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11:46 sabato 22 novembre 2025
Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.

Lasciateci il calcio, danke

Una piccola polemica sulla snaturazione di una grande partita di calcio per raccontare un'altra Storia

27 Giugno 2012

E così domani si gioca Italia – Germania. Come nel 2006, come nel 1982, come nel 1970. È la partita di calcio tra le due più forti e titolate scuole calcistiche d’Europa se non addirittura, per la continuità dei risultati, del mondo. Ergo, è LA partita di calcio ed eppure quasi ovunque è diventata occasione per parlare e scrivere di tutt’altro. Di Merkel e di Monti, dello spread e dell’Euro – inteso più come moneta che come “il torneo di calcio europeo che si svolge ogni quattro anni”. La citazione di Churchill è arcinota ma ancora una volta doverosa: “gli italiani perdono le guerre come fossero partite di calcio e le partite di calcio come fossero guerre”. Forse perché prepariamo le prime come  fossero le seconde, e viceversa. Basta osservare i quotidiani di ieri, di oggi e (non serve la sfera di cristallo) di domani, per constatarlo. Ovunque è un fiorire di paragoni tra le due culture, tra i due modelli di società, tra i due temperamenti umani. Che cosa dobbiamo imparare e che cosa possiamo insegnarci reciprocamente. Che cosa invidiamo e cosa ci invidiano. Noi l’umanesimo, loro l’idealismo; noi Pico della Mirandola, loro Kant; noi la lingua dolce, loro quella spigolosa e giù per questa strada fino ai vecchi classici da operetta: noi il mare, loro le foreste; noi la pizza, loro il wurstel; noi il vino, loro la birra. Cercando attentamente non dubito che potrei grattare il fondo leggendo circostanziate spiegazioni genetiste delle ragioni per cui: “noi mori, loro biondi”. Paginate e paginate d’inchiostro per riempire confronti così dozzinali e primitivi che paiono usciti da un volantino del Ventennio (se non fosse che all’epoca, si era “in buoni rapporti” diciamo) e che denotano una percezione piuttosto provinciale e sommaria, mettiamola così,  non solo del processo d’integrazione europea che è già abbastanza in crisi senza campanilismi di ritorno ma anche e soprattutto della sostanza dell’evento che, davvero, non ha nulla a che fare con una battaglia campale tra il modello della grande industria e della piccola media impresa o tra gli italici vizi e le teutoniche virtù. È una partita di calcio giocata da un campione ristretto, in tacchetti e pantaloncini, di individui delle due nazioni. Niente di più e, ovviamente, niente di meno. E direi che in ogni caso è già abbastanza per godersela così senza andare alla ricerca di altri generi di rivincita e riscatto.

Estendere oltre la narrazione, sconfinando nel campo della Crisi politico/economica europea o in quello di ataviche divergenze culturali, è una tentazione che torna comoda per riempire i giornali ma credo sia un gesto molto pigro e soltanto generatore di confusione, esattamente il tipo di gesto per cui, qua e là per il mondo, ci guardano con un angolo del labbro leggermente alzato. Anche perché, volendo essere meno pigri, restando nel campo dell’attualità sportiva, le trame narrative non mancano di certo. A partire dai precedenti storici fino ad arrivare al presente che offre una delle selezioni azzurre meno tradizionaliste di sempre e una delle nazionali tedesche più estrose degli ultimi trent’anni.

Del resto però, la mancanza di fantasia, è uno dei grandi problemi del dibattito (sportivo e non solo) nostrano e così ogni volta che noi e i tedeschi ci si incontra su un prato verde si tirano fuori dal congelatore i vecchi stilemi su Birkenstock e mandolini. Una pratica a cui, va detto, non si sottraggono nemmeno i tabloid della controparte. Ma, appunto, ho detto tabloid. A questa specie di incubo ricorrente si è aggiunto di fresco lo spread. Onestamente è un giochino che non si regge più e personalmente penso che le cose meno interessanti tra quelle che succederanno domani sera a Varsavia saranno quelle che si verificheranno dalle parti del palco autorità. Piuttosto che sapere se, come e quanto esulterà Angela Merkel (speriamo, ovviamente, non ne abbia proprio l’occasione) e quale retorica nazionalista gonfierà Napolitano, in caso di eventuale successo, in relazione alla nostra risalita lungo la china dello spread, mi interessa maggiormente capire chi si occuperà di Ozil e con quali strategie pensiamo di irrigare le praterie di una fase offensiva finora soltanto bella da vedere.

Buon calcio.

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