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14 Giugno 2022

Zhang Daqian è un nome che potreste non avere mai sentito nominare. Ma in Cina, e nel mercato mondiale dell’arte, Zhang Daqian è il nome di un artista allo stesso livello di Warhol e Monet. Maestro della pittura classica cinese che in seguito ha reinventato l’arte moderna nella sua patria adottiva, l’America, hang è partito dai paesaggi a inchiostro per arrivare all’astrazione. Ad aprile, quasi 40 anni dopo la sua morte, il dipinto del 1947 “Paesaggio dopo Wang Ximeng” è diventato la sua opera più costosa mai venduto all’asta, raggiungendo il valore di 47 milioni di dollari da Sotheby’s Hong Kong. Quella di aprile è stata l’ultima di una serie di vendite importanti. Nel 2016, ad esempio, il lavoro dell’artista ha generato più di 354 milioni di dollari, superando qualsiasi altro artista – vivo o morto – nel mondo. L’anno scorso è arrivato 6° nella stessa lista, davanti a superpotenze del mercato mondiale come Van Gogh e Banksy.

Nato nel Sichuan all’inizio del XX secolo, Zhang è stato un talento precoce, mostrando capacità sorprendenti fin da bambino. Dopo aver studiato tintoria e tessitura in Giappone, si è formato sotto i rinomati calligrafi e pittori Zeng Xi e Li Ruiqing a Shanghai. La copia dei capolavori classici cinesi è stata fondamentale per la sua formazione, e Zhang ha imparato a replicare così bene i grandi artisti delle dinastie Ming e Qing che è diventato uno stimatissimo falsario. Ha iniziato a farsi un nome come artista visivo negli anni ’30, prima di trascorrere due anni a studiare e copiare scrupolosamente colorati murales rupestri buddisti a Dunhuang, nella provincia di Gansu. Questa esperienza ha avuto un profondo impatto sulla sua arte. Oltre ad affinare le sue capacità di pittura figurativa, Zhang da quel momento ha iniziato a utilizzare un’ampia gamma di colori opulenti. «Ha rivoluzionato il potenziale della pittura cinese classica, perché ha rivelato questa tavolozza incredibilmente sontuosa, ricca e sensuale che era stata evitata per un aspetto più asciutto o più accademico», ha detto alla Bbc lo studioso Mark Johnson, che nel 2019 ha co-curato una retrospettiva di Zhang al San Francisco’s Asian Art Museum.

Come molti altri artisti, Zhang lasciò la Cina all’inizio degli anni ’50, vivendo in Argentina e Brasile prima di stabilirsi a Carmel-by-the-Sea, in California. Nel 1956 ha conosciuto e scambiato dipinti con Picasso a Parigi, un momento annunciato dalla stampa come un grande incontro tra Oriente e Occidente. Si narra che quando Picasso chiese a Zhang di criticare alcune delle sue opere in stile cinese, quest’ultimo suggerì diplomaticamente che il maestro spagnolo non possedeva gli strumenti adatti e in seguito gli regalò una selezione di pennelli cinesi. Oltre ad aprirlo a influenze artistiche più ampie, la nuova vita di Zhang all’estero ha segnato il cambiamento stilistico più importante della sua carriera: un nuovo stile astratto soprannominato “pocai” o schizzi di colore, un cambiamento dovuto anche al deterioramento della sua vista, esacerbato dal diabete. Nelle straordinarie opere di quel periodo, forme figurative e pennellate definite sono state sostituite da vortici di colore e profonde macchie di inchiostro. Montagne, alberi e fiumi sono ancora presenti, ma le loro forme sono solo accennate, come nel caso dello splendido pannello regalato alla figlia per il suo matrimonio e andato all’asta da Sothebys, “Recluse in the Summer Mountains”.

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