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Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.

Autori famosi che parlano del simbolismo nelle loro opere

02 Dicembre 2013

Nel 1963 Bruce McAllister, allora sedicenne, si trovò alle prese con un compito in classe di inglese particolarmente ostico: si trattava di imparare a riconoscere i simbolismi degli scrittori che lui e i suoi compagni stavano studiando. Probabilmente scoraggiato dal tedio della mole di lavoro, il ragazzino decise di risalire alla fonte del problema: optò per redigere un breve questionario di quattro domande da inviare agli autori, per chiedere direttamente a loro di spiegare le proprie opere.

Spedì la sua lettera di richiesta d’aiuto a 150 scrittori. Ecco le domande e alcune delle risposte provenienti da romanzieri oggi considerati colonne portanti della storia della letteratura mondiale, tratte dalla Paris Review.

 
1) «Pensa e inserisce consapevolmente, in modo intenzionale, simbolismi nelle sue opere? Se sì, per piacere, elenchi il metodo che usa. Crede che sia il suo subconscio a inserire simbolismo nei suoi lavori?»;

Jack Kerouac: «No».

Isaac Asimov: «Consapevolmente? Cielo, no! Inconsapevolmente? Come si fa a non farlo?»

Ray Bradbury: «No, non metto mai volutamente simbolismo nelle mie opere. Sarebbe un sintomo di disagio, ed essere a disagio è controproducente per ogni atto creativo. Meglio lasciare che sia il subconscio a fare il lavoro al posto tuo e farti da parte. Il miglior simbolismo è sempre imprevisto e naturale».
 

2) «I lettori desumono mai che esista un simbolismo in sue opere che nei piani iniziali non avrebbero dovuto averne? Se sì, cosa ne pensa di questo tipo di deduzione?»;

Saul Bellow: «Eccome se lo fanno. Andare a caccia di simboli è una pratica assurda».

John Updike: «Ogni tanto – di solito non si accorgono dei simboli presenti nel testo».

Joseph Heller: «Capita spesso, e in ogni caso ci sono buone ragioni per arrivare a queste conclusioni. La mia reazione è spesso scocciata. A volte spiritosa. A volte anche piacevole, il che significa che la mente del lettore ha collaborato in modo creativo con ciò che ho scritto».
 

3) «Crede che i grandi scrittori di classici abbiano inserito volutamente del simbolismo nelle loro opere? O che sia successo inconsciamente?»;

John Updike: «Alcuni lo fecero (Joyce, Dante) più di altri (Omero), ma è impossibile pensare a un importante lavoro di narrativa senza una sorta di dimensione simbolica».

Ray Bradbury: «Questa è una ricerca che devi fare da solo».

Jack Kerouac: «Lascia perdere – ci sono diversi generi di “classici” – Sterne non usò alcun simbolismo, Joyce sì».

 
4) «Ha qualcosa da commentare riguardo alla materia in oggetto, o qualcosa che crede sia pertinente con questi studi?»

Jack Kerouac: «Il simbolismo è perfetto per la fiction, ma io scrivo storie vere sulla vita di persone che conoscevo».

John Updike: «Sarebbe meglio che facessi le tue riflessioni personali su questa questione».

Iris Murdoch: «C’è molto più simbolismo nella vita quotidiana di quanto alcuni critici letterari sembrano capire».

Nella foto: Jack Kerouac.

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