Uscirà nelle sale italiane il 14 febbraio, ma intanto è da qualche giorno che in America e in Inghilterra escono recensioni entusiastiche di Black Panther, il nuovo film Marvel basato sul primo supereroe nero, creato da Stan Lee e Jack Kirby – con nome che precede di pochi mesi l’omonimo movimento politico – e apparso per la prima volta in una storia dei Fantastici Quattro nel 1966.
Interpretato da Chadwick Boseman, già apparso in Civil War, il film racconta il ritorno del personaggio, nel suo Paese natale, l’immaginaria Wakanda, descritta come la più povera nazione africana, ma con in realtà molti segreti sotto la superficie della povertà, ospitando l’unico (c’è anche una variante antartica, per la verità) giacimento di vibranio – il materiale con cui è costruito lo scudo di Capitan America – del mondo. Nicholas Barber, critico inglese, scrive per la Bbc, che il regista Ryan Coogler, ha condensato in questo film tutti i generi da cui la cultura nera è stata tradizionalmente esclusa, «un omaggio a James Bond, una fantasia fantascientifica, con un’immaginazione futuristica che culmina in combattimenti in stile Star Wars, ma anche un dramma geopolitico». Per Vulture è «insolitamente sensato per essere un film epico di supereroi, oltre che insolitamente avvincente».
Manohla Dargis ha scritto sul New York Times, chi si tratta di un film che scuote: «“Black Panther” meraviglia per il grande stile e le emozioni che produce attraverso una cosa che Hollywood raramente riesce ormai a ricreare: il mito», ma nello stesso articolo si legge anche che le questioni razziali «hanno implicazioni profonde, non nei termini manichei di buoni e cattivi, ma con riflessioni su passato e presente, e usi e abusi del potere». Anche su The Verge, si legge che «Il Black Panther di Ryan Coogler è diverso. Non solo per il tempo necessario su diversità e rappresentazione, ma anche perché è un film che ha qualcosa da dire e lo fa senza tradire la sua natura di film di supereroi. È coinvolgente, divertente, e pieno di spettacolo, ma segna anche un punto di svolta».