Hype ↓
05:36 mercoledì 25 giugno 2025
Secondo una ricerca, per colpa dell’inquinamento acustico si va in depressione, ci si ammala gravemente e si muore anche In Europa la situazione è particolarmente grave: l'inquinamento acustico fa più danni del fumo passivo e del piombo.
Adesso anche Wikipedia ha una sezione dedicata ai giochi e all’enigmistica L'enciclopedia libera si unisce a New York Times, Atlantic, New Yorker e molti altri giornali che in questi anni hanno investito parecchio nella gamification.
A causa delle proteste dei veneziani, Jeff Bezos è stato costretto a spostare il suo matrimonio La festa finale, prevista per il 28 giugno nella Scuola Grande della Misericordia è stata spostata all'Arsenale. Per motivi di sicurezza, pare.
Mondadori ha lanciato una sua piattaforma per comprare e vendere libri usati Lo ha fatto in partnership con la startup francese Zeercle: funzionerà più o meno come il Libraccio, ma senza soldi.
In Francia i casi di piqûre, aggressioni con le siringhe ai danni delle donne, stanno diventando un grave problema Centoquarantacinque persone hanno denunciato di essere state vittime di queste micropunture nell'arco di una sola notte, quella del 21 giugno, durante la Festa della Musica.
Sally Rooney si è schierata a difesa di Palestine Action, un’organizzazione non violenta accusata di terrorismo dal governo inglese «Davanti a uno Stato che sostiene un genocidio, cosa dovrebbero fare le persone per bene?», ha scritto sul Guardian, condannando la decisione del governo inglese.
La nuova arma di propaganda preferita dell’Iran sono i Lego In particolare, cartoni animati che riprendono l'estetica Lego in cui si racconta che Netanyahu e Trump sono amici del diavolo.
Elio è il peggior esordio al botteghino nella storia della Pixar Il film ha incassato appena 21 milioni di dollari negli Usa e in Italia è rimasto sotto il milione di euro: nessuno prevedeva andasse così male.

Ritratti e autoritratti di Annie Leibovitz

Il rapporto con Susan Sontag, gli inizi con Rolling Stone: storia di un'artista e delle sue fotografie, in occasione dell'apertura della mostra Women a Milano.

09 Settembre 2016

Non è un autoritratto la foto del 2001 di Annie Leibovitz a cinquantuno anni, nuda, con la pancia di nove mesi e il seno rotondo come quello di qualsiasi donna incinta. Dai crediti si capisce che l’ha scattata Susan Sontag. Chissà se è stata una sua idea, quella di farle togliere gli inseparabili occhiali da vista e appoggiarli sul letto. Susan Sontag morirà poco tempo dopo, nel 2004, e la foto, che probabilmente era nata come scatto privato, finisce nel libro che Annie Leibovitz si ritrovò a mettere insieme cercando, tra gli amici e nel suo archivio, immagini per un libretto da regalare dopo il funerale.

Dentro A Photographer’s Life 1990-2005, di cui Leibovitz ha parlato come del lavoro a cui tiene di più, ci sono foto di celebrità come quella, ultra-famosa, della cover di Vanity Fair americano dell’agosto del 1991 con Demi Moore nuda e incinta di sette mesi (anche questa pensata per uso privato e scattata alla fine di una giornata di ritratti limitati al viso). E poi le rovine di Ground Zero con il fumo che sale, reportage da altre zone di guerra, paesaggi e immagini dei genitori di Leibovitz, della madre e della sorella abbracciate poche ore dopo la morte del padre, e quelle di Susan Sontag durante la malattia e poi del suo corpo disteso su un lettino, pronto per essere trasportato a casa, a New York, da Seattle dove stava cercando di curarsi. E del suo corpo qualche giorno dopo, se possibile ancora più morto, dentro a uno strano vestito lungo a pieghe.

WOMEN: New Portraits By Annie Leibovitz,

Leibovitz non era certa del fatto che fosse giusto pubblicarle, ma poi deve essersi detta che andava bene accostarle alle foto della loro vita felice, come quella di Sontag che gioca con la figlia Sarah sulla spiaggia. I quindici anni del libro sono gli stessi in cui Leibovitz e Sontag sono state insieme, abitando a New York in due appartamenti uno di fronte all’altro. Non si dicevano fidanzate: «Parole come compagna o partner non facevano parte del nostro vocabolario», ha raccontato Leibovitz in un’intervista. «Eravamo due persone che si aiutavano l’una con l’altra». E con Sontag aveva iniziato, nel 1999, a lavorare al progetto Women (commissionato alla fotografa da UBS), il cui seguito è in mostra dal 9 settembre a Milano: «E pensare che all’inizio non volevo farlo, mi appariva immenso e mi spaventava».

