Cosa abbiamo letto ad aprile in redazione.
Il Guardian ha fatto una lista dei cortometraggi più belli da vedere a gennaio, uno al giorno
Gennaio può essere un mese lunghissimo, scrive Guy Lodge sul Guardian. Trentuno giorni pieni di un senso di rinnovamento che può essere inebriante per alcuni quanto opprimente per altri. E poi, questo non è certo un gennaio come tutti gli altri che abbiamo vissuto nella nostra vita: siamo ancora nel mezzo di una pandemia che sembra ostinarsi a non finire mai, e l’arrivo della variante Omicron ci ha costretto ancora una volta a stravolgere i piani, ci ha fatto precipitare di nuovo nella confusione personale e collettiva. È per tutte queste ragioni, scrive Lodge, che le scuse e i mezzi per distrarci, in questo momento, non sono mai abbastanza.
Questo “calendario” fatto di cose belle da fare nei 31 giorni di gennaio sta diventando una piccola tradizione, per il Guardian: l’anno scorso avevano fatto la stessa cosa ma consigliando un libro al giorno, per ogni giorno del mese. Quest’anno, i consigli riguardano i cortometraggi, «piccole gioie» capaci di arricchire la vita come qualsiasi pezzo d’arte. Nello stilare questa lista, la redazione del Guardian si è presa il massimo della libertà, senza imporsi criteri di selezione troppo rigidi: dentro ci sono dei veri e propri film, cinematografici nelle intenzioni e nella realizzazione, ma anche dei video realizzati con e per lo smartphone. I nomi citati sono anch’essi i più vari: David Lynch, Lynne Ramsay, Beyoncé e Thom Yorke, solo per citarne alcuni. L’intenzione era proprio quella di costruire una lista contraddistinta dai “contrasti” tra le parti che la compongono: si passa da un corto animato sulla caccia ai nazisti al video di un balletto diventato virale. La cosa che tutti questi corti hanno in comune è una certa capacità di “mettere di buonumore”. Non nel senso più convenzionale della definizione, però: “mettere di buonumore”, in questo caso, sta per lasciarsi toccare dalla bellezza, dall’inventiva, dal pensiero originale di un artista. I titoli sono questi:
The man without a head di Juan Solanas
Taking stock di Duncan Cowles
Anima di Paul Thomas Anderson (lo trovate su Netflix)
The cat piano di Eddie White e Ari Gibson
The kármán line di Oscar Sharp
The driver is red di Randall Christopher
Mufasa’s friday dance di Mufasa e Hypeman
Brown skin girl di Beyoncé e Jenn Nkiru
Migrants di Hugo Caby, Zoé Devise, Antoine Dupriez, Aubin Kubiak e Lucas Lermytte
Fish story di Charlie Shackleton
Zion di Floyd Russ (lo trovate su Netflix)
Latifah and Himli’s nomadic uncle di Alnoor Dewshi
The water diary di Jane Campion
Blue di Apichatpong Weerasethakul
Solemates di Bryce Dallas Howard
Love connection di Hendrik Harms
America di Garrett Bradley
Scenes from a marriage di Chris Ware
Agnes Martin: beauty is in your mind di Lindsey Dryden
What did Jack do? di David Lynch (lo trovate su Netflix)
Ten meter tower di Axel Danielson e Maximilien van Aertryck
A New York mystery di Samantha Hartsoe
Ticky tacky di Brian Petsos
Anagnorisis di Wim Wenders
Swimmer di Lynne Ramsay
A single life di Job Roggeveen, Joris Oprins, Marieke Blaauw
Love di James Gallagher
In the kitchen with Pedro Almodóvar di Luis Azevedo
Date night di Reggie Yates
Flight di Jonathan Glazer
Nian di Lulu Wang

La band hip hop irlandese viene da anni di provocazioni ed esagerazioni alle quali nessuno aveva fatto troppo caso, fin qui. Ma è bastata una frase su Gaza, Israele e Stati Uniti al Coachella per farli diventare nemici pubblici numero 1.

Ancora più dei suoi romanzi precedenti, Vanishing World , appena uscito per Edizioni E/O, sembra scritto da una macchina senza sentimenti che ci mostra tutte le variabili possibili e immaginabili della stupidità umana.