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La stretta del Canada sugli Zombie immigrati

14 Febbraio 2013

Se ci siamo fatti quattro risate sulle strane proposte di indagini parlamentari che negli ultimi mesi hanno fatto capolino nel Parlamento italiano o nelle dichiarazioni pubbliche di più di un candidato di uno schieramento politico (scie chimiche anyone?), una piccola seppur divertente consolazione può venire guardando oltreoceano, precisamente al Canada.

Mercoledì 13 febbraio, infatti, il parlamentare Pat Martin, tra l’ilarità generale, ha interrogato il ministro degli Esteri sull’eventualità di un’invasione di Zombie del paese, augurandosi una collaborazione fianco a fianco con il governo degli Stati Uniti per scongiurare il rischio che una “zombie invasion” si trasformi in una “zombie apocalypse”. Il problema principale, ha spiegato Martin, è che, “come è noto a tutti”, gli Zombie non rispettano i confini politici delle nazioni.

Un applauso scrosciante e divertito ha incorniciato l’intervento del parlamentare, ma la categorica risposta del ministro John Baird non si è fatta attendere. Immediatamente ha preso la parola, tranquillizzando il collega e i cittadini canadesi e utilizzando una formula standard della retorica politica (e un acrobatico calembour: “I’m dead-icated to ensuring this never happens”) che prevede che il Canada “will never become a safe heaven for Zombies, ever”.

Se tutto questo sembra paradossale, va sottolineato che la provincia del Quebec, seguendo l’esempio di molti stati americani, ha inserito nell’ordine del giorno di una prossima conferenza sulla sicurezza nazionale l’eventualità di un’invasione di morti viventi. Niente di umoristico: Denis Landry, membro del Quebec Civil Security Department, ha specificato che l’invasione zombie è un valido esempio per prepararsi a ogni tipo di emergenza reale, nel caso specifico di tipo pandemico. D’altronde, una volta respinta una “Zombie apocalypse”, cos’altro può far paura?

(via)

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