Hype ↓
17:19 giovedì 23 ottobre 2025
Sono passati 26 anni dai Soprano e finalmente David Chase si è deciso a fare una nuova serie tv Racconterà la storia del famigerato programma MKUltra della Cia, una serie di angoscianti esperimenti sugli esseri umani per ottenere il "controllo della mente".
A Los Angeles hanno organizzato una proiezione di Bugonia solo per persone pelate o disposte a farsi rasare a zero prima di entrare È anche una maniera per sentirsi vicini a Emma Stone, che per la sua interpretazione nel film ha deciso anche lei di rasarsi a zero.
ATM ha messo online l’archivio delle sue vecchie campagne e sono bellissime I manifesti, i depliant e le locandine di Azienda Trasporti Milanesi riflettono l’evoluzione del costume e della società milanese.
Anche quest’anno, il solito Tommaso Debenedetti ha diffuso la solita fake news sull’improvvisa morte del vincitore del Nobel per la Letteratura L'autodefinitosi «campione italiano della menzogna» prosegue così la sua lunga striscia di bufale a tema letterario, stavolta la vittima è László Krasznahorkai.
ChatGPT ha lanciato il suo browser con il quale vuole fare concorrenza a Google Chrome Si chiama Atlas, integra l’AI sin dalla barra di ricerca e aspira a insidiare il primato del web browser più utilizzato al mondo di Chrome.
Per due volte la Rai ha prima annunciato e poi cancellato la trasmissione di No Other Land e non si sa ancora perché È successo il 7 ottobre e poi di nuovo il 21. Al momento, non sappiamo se e quando il film verrà reinserito nel palinsesto.
A causa del riscaldamento globale, per la prima volta nella storia sono state trovate delle zanzare in Islanda Era uno degli unici due posti al mondo fin qui rimasto libero dalle zanzare. Adesso resta soltanto l'Antartide.
È uscita una raccolta di racconti inediti di Harper Lee scoperti nella sua casa di New York dopo la morte Si intitola La terra del dolce domani e in Italia l'ha pubblicata Feltrinelli.

La riscoperta di Wolfgang Hilbig, scrittore straniato del Novecento

Keller riporta in libreria l'autore, tedesco dell'est, dimenticato e marginale, eppure importantissimo.

03 Marzo 2021

Hölderlin di Sassonia, erede di Hoffmann, prosecutore della lezione di Joyce e Beckett, secondo molti Wolfgang Hilbig è il più grande poeta tedesco della fine del Novecento. Hilbig canta la rovina, le macerie, la frantumaglia con un linguaggio criptico, straniante, sinestetico, versificato, in un flusso interiore del vissuto. «Per scrivere ho sacrificato la mia biografia, la mia persona». Hilbig vive ai margini, si nutre di scorie come Rimbaud, Hrabal, Bukowski. Nato nel 1941 a Meuselwitz, a quaranta chilometri da Lipsia, nella povertà infame e operaia di una zona industriale che trasuda oppressione, dopo aver perso il padre in guerra, nel 1942, a Stalingrado, cresce con la madre e il nonno semianalfabeta, più avvezzo al russo e al polacco che al tedesco. Da bambino gioca tra le macerie, nelle baracche vuote di un campo di concentramento, e sviluppa le prime fantasie sessuali alla vista dei ganci dove appendevano gli ebrei. Quella complicità con il lager – un distaccamento di Buchenwald – gli incista un senso di colpa irremovibile. Lascia la scuola a quattordici anni, si barcamena tra molti lavori pesanti e nel frattempo da autodidatta s’impartisce una cultura sterminata e onnivora che travalica i modelli propugnati dal regime.

Alla fine degli anni Sessanta entra in un circolo di scrittori-operai, ovviamente caldeggiato dallo Stato per celebrare il socialismo reale con bozzetti innocui. Non c’è arte in quella pretesa artistica e Hilbig sfrutta l’occasione per fare pratica. Nel 1970 torna a Meuselwitz, nella casa dei nonni materni, e trova lavoro come fuochista. Nella testa gli rimbombano slogan come «Chi non lavora non pensa al futuro», lui che vuole diventare scrittore a tutti i costi. «Non ha nemmeno fatto la maturità […]. Noi le abbiamo dato lo stesso la possibilità di imparare un mestiere decente… e lei di nuovo l’ha buttato alle ortiche. La sua gratitudine nei confronti dello Stato e della società lascia assai a desiderare, per non dire che presenta tratti criminali. Vuole fare l’artista… e che cosa avrebbe da scrivere, lei… Uno scrittore che ha paura di gettare lo sguardo nella vita vera». Questa ramanzina deve essersela sorbita un bel po’ di volte.

Nel 1979 ottiene un primo risultato: Fischer pubblica Abwesenheit (Assenza), una raccolta di poesie scritte tra il 1965 e il 1977. Il silenzio che ne scaturisce è angosciante. «Hilbig dà fastidio perché ha talento», mi conferma il professor Fabrizio Cambi. «La stella polare era il rispecchiamento di Lukács». Hilbig teme di finire nelle purghe della “rieducazione” o in un campo di lavoro. Si sente fuori posto, oppresso, affetto dalla «malattia della parola». «Dentro di me […] i vocaboli si dibattevano imprigionati in reti nebulose», scrive in Le femmine, il primo dei due lunghi racconti di questo libro indispensabile e inedito in Italia con cui Keller inizia la pubblicazione delle maggiori opere dello scrittore.