Annie Leibovitz, nata nel 1949 nel Connecticut da una famiglia di ebrei emigrati dalla Romania, è la terza di sei fratelli: «Deve essere per questo che quando parlo tendo ad alzare troppo la voce» ha detto. La madre era un’insegnante di danza, il padre un colonnello dell’esercito e seguendolo la famiglia era costretta a spostarsi spesso in giro per il mondo.

WOMEN: New Portraits by Annie Leibovitz

A diciassette anni Leibovitz va a studiare arte a San Francisco, e presto si rende conto di preferire, a tutto il resto, la fotografia: «Nel 1967 e nel 1968 mi sembrava che fosse l’ambiente della fotografia in cui c’era un maggior senso della comunità», ha raccontato poi. Manda due o tre scatti a Rolling Stone, che ha appena cominciato a uscire, e viene chiamata a lavorare: «A quel tempo Rolling Stone era un rag», ha detto, «una specie di tabloid di serie b». Tra un pezzo e l’altro di Lester Bangs o di Hunter S. Thompson, Leibovitz si esercita con i ritratti: «All’epoca non davo peso al concetto di profondità. Mi limitato a prendere i soggetti e a sbatterli contro un muro, o a buttarli per terra». Nell’ottobre del 1980, quando è ormai a capo del reparto fotografia, va da John Lennon per una copertina. Lei lo vorrebbe da solo, lui insiste che ci deve essere anche Yoko Ono.

Ne viene fuori una delle foto più famose del Novecento: Yoko Ono è vestita e ha addosso il rampicante Lennon, nudo, bianco come un feto troppo cresciuto o un Alien sbaciucchione: «È un’immagine molto strana, e sapere che Lennon fu ucciso quello stesso giorno ne cambia totalmente il senso». Poco tempo dopo inizia a lavorare per Vanity Fair e per Vogue Usa. Da qui diventa proprio la fotografa ufficiale dei potenti e famosi, dalla regina Elisabetta a Kanye West e Kim Kardashian, tanto per citare qualcuno. Nel 2006 aveva fotografato Melania Trump ai piedi di un aereo privato, aveva il pancione e indossava un bikini dorato e tacchi a spillo. Il marito era dietro di lei, in un’auto sportiva, lo sportello aperto e i capelli seminascosti dal tettuccio: «L’ho sempre considerato materiale perfetto per immagini folli», ha detto Leibovitz. «Non l’ho mai preso troppo sul serio, e sono ancora della stessa idea». Tifa per Hillary Clinton, che negli anni ha ritratto moltissime volte. Oggi tra i suoi soggetti preferiti ci sono Lena Dunham e Amy Schumer, che ha ritratto insieme con Mark Zuckerberg, Travis Kalanik di Uber e altri per l’annuale New Establishment List di Vanity Fair.

Gira il mondo con Gloria Steinem per esporre le foto di Women. Dopo la prima figlia ha avuto, con un po’ di aiuto, altre due gemelle. Ama Miuccia Prada, e vorrebbe fotografare Elena Ferrante: «Tanto non la riconoscerebbe nessuno». Quanto a lei, si faceva fotografare volentieri da una persona soltanto, così vicina al cuore da farlo diventare un autoritratto.

Nelle fotografie: Annie Leibovitz in occasione dell’esposizione di Woman a Londra e Hong Kong; l’esposizione Woman nei locali di Milano (Getty)
Articoli Suggeriti
Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

Leggi anche ↓
Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.

Odessa ex città aperta

Reportage dalla "capitale del sud" dell'Ucraina, città in cui la guerra ha imposto un dibattito difficile e conflittuale sul passato del Paese, tra il desiderio di liberarsi dai segni dell'imperialismo russo e la paura di abbandonare così una parte della propria storia.

Assediati dai tassisti

Cronaca tragicomica di come non sia possibile sfuggire alla categoria più temuta e detestata del Paese.