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22:13 domenica 19 ottobre 2025
Hollywood non riesce a capire se Una battaglia dopo l’altra è un flop o un successo Il film di Anderson sta incassando molto più del previsto, ma per il produttore Warner Bros. resterà una perdita di 100 milioni di dollari. 
La Corte di giustizia europea ha stabilito che gli animali sono bagagli e quindi può capitare che le compagnie aeree li perdano Il risarcimento per il loro smarrimento è quindi lo stesso di quello per una valigia, dice una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione Europea.
È uscito il memoir postumo di Virginia Giuffre, la principale accusatrice di Jeffrey Epstein Si intitola Nobody’s Girl e racconta tutti gli abusi e le violenze subiti da Giuffré per mano di Epstein e dei suoi "clienti".
È morto Paul Daniel “Ace” Frehley, il fondatore e primo chitarrista dei KISS Spaceman, l'altro nome con cui era conosciuto, aveva 74 anni e fino all'ultimo ha continuato a suonare dal vivo.
Dell’attentato a Sigfrido Ranucci sta parlando molto anche la stampa estera La notizia è stata ripresa e approfondita da Le Monde, il New York Times, il Washington Post, Euronews e l’agenzia di stampa Reuters.
Oltre alle bandiere di One Piece, nelle proteste in Usa è spuntato un altro strano simbolo: i costumi gonfiabili da animale Costumi da rana, da dinosauro, da unicorno: se ne vedono diversi in tutte le città in cui si protesta con Trump e contro l'Ice.
Secondo Christopher Nolan, non c’è un attore che quest’anno abbia offerto un’interpretazione migliore di The Rock in The Smashing Machine Quello del regista è il più importante endorsement ricevuto da The Rock nella sua rincorsa all'Oscar per il Miglior attore protagonista.
Dopo 65 anni di pubblicazione, Il Vernacoliere chiude ma non esclude il ritorno Lo ha annunciato su Facebook il fondatore e direttore Mario Cardinali, che ha detto di essere «un po' stanchino» e spiegato la situazione di crisi del giornale.

Lasciateci il calcio, danke

Una piccola polemica sulla snaturazione di una grande partita di calcio per raccontare un'altra Storia

27 Giugno 2012

E così domani si gioca Italia – Germania. Come nel 2006, come nel 1982, come nel 1970. È la partita di calcio tra le due più forti e titolate scuole calcistiche d’Europa se non addirittura, per la continuità dei risultati, del mondo. Ergo, è LA partita di calcio ed eppure quasi ovunque è diventata occasione per parlare e scrivere di tutt’altro. Di Merkel e di Monti, dello spread e dell’Euro – inteso più come moneta che come “il torneo di calcio europeo che si svolge ogni quattro anni”. La citazione di Churchill è arcinota ma ancora una volta doverosa: “gli italiani perdono le guerre come fossero partite di calcio e le partite di calcio come fossero guerre”. Forse perché prepariamo le prime come  fossero le seconde, e viceversa. Basta osservare i quotidiani di ieri, di oggi e (non serve la sfera di cristallo) di domani, per constatarlo. Ovunque è un fiorire di paragoni tra le due culture, tra i due modelli di società, tra i due temperamenti umani. Che cosa dobbiamo imparare e che cosa possiamo insegnarci reciprocamente. Che cosa invidiamo e cosa ci invidiano. Noi l’umanesimo, loro l’idealismo; noi Pico della Mirandola, loro Kant; noi la lingua dolce, loro quella spigolosa e giù per questa strada fino ai vecchi classici da operetta: noi il mare, loro le foreste; noi la pizza, loro il wurstel; noi il vino, loro la birra. Cercando attentamente non dubito che potrei grattare il fondo leggendo circostanziate spiegazioni genetiste delle ragioni per cui: “noi mori, loro biondi”. Paginate e paginate d’inchiostro per riempire confronti così dozzinali e primitivi che paiono usciti da un volantino del Ventennio (se non fosse che all’epoca, si era “in buoni rapporti” diciamo) e che denotano una percezione piuttosto provinciale e sommaria, mettiamola così,  non solo del processo d’integrazione europea che è già abbastanza in crisi senza campanilismi di ritorno ma anche e soprattutto della sostanza dell’evento che, davvero, non ha nulla a che fare con una battaglia campale tra il modello della grande industria e della piccola media impresa o tra gli italici vizi e le teutoniche virtù. È una partita di calcio giocata da un campione ristretto, in tacchetti e pantaloncini, di individui delle due nazioni. Niente di più e, ovviamente, niente di meno. E direi che in ogni caso è già abbastanza per godersela così senza andare alla ricerca di altri generi di rivincita e riscatto.

Estendere oltre la narrazione, sconfinando nel campo della Crisi politico/economica europea o in quello di ataviche divergenze culturali, è una tentazione che torna comoda per riempire i giornali ma credo sia un gesto molto pigro e soltanto generatore di confusione, esattamente il tipo di gesto per cui, qua e là per il mondo, ci guardano con un angolo del labbro leggermente alzato. Anche perché, volendo essere meno pigri, restando nel campo dell’attualità sportiva, le trame narrative non mancano di certo. A partire dai precedenti storici fino ad arrivare al presente che offre una delle selezioni azzurre meno tradizionaliste di sempre e una delle nazionali tedesche più estrose degli ultimi trent’anni.

Del resto però, la mancanza di fantasia, è uno dei grandi problemi del dibattito (sportivo e non solo) nostrano e così ogni volta che noi e i tedeschi ci si incontra su un prato verde si tirano fuori dal congelatore i vecchi stilemi su Birkenstock e mandolini. Una pratica a cui, va detto, non si sottraggono nemmeno i tabloid della controparte. Ma, appunto, ho detto tabloid. A questa specie di incubo ricorrente si è aggiunto di fresco lo spread. Onestamente è un giochino che non si regge più e personalmente penso che le cose meno interessanti tra quelle che succederanno domani sera a Varsavia saranno quelle che si verificheranno dalle parti del palco autorità. Piuttosto che sapere se, come e quanto esulterà Angela Merkel (speriamo, ovviamente, non ne abbia proprio l’occasione) e quale retorica nazionalista gonfierà Napolitano, in caso di eventuale successo, in relazione alla nostra risalita lungo la china dello spread, mi interessa maggiormente capire chi si occuperà di Ozil e con quali strategie pensiamo di irrigare le praterie di una fase offensiva finora soltanto bella da vedere.

Buon calcio.

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