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In Corea del Sud c’è un servizio gestito da sole donne che dal 1971 vende yogurt per strada

24 Novembre 2020

A Seul non è difficile vedere delle donne sorridenti con divise beige e rosa sfrecciare su eleganti carretti motorizzati. Sono le “yakult ajumma”, rivenditrici di yogurt diventate un fenomeno pop in Corea del Sud. Sono solo donne e dagli anni ’70 vendono lo Yakult, uno yogurt dolce inventato negli anni trenta in Giappone: in molte comunità del Paese hanno assunto un ruolo sociale, trasformandosi in madri, figlie e zie dei loro clienti. «Io consegno yogurt ma anche gioia e buone energie» ha detto la signora Kang al New York Times, assicurando come alcune persone, specialmente gli anziani, siano entusiasti nell’avere a che fare con donne forti e lavoratrici, pronte a elargire sorrisi e premure.

“Ajumma” è una parola coreana usata in maniera affettuosa per descrivere signore di mezza età con figli (è l’equivalente del nostro “signora”). Nei primi anni Settanta una iper produzione di latte in Corea portò il governo a creare una bevanda probiotica dolce derivante dal latte fermentato, molto pubblicizzato all’epoca per la salute intestinale. L’azienda giapponese partner di Korea Yakult, produttrice della bevanda, aveva già sperimentato nel paese nipponico il servizio a domicilio gestito da donne, che venne adottato anche in Corea del Sud. Le prime impiegate furono madri desiderose di contribuire all’economia familiare, nonostante in principio il lavoro non fosse certo facile, i carretti infatti erano colmi di ghiaccio per rinfrescare le bevande, perciò pesanti e scomodi da manovrare.

Oggi le ajumma yakult in Corea del Sud sono circa 11mila, il che fa di loro una delle più grande reti di vendita e di consegne formata da sole donne al mondo. La metà di loro può essere vista girare per Seul, in sella ai loro eleganti frigoriferi mobili chiamati CoCos, abbreviazione di “cold and cool”, introdotti nel 2015 per combattere al concorrenza di camion refrigerati e negozi molto più economici. Le ajumma hanno preso parte al fenomeno che negli anni Settanta portò molte donne fuori dalle proprie case in cerca di lavoro, come cameriere o venditrici ambulanti, per finanziare l’educazione dei figli o elevare lo status della famiglia. La grinta che permise loro di farsi valere sul luogo di lavoro creò stereotipi che vedevano le donne lavoratrici come aggressive, ma queste “fattorine” di yogurt ribaltarono allo stesso tempo la figura della donna mite e timida dedita ai figli e ai lavori domestici, restituendo dignità a queste instancabili lavoratici. 

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