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16:40 lunedì 24 novembre 2025
Dopo la vittoria del Booker, le vendite di Nella carne di David Szalay sono aumentate del 1400 per cento  Nel gergo dell'industria letteraria si parla ormai di Booker bounce, una sorta di garanzia di successo commerciale per chi vende il premio.
Un anziano di New York ha pubblicato un annuncio in cui chiedeva di venire a fumare una sigaretta al parco con lui e si sono presentate 1500 persone Lo smoke party improvvisato è stato lanciato dall’attore Bob Terry, che aveva anche promesso di offrire una sigaretta a chiunque si fosse presentato.
Sul canale YouTube di Friends sono stati pubblicati otto episodi mai visti prima dello spin off dedicato a Joey A vent’anni dalla cancellazione, la sitcom è stata pubblicata tutta quanta su YouTube, compresi gli episodi mai andati in onda.
È morto Udo Kier, uno dei volti più affascinanti e inquietanti del cinema europeo Attore di culto del cinema horror, Kier ha lavorato con tutti i grandi maestri europei, da Fassbinder a Von Trier, da Herzog ad Argento.
Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 

Adesso i musei non vogliono più i telefoni spenti

15 Settembre 2016

I musei sono sempre più social. O almeno, ci provano. Sempre più istituzioni stanno dando il via libera agli smartphone, con quello che comportano: selfie con le opere alle spalle, snap, dirette su Facebook e così via.

Secondo The Atlantic, molti direttori hanno deciso di non combattere più l’uso smodato di telefoni all’interno dei musei, ma anzi di sfruttarli per avvicinare il pubblico all’arte. «Le persone mi chiedono quale sia il nostro più grande concorrente: non è il Guggenheim, non è il Museo di Storia Naturale. Sono Netflix e Candy Crush», aveva detto Sree Sreenivasan, ex capo digital del Met di New York. E allora ecco arrivare gli account Instagram, la realtà virtuale e le App.

Musei social

A iniziare questo trend, cinque anni fa, era stato proprio il Metropolitan Museum, che aveva deciso di non implorare più i propri visitatori a non utilizzare il cellulare. Un passo piccolo, ma che col tempo si è dimostrato una guida per tutte le altre istituzioni che hanno smesso, o almeno così sembra, di essere insofferenti verso le persone con il telefono in mano. Il The Altantic fa un elenco di esempi, americani e non, di come possa essere utilizzata la tecnologia: il Brooklyn Museum, ad esempio, ha creato una app che permette di fare domande ai curatori in tempo reale, il Guggenheim, invece, utilizza il Bluetooth per capire come i visitatori si muovono all’interno dell’area espositiva. Entra in gioco anche la realtà aumentata, che il Royal Ontario Museum sfrutta per aggiungere la pelle alle ossa dei dinosauri e per proiettare immagini di bestie animate che seguono i visitatori mentre si spostano nelle varie sale.

Oltre ai musei, ci pensa anche Google: con Google Art Project, lanciata nel 2011, ha messo online le opere in alta risoluzione di 6000 artisti, mentre a luglio ha aggiornato la sua app Arts&Culture che adesso permette di fare il tour di musei e siti storici in tutto il mondo.

Anche in Italia qualcuno sta cercando di portare avanti dei progetti simili, nonostante molti siano ancora molto indietro. I Musei Vaticani, ad esempio, che nel 2015 hanno avuto oltre sei milioni di visitatori, non hanno nemmeno un profilo Facebook. Ma ci sono anche esempi più virtuosi: i partner di Google, che permettono di scoprire da vicino, e gratuitamente, opere permanenti e temporanee sono circa 80, e vanno da musei come gli Uffizi a festival come l’“Emerge” di Giardini Naxos ai teatri come il San Carlo di Napoli. A livello istituzionale, invece, il Ministero dei Beni Culturali ha lanciato qualche anno fa iMiBACT MUSEUM che contiene soprattutto informazioni, percorsi storici e notizie bibliografiche di circa cinquecento musei. Oltre alle App, alcuni hanno deciso di sfruttare le tendenze pop per avvicinare più persone alle loro esposizioni: ecco allora che Palazzo Madama e il MAO di Torino hanno cavalcato l’onda di Pokemon Go chiedendo ai visitatori di raccogliere i pokemon e raccontare la loro esperienza su altri canali social, sfruttando anche la rete museale. Lo stesso hanno fatto anche il museo Castromediano di Lecce e il Poldi Pezzoli di Milano. Ovviamente le polemiche non sono mancate.

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