Lo ha deciso il governo, che ha sospeso l'emissione di tutti i visti per gli studenti in attesa di "certificarne" i profili social.
Duemila funzionari dell’Unione europea hanno firmato una lettera in cui accusano l’Ue di non aver fatto niente per Gaza
I firmatari invitano anche gli Stati membri a interrompere immediatamente qualsiasi rapporto con Israele.

Troppo poco e troppo tardi, così si potrebbe riassumere il contenuto della lettera in cui 2000 funzionari dell’Unione europea accusano quest’ultima di non aver fatto niente per provare a salvare la Striscia di Gaza dalla distruzione. I firmatari della lettera rientrano tutti nel gruppo Staff for Peace, che raccoglie al suo interno persone che lavorano per la Commissione europea, per il Parlamento e per le varie agenzie continentali. «Il recente annuncio di revisione dell’accordo di associazione tra Ue e Israele – dopo venti mesi di guerra e mentre migliaia di bambini rischiano di morire di fame a causa del blocco degli aiuti umanitari – mette seriamente in dubbio sia l’adeguatezza che il tempismo della risposta europea», ha spiegato Zeno Benetti, uno dei co-autori della lettera. Il testo prosegue con un’accusa che in tanti negli scorsi mesi hanno rivolto all’Unione: il non essere stata in grado di trovare una linea politica, diplomatica ed economica per affrontare (provare a evitarlo o fermarlo sarebbe stato chiedere troppo) il disastro di Gaza.
La lettera arriva pochi giorni dopo l’annuncio di Kaja Kallas, Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, della decisione presa dalla maggioranza degli Stati membri (una maggioranza dalla quale l’Italia ha pensato bene di rimanere fuori) di rivedere gli accordi di collaborazione con Israele. Una decisione giunta troppo tardi e che significa troppo poco, secondo Staff for Peace: «L’immobilismo europeo ha contribuito al clima di irresponsabilità che ha portato all’invasione della Striscia di Gaza». Staff for Peace, come riporta il Guardian, chiede che l’Unione europea sospenda tutti i suoi rapporti con Israele, che sia imposto a tutti gli Stati membri il divieto di vendere armi allo Stato israeliano e che vengano intrapresi «sforzi concreti» a sostegno del Tribunale penale internazionale e della Corte internazionale di giustizia, entrambe istituzioni che hanno formalizzato gravissime accuse nei confronti di Benjamin Netanyahu e di esponenti del suo governo.

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