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13:49 martedì 14 ottobre 2025
Dopo il Nobel per la Pace vinto da Maria Corina Machado, il Venezuela ha chiuso improvvisamente la sua ambasciata a Oslo Una scelta che il governo di Maduro ha spiegato come una semplice «ristrutturazione del servizio diplomatico».
Giorgio Parisi, il fisico, si è ritrovato a sua insaputa presidente di una commissione del Ministero della salute perché al ministero lo hanno confuso con Attilio Parisi, medico E adesso sembra che nessuno al ministero riesca a trovare una maniera di risolvere il problema.
Il quotidiano del Comitato centrale del Partito comunista cinese ha fatto firmare un articolo a LeBron James, che però non lo ha mai scritto È vero che viviamo in un mondo strano, ma ancora non così strano da avere LeBron James tra gli editorialisti del Quotidiano del popolo.
Luca Guadagnino ha rivelato i suoi quattro film preferiti di tutti i tempi nel nuovo episodio di Criterion Closet Una classifica che comprende due film di culto abbastanza sconosciuti, un classico di Wong Kar-Wai e l'opera più controversa di Scorsese.
Il trailer di Hamnet di Chloe Zhao spoilera il finale del film e i fan che lo hanno visto si sono arrabbiati molto Guardandolo si scopre quasi tutto del film, compreso il finale che tanti critici hanno descritto tra i migliori degli ultimi anni.
Al Pacino ha detto che è solo grazie a un cazziatone di Diane Keaton che non ha perso tutti i suoi soldi L'attrice sgridò sia lui che il suo avvocato e lo costrinse a riprendere il controllo delle sue finanze, dandogli dell'idiota.
Secondo l’Onu, il 92 per cento delle abitazioni nella Striscia di Gaza è stato distrutto e chi sta tornando a casa trova solo macerie I pochi edifici ancora in piedi sono comunque inagibili, gravemente danneggiati o inabitabili.
Woody Allen ha raccontato il suo primo incontro con Diane Keaton in un lungo e bellissimo omaggio all’attrice  Su The Free Press, Allen ha ricordato la prima volta che la vide, nel 1969, durante le prove di Provaci ancora, Sam.

Elisa Filippi

Politica trentina (ma con accento toscano che tradisce le sue "simpatie" dem), esperta di Smart Cities, Elisa Filippi è uno dei volti del nuovo Studio.

05 Giugno 2013

«A me fa piacere che la stampa mi interpelli spesso in qualità di “renziana” – non perché sia un’esegeta del pensiero di Renzi, ma perché certamente ho condiviso, e continuo a condividere, il progetto che Matteo incarna; un progetto di grande visione che ha risvegliato molte forze ed energie. Ho visto persone che non si erano mai occupate di politica, o che ne erano state deluse riavvicinarsi e tornare a parlare dei problemi concreti delle persone avanzando proposte. Questa straordinaria energia è un’energia che vorrei continuare a far circolare».

L’energia che mette in circolo Elisa Filippi, quando la incontri e ci chiacchieri un po’, è effettivamente molta e notevole. Trentun’anni compiuti a febbraio, trentina di Rovereto (ma con marcato accento toscano dovuto agli anni di studio fra Firenze e Prato, «tanto che quando andavo in giro in campagna elettorale in Trentino col camper, e sentivano l’accento, la prima reazione era “oddio, un’emissaria diretta del sindaco”», ci racconta divertita), si è avvicinata e appassionata alla politica tramite un interesse ben preciso: lo studio delle città e del loro sviluppo. Interesse che l’ha portata, dopo gli studi, a interessarsi di smart city per l’Anci, l’associazione dei comuni italiani, prima a Bruxelles, e poi ultimamente a Roma. «Ho iniziato a lavorare per l’Anci perché ho frequentato un corso a Prato presieduto da Carlo Trigilia (ora ministro, ndr) sullo sviluppo locale e regionale. Ho scelto poi di conciliare le mie esperienze pregresse in ambito di studi diplomatici internazionali a Forlì con il tema più concreto delle città; ciò mi ha portato a svolgere questo stage a Bruxelles – la capitale d’Europa – e conciliare i due livelli: internazionale-europeo e locale».

Non è quindi sbagliato dire che la politica abbia folgorato Elisa più sulla via concreta e pragmatica delle policies che su quella fumosa e ideale delle politics, donandole un approccio che si interroga più sul da farsi che sulle appartenenze: «La mia vera fase di maturazione politica è stata quella dedicata allo studio: la laurea con Vassallo, con Ceccanti, i professori che davano vita al progetto del Pd in quel periodo. Successivamente, tornando da Bruxelles e venendo a contatto con Firenze, con la spinta propulsiva di rinnovamento di Matteo Renzi, ho deciso di ritornare a fare politica, dopo gli entusiasmi acerbi delle superiori, in prima persona direttamente sul mio territorio, il Trentino».

Da lì l’avventura che le permette di balzare all’onore delle cronache, la candidatura di Renzi alle primarie del 2012, e la successiva avventura alla parlamentarie natalizie, da cui esce come la donna più votata in Trentino e, nel febbraio successivo, come la prima dei non eletti locali del Pd. «Un’esperienza fantastica, la sensazione di veder riposta in te la fiducia della gente – non solo i giovani – con cui hai passato mesi e giorni a parlare, è impagabile. Ma è solo l’inizio di un percorso, ricordo che lo stesso Matteo (Renzi), dopo il risultato si è complimentato ma ha subito aggiunto di tenere i piedi per terra e continuare a parlare con le persone». Elisa Filippi sembra aver recepito il messaggio e in questo momento divide il suo tempo fra Roma e il lavoro per l’Anci e il suo Trentino – dove ormai è riconosciuta come una voce autorevole della politica locale – luogo che lei considera un laboratorio fondamentale anche in chiave nazionale. Non ha ruoli istituzionali, e quando le chiedi se questa cosa le pesi, risponde di no, ma che certamente «è a quello che ambisco perché è da lì che posso contribuire meglio a cambiare e rilanciare questo paese». Paese da cui lei si aspetta, fondamentalmente, «che sappia tornare a dare una speranza alle persone, fornire una visione, delineare una traiettoria di sviluppo e di crescita che sia da un parte sostenibile, e dall’altra lo porti a essere una nazione bella, sana, competitiva in cui molte persone che sono uscite possano voler tornare a vivere».

Video by Tim Small

Fotografia di Alan Chies

Dal numero 14 di Studio

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