Nel 1985 si trasferisce nell’Ovest grazie a un permesso temporaneo. Le gratificazioni sono poche e isolate e Hilbig è quasi sempre senza un soldo e fradicio di alcol. Rimane per tutta la vita un individualista con categorie tutte sue. «Non riuscivo più in alcun modo a mettere su carta un testo per così dire normale, una descrizione semplice e spensierata, senza che si intromettessero singolari, stravaganti recriminazioni che cercavano di compensare una qualche ripugnante vigliaccheria del mio animo». Muore nel 2007 alcolizzato, a Berlino, a soli sessantasei anni, quando cominciavano a fioccare premi e riconoscimenti.

Hilbig non svela mai il bersaglio della sua narrazione; non c’è scure politica nel suo tormento. Ci racconta in fondo sempre la stessa storia, quella di uno scrittore solo, fallito, braccato da forze invisibili, spiato kafkianamente da persone incappucciate che lo sferzano con «capi d’accusa inintelligibili». La Stasi, terrore silenzioso sempre in ascolto, cappa di serpenti che si infilano nelle vite di tutti; perfino dentro le penne, seccando l’inchiostro della libertà. C’è automartirio in Hilbig, la sua sofferenza diventa una rappresentazione oscura e la profondità del suo torrente di parole sublima il dolore; filtra luce dalla sua ossessione per le passeggiate nella natura – lo scrittore spaesato in mezzo alle rovine, con «le ombre si appostavano, intanate nelle crepe dei muri, ad aspettare il momento dell’agguato, ingigantendosi».

La rimozione del passato, il peso della memoria collettiva, il paesaggio stuprato dalle industrie sono al centro del secondo racconto, Vecchio scorticatoio. Anche qui la deturpazione è vissuta come un dato di fatto; la speranza risiede nella vite ipnotica del linguaggio che salda il lettore allo scrittore e lo costringe alla medesima discesa nell’inferno. È la storia di un bambino che cresce all’ombra di una fabbrica che nasconde qualcosa di abominevole. Diventato grande, avendo fallito in tutto, torna alla fabbrica, cerca di farsi assumere, anche se tutt’intorno c’è puzza di cenere e grasso. Nel vecchio scorticatoio Germania II si cuociono carcasse di animali per farne sapone, Germania II che con i suoi liquami fetidi altera perfino «il mantello poroso del pianeta», «Germania II la sede dell’esperienza della carne e del sangue, […] dell’essenza di essere e tempo».

Lo scorticatoio rappresenta l’affronto dell’uomo verso l’umanità e la natura – ingloba l’orrore nazista, il buio del regime comunista, la tentazione capitalista. I lavoratori maneggiano le carcasse ma sentiamo scricchiolare gli scheletri della Germania intera che non ha affrontato il suo passato. Si assiste all’implosione della fabbrica, al suo collasso in una miniera di carbone mai diventata operativa. Collassano le metafore, collassa la lingua stessa nei fossili di uno stordimento etimologico e semantico sorprendente. Pochi scrittori (e pochi traduttori – il plauso per Roberta Gado e Riccardo Cravero è d’obbligo) hanno raggiunto una tale sublime perizia. Lo scorticatoio seppellisce e disseppellisce, polverizza il soggetto; la scrittura diventa il centro di tutto, riesuma i significati, plasma parole e frasi in un turbine joyciano: vecchio scorticatoio, vecchio scardinatoio, vecchio sragionatoio, vecchio scancellatoio, vecchio oscurantoio, vecchio svanificatoio, vecchio spanditoio, vecchio liquidatoio, vecchio sfiatatoio, sciabolatoio, scarnicatoio, corticatoio, orticatoio, orticaio, vecchiaio.

Articoli Suggeriti
Sono passati 26 anni dai Soprano e finalmente David Chase si è deciso a fare una nuova serie tv

Racconterà la storia del famigerato programma MKUltra della Cia, una serie di angoscianti esperimenti sugli esseri umani per ottenere il "controllo della mente".

Il Mostro di Stefano Sollima è il contrario di un true crime e funziona proprio per questo

La miniserie in quattro parti, presentata a Venezia e appena arrivata su Netflix, non dà la caccia a un colpevole né prova a risolvere il mistero. Si concentra sulla confusione, l'angoscia, la violenza e sulle vittime, soprattutto le donne.

Leggi anche ↓
Sono passati 26 anni dai Soprano e finalmente David Chase si è deciso a fare una nuova serie tv

Racconterà la storia del famigerato programma MKUltra della Cia, una serie di angoscianti esperimenti sugli esseri umani per ottenere il "controllo della mente".

Il Mostro di Stefano Sollima è il contrario di un true crime e funziona proprio per questo

La miniserie in quattro parti, presentata a Venezia e appena arrivata su Netflix, non dà la caccia a un colpevole né prova a risolvere il mistero. Si concentra sulla confusione, l'angoscia, la violenza e sulle vittime, soprattutto le donne.

Per due volte la Rai ha prima annunciato e poi cancellato la trasmissione di No Other Land e non si sa ancora perché

È successo il 7 ottobre e poi di nuovo il 21. Al momento, non sappiamo se e quando il film verrà reinserito nel palinsesto.

After the Hunt di Luca Guadagnino è come una lunghissima conversazione che non porta a nulla

Il suo nuovo film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e nelle sale dal 16 ottobre, è la sua opera più politica. Oltre che quella meno riuscita.

È uscita una raccolta di racconti inediti di Harper Lee scoperti nella sua casa di New York dopo la morte

Si intitola La terra del dolce domani e in Italia l'ha pubblicata Feltrinelli.

Vedere Stile Alberto di Masneri e Panizzi è come leggere un’ultima cartolina di Alberto Arbasino

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il documentario è il frutto dell'ossessione di Masneri per Arbasino, ma anche, e soprattutto, l'omaggio a una vita fatta di libri, amori e scorribande.