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Di cosa si è parlato questa settimana

La sorprendente ritirata russa in Ucraina, la mancata onda rossa in America, le spunte rotte di Twitter e le altre notizie della settimana.

12 Novembre 2022

Ucraina – Fuga per la sconfitta
Nel volto del ministro della Difesa russo Sergei Shoigu mentre annuncia la ritirata delle truppe russe dalla città di Kherson si può leggere il vero stato della guerra, la realtà oltre la propaganda che trasforma un’invasione in una crociata denazificatrice e le sconfitte brucianti in ritirate strategiche. Nel goffo tentativo di Shoigu di raccontare il fallimento del comando militare russo – costretto ad abbandonare l’unica grande città conquistata e controllata sin dall’inizio del conflitto – come un gesto di distensione verso l’Ucraina c’è la verità di una guerra di cui nessuno ormai riesce più a prevedere l’esito e, soprattutto, la fine.

Stati Uniti – Stallo all’americana
Magari i Repubblicani alla fine otterranno la maggioranza sia alla Camera che al Senato ma, nella grande tradizione della sinistra mondiale, i Democratici potranno comunque gioire di una sconfitta elettorale assai meno dolorosa di quanto si aspettassero: se perderanno la maggioranza, la perderanno di poco. A quanto pare, i dem devono ringraziare gli elettori più giovani, quelli tra i 18 e i 29 anni, che sono andati a votare in massa dopo aver fatto campagna elettorale su TikTok e aver sostenuto candidati come Maxwell Frost, primo Gen Z (e primo fan di Harry Styles, Ariana Grande e Kingdom Hearts) eletto al Congresso. L’unico vero sconfitto a questo punto sembra Donald Trump, che fino a ieri si preparava ad annunciare la sua seconda, trionfale discesa in campo e ora è costretto a parlare delle sconfitte dei suoi candidati e della vittoria del rivale Ron DeSantis.

Esteri – Le sue prigioni
È tornata in Italia lo scorso giovedì, con un volo atterrato a Ciampino, la trentenne Alessia Piperno, della quale dal 28 settembre sapevamo solo che era stata arrestata in Iran. Piperno fa la blogger di viaggi, e quando è arrivata a Teheran era reduce da un lungo periodo in giro per il mondo in cui aveva visitato l’Honduras, il Messico, lo Sri Lanka, il Pakistan e il Marocco tra gli altri. Ha raccontato di non aver subito maltrattamenti in carcere anche se, comprensibilmente, ci sono stati per lei giorni molto difficili. Era detenuta nella prigione di Evin, quella destinata ai dissidenti politici, ai giornalisti e ai cittadini stranieri, ma la sua storia è molto diversa dalla maggior parte delle persone lì rinchiuse.

Cronaca – Suicidio assistito
Il suicidio di Roberto Zaccaria, il 64enne di Forlimpopoli protagonista di un “servizio” de Le Iene, ha scoperchiato una storia drammatica che dimostra allo stesso tempo la fallibilità della giustizia italiana e quella dei media. Zaccaria era stato condannato a una pena irrisoria (una sanzione di 825 euro) per “sostituzione di persona”, dopo essersi scambiato più di 8mila messaggi con un 24enne di Forlì, identificato solo come Daniele, fingendosi una ragazza. A causa di quella truffa, Daniele si era suicidato. Il tentativo, fallito, della sua famiglia di ottenere giustizia si è concluso con una puntata della peggiore televisione del nostro Paese, sintomo di un malessere ben più ampio.

Cronaca – Luca Marengoni, ragazzo
Martedì 8 novembre, la morte di Luca Marengoni, 14 anni, investito da un tram mentre andava a scuola in bici, ha turbato i pensieri di tanti, sopratutto a Milano, dove Sala ha proclamato il lutto cittadino. Una storia bruttissima in cui è anche difficile risalire a colpe, per il momento. Sui social si è parlato di come in una città come Milano, perfetta per pedalare, i ciclisti siano pochissimo tutelati dal punto di vista della sicurezza. Si è parlato anche di educazione stradale e di protezioni insufficienti. Di certo c’è che pensare a un ragazzo di 14 anni, al primo anno di superiori, che un attimo prima pedalava con un amico verso la sua scuola, e un attimo dopo è senza vita sui binari, è una cosa che fa male.

Social – Una pallottola spuntata
La chiarezza d’intenti è la dote fondamentale del buon imprenditore ed è per questo che il fatto che Elon Musk sia l’uomo più ricco del mondo la dice lunga sullo stato del capitalismo, della società, dell’umanità. Da quando ha comprato Twitter, Musk ha fatto e disfatto e poi rifatto e poi ri-disfatto: ha licenziato un sacco di persone per poi richiamarne alcune; ha posto fine alla politica work from anywhere dell’azienda, invitando tutti a ritornare in ufficio e a rimanerci almeno 40 ore alla settimana; ha detto agli investitori di stare tranquilli e ai dipendenti – quelli rimasti, si capisce – che la bancarotta non è da escludere; ha fatto della spunta blu una feature a pagamento scatenando il caos tra gli utenti. Soprattutto, ha fatto scoprire a moltissime persone l’esistenza di Mastodon, che grazie a lui sta guadagnando consensi di pubblico e critica come mai prima.

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