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12:18 mercoledì 5 novembre 2025
Nel suo discorso dopo la vittoria alle elezioni, il neosindaco di New York Zohran Mamdani ha sfidato Donald Trump Nelle prime dichiarazioni pubbliche e social, il neosindaco ha anche ribadito la promessa di ridisegnare NY a misura di migranti e lavoratori.
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Nel suo discorso dopo la vittoria alle elezioni, il neosindaco di New York Zohran Mamdani ha sfidato Donald Trump

Nelle prime dichiarazioni pubbliche e social, il neosindaco ha anche ribadito la promessa di ridisegnare NY a misura di migranti e lavoratori.

05 Novembre 2025

«Se qualcuno può mostrare a una nazione tradita da Donald Trump come sconfiggerlo, quella è la città che lo ha fatto nascere»: lo ha detto Mamdani durante il discorso di ringraziamento ai suoi sostenitori, quando in Italia albeggiava e lo sfidante Andrew Cuomo gli ha concesso la vittoria. Galvanizzato da un distacco di oltre dieci punti dal rivale sin dagli exit poll, il neosindaco di New York si è poi rivolto direttamente al presidente Trump: «So che mi stai ascoltando, per te ho quattro parole: alza il volume della tv». Più che una sfida, il messaggio è apparso come una rivendicazione di dignità nello stile del neo sindaco, che immagina New York come laboratorio di una democrazia che non ha paura di essere radicale. Sui social invece sono apparsi vari videomessaggi: uno in cui un treno della metropolitana si ferma alla stazione City Hall e l’altro con Mamdani accolto da un gioviale Bernie Sanders, che gli ha bonariamente ricordato che tutto il mondo ha gli occhi puntati su di lui. 

Non potrebbe essere altrimenti di fronte a una vittoria simbolicamente fortissima per il fronte progressista internazionale, che da mesi perde terreno e seggi a spese di un ritorno della destra e del populismo. Tutti già si chiedono quale sia la formula segreta del trentaquattrenne attivista socialista democratico cresciuto tra l’Uganda e il Queens e capace di battere l’ex governatore Andrew Cuomo (che ha perso le primarie e si è riciclato come indipendente) e il repubblicano Curtis Sliwa. Mamdani vanta il 51,2% dei voti, secondo le ultime proiezioni della CNN.

La tornata elettorale è stata molto sentita anche dagli elettori: due milioni di elettori newyorkesi alle urne non si vedevano dal 1969. D’altronde quando il semisconosciuto deputato statale Mamdani ha vinto le primarie e ottenuto il sostegno di due big dem dell’ala radicale come Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez (e a fine corsa quello informale di Barack Obama), i repubblicani non sono stati a guardare. Donald Trump e Elon Musk hanno invitato a votare per Cuomo (democratico che aveva perso le primarie con Mamdani, decidendo poi di candidarsi da indipendente), invitando gli elettori a votarlo, sostenendo che Mamdani fosse una minaccia in quanto musulmano e comunista.

Nonostante buona parte establishment democratico sia rimasto tiepido di fronte “all’esperimento Mamdani”,  il neosindaco di New York è riuscito a comunque convincere metà metropoli a votare per lui: i progressisti di ferro, molti sfiduciati dalla politica, un’ondata di giovani che non si vedeva da tempo, ma anche parte di quanti avevano sottovalutato l’impatto delle politiche anti-migranti promesse da Trump in campagna elettorale. 

Zohran Mamdani si è imposto con un programma progressista sì, ma molto concreto nelle parole e nelle azioni, promettendo di trasformare una metropoli a misura di miliardario in una grande città più abbordabile per i cittadini e i migranti che la fanno funzionare ogni giorno. Nel suo programma ci sono bus gratis, supermercati comunali, affitti calmierati e più tasse ai ricchi. Giovane e spigliato, capace di parlare il linguaggio social dimostrandosi aggiornato sul fronte della cultura pop tanto quanto su quello politico, Mamdani si è imposto anche grazie a una retorica positiva , puntando più a far risvegliare la fiducia dei cittadini più che a pungolare l’avversario. Il tutto in contrapposizione alla retorica apocalittica di Trump, che ha tentato di aizzare contro a Mamdani la comunità ebraica newyorkese, bollando come antisemita e minacciando di tagliare fondi alla città se la Grande Mela avesse eletto il suo primo sindaco musulmano e socialista.

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