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La fine del mondo secondo Abel Ferrara

In occasione del premio che riceverà stasera dalla Milanesiana, festival ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi dedicato quest'anno al tema Omissioni, pubblichiamo un testo scritto dal regista.

Foto di Paolo Santambrogio

Ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, La Milanesiana è il più grande festival itinerante che promuove il dialogo tra le arti, un festival di respiro internazionale che tesse relazioni tra letteratura, musica, cinema, scienza, arte, filosofia, teatro, diritto, economia e sport. Dal 4 giugno è tornato con la sua 23esima edizione dedicata al tema Omissioni, in 20 città diverse con oltre 60 incontri ed eventi, accogliendo più di 150 ospiti italiani e internazionali. Il logo de festival è la Rosa dipinta da Franco Battiato, che fin dalla prima edizione è il simbolo de La Milanesiana ed è stata rielaborata anche quest’anno da Franco Achilli.

Oggi venerdì 17 giugno, alle 21, presso l’Anteo Palazzo del Cinema, Abel Ferrara sarà ospite della Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, dove leggerà il testo qui anticipato durante una serata di tributo in suo onore. In questa occasione, il regista statunitense riceverà il Premio Omaggio al Maestro/La Milanesiana e sarà in dialogo con Pedro Armocida e Giulio Sangiorgio. Prologo cinematografico con il corto Molly Bloom (2016, 20′) di Chiara Caselli e prologo poetico di Gabriele Tinti. Chiude la serata la proiezione del film The Addiction (1995, 82′).

Da dizionario, la parola omissione è il mancato compimento di un’azione per cui si ha un obbligo morale, come il condurre una vita spirituale, una vita di servizio e compassione, in contrapposizione alla ricerca dell’autorealizzazione. Ed è distruzione, se penso all’Ucraina e alle bombe fatte esplodere su palazzi ricolmi di donne e bambini per mano di uno stratega senz’anima che persegue un nuovo ordine personale, e penso a tutti i Russi incontrati nella mia vita da Brighton Beach a Brooklyn a San Pietroburgo, fino a Mosca, e credo di non aver mai avuto problemi con nessuno di loro, se non raramente; nella maggior parte dei casi, ho conosciuto persone che condividevano lo stesso desiderio di condurre una vita umile e gentile con le loro famiglie.

Allora perché, durante la Guerra fredda, sono stato educato a considerare queste persone nemici mortali, perché ci ritroviamo oggi dentro una guerra vera e propria, perché il mondo è di nuovo sull’orlo di un olocausto nucleare?

Ripenso a una cosa che Pasolini disse verso la fine della sua vita, quando si chiedeva perché i suoi ragazzi insistessero così tanto per fumare hashish tutto il giorno; perché quei giovani nel fiore dei loro anni volessero così disperatamente essere alterati. Pasolini concluse che non avevano spiritualità e che era quella mancanza a condurli a tale stato.

Nonostante la Russia si sia allontanata di molto dagli insegnamenti di Marx, secondo cui la religione è l’oppio dei popoli, questi insegnamenti permangono e indubbiamente vivono ancora nel pensiero di coloro che governano in Cina.

Ma la vita priva di un concetto di spiritualità è più vicina alla metaforica dipendenza da oppiacei che conduce fisicamente alla tomba, e una vita di disperazione e sconforto, costantemente minata dalla sensazione di una minaccia esistenziale, è cosa opposta a percepire la Terra e i suoi miliardi di abitanti come una cosa sola, tale e quale a ciò che siete voi, a ciò che siamo noi, nel condividere lo stesso mondo.

I nostri bisogni sono gli stessi: la ricerca del benessere e della felicità per noi e i nostri cari, il confronto con le difficoltà della vita e le condizioni che questa vita detta, con le sue infinite fionde, frecce, catastrofi, ma con uno spirito di speranza e unità.

John Kennedy disse: “non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese”; tolto l’aspetto nazionalistico, aveva ragione, citando il suo Dio, Gesù Cristo, che citava il Buddha. Compassione, servizio, amore sono ciò che conta e questo è il percorso verso una vita autentica. Non siete su questa Terra per soffrire, afferma uno dei fondamentali insegnamenti buddisti e, se invece state soffrendo, allora significa che state guardando alla vita in modo illusorio.

La saggezza e l’esperienza rompono questa illusione. La saggezza che ci ha lasciato l’ultima Guerra Mondiale, combattuta non molto tempo fa, in parte negli stessi luoghi di quella attuale, con la morte di 75 milioni di persone o forse più, conclusasi con il bombardamento nucleare di due città abitate da uomini disarmati, donne e bambini? Qual è stata l’omissione di pensiero che ci ha portato a rivivere tutto ciò? Dov’è finita la saggezza che deriva dalla consapevolezza di questa esperienza e che ha come esito la pace e la comprensione?

Incontro molte persone, ho una vita fortunata, vedo molti posti e, in 70 anni di esperienze, ho conosciuto solo una manciata di persone che desiderano un mondo come quello in cui viviamo oggi.

Abel Ferrara
New York City
9 Giugno, 2022

Traduzione di Silvia Iannacone
(Istituto di Alti Studi SSML Carlo Bo)