Il nuovo film di Kelly Reichardt, presentato a Cannes e distribuito in Italia da Mubi, non rientra davvero in nessuna delle tante definizioni che ne sono state date. Ed è proprio per questo che è così sorprendente.
Il caso SocialMediaGirls scoppiato in seguito alla denuncia della giornalista Francesca Barra è solo l'ultimo di una ormai lunga serie di scandali simili. Tutti prova del fatto che se non regolamentata, la tecnologia può solo fare danni.
Il suo nuovo film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e nelle sale dal 16 ottobre, è la sua opera più politica. Oltre che quella meno riuscita.
Il suo Familia ha sorpreso per l’eleganza e la profondità con cui tratta la violenza di genere, diventando il rappresentante italiano all'Oscar per il Miglior film internazionale. Lo abbiamo scelto come uno dei volti del Nuovo cinema italiano, tema del numero di Rivista Studio che arriva oggi in edicola.
Nessuna delle decine di migliaia di persone che ieri sono scese in piazza si illude di aver cambiato la storia. Ma momenti come questo sono tutto quello che resta e che, forse, ci aiuterà ad andare avanti.
Dalla vita ha avuto tutto: fama, bellezza, successo, ricchezza, riconoscimento. Ma erano altre le cose che gli importavano: la democrazia, il cinema indipendente, le montagne dello Utah, e opporsi a un'industria che ormai disprezzava.
L’urban exploration esiste da trent’anni almeno, ma grazie ai social e alla Fomo sta diventando un fenomeno pop. Per la rabbia dei veri appassionati, che alla differenza tra esploratori e viaggiatori tengono ancora moltissimo.
Molto probabilmente è uno dei film più cretini usciti negli ultimi anni, ma è anche uno dei più riusciti, divertenti, sorprendenti, imbarazzanti e consapevoli.
Cosa resta della serie più vista e discussa degli anni Venti? Il ricordo di quanto siamo rimasti colpiti dalla prima stagione, sicuramente. E la quasi indifferenza in cui sono uscite la seconda e la terza.
I temporali estivi, come quelli visti a Milano negli ultimi giorni, non hanno quasi più niente di normale. Si capisce, quindi, che scatenino reazioni che non hanno quasi più niente di razionale.
A Milano per la prima mostra dedicata ai suoi quadri, lo scrittore ci ha parlato di James, il romanzo con il quale ha vinto il Pulitzer, della prosa di Mark Twain e del perché Wittgenstein è uno stronzo.
Storie Instagram piene (di tessere elettorali, di inviti al voto, di improperi contro gli astenuti) e urne vuote: per l'ennesima volta, la politica fatta sui social si è dimostrata il più inutile degli strumenti.
La morte violenta di Martina Carbonaro ci lascia soltanto una certezza: non c'è limite alle nefandezze che certi maschi possono dire pur di dimostrare che il femminicidio non esiste.
Dopo la prima al Festival di Cannes, abbiamo incontrato il regista a Milano per parlare con lui del suo nuovo film, La trama fenicia, appena uscito nelle sale italiane.
L'autodefinitosi divo internazionale se l'è presa con tutto il cinema italiano, con Elio Germano, Luca Marinelli, i David, il circolino, l'amichettismo, le scarpe Clarks. È diventato già l'attore preferito dalla destra, anche se nessuno ha ancora capito cosa l'abbia fatto arrabbiare.
Si è appena conclusa una delle più discusse e apprezzate serie tv degli ultimi anni. Nata come ennesimo, innocuo spinoff di Star Wars, è diventata un'opera politica capace di parlare di antifascismo, rivoluzione e guerra.