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Sono i colleghi le vittime preferite dai killer
Ecco l’argomento perfetto per la prossima cena aziendale: la terza causa di morte sul posto di lavoro è l’omicidio tra colleghi. Se vi state chiedendo quali cause stiano ai primi due posti, sono gli incidenti d’auto e le cadute dai piani alti. Ma torniamo ai colleghi killer.
Il dato, scrive l’Atlantic, è riportato nel più recente studio sugli incidenti mortali sul lavoro del Labor Statistics Study. Tra le ragioni più comuni per cui si sceglie di uccidere il vicino di scrivania paiono esserci questioni sentimentali e disaccordi lavorativi. Il motivo che si cela dietro gli assassinii più cruenti, però, è la frode. Gli omicidi sono perlopiù compiuti da chi ha qualcosa da nascondere o da quelli che non hanno più voglia di dividere gli utili con il socio di sempre.

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Sono soprattutto due le categorie di lavoratori che rischiano di finire tra le pagine di cronaca nera. Si tratta dei colletti bianchi e di quelli che gli americani chiamano colletti rossi, ossia chi lavora per il governo. Quest’ultimi, perlomeno negli Stati Uniti, tendono a delinquere perché sanno che difficilmente l’Fbi metterà il naso dentro gli uffici governativi.
I white collars, invece, uccidono in quanto sono una manica di psicopatici. Stando appunto a uno studio del 2010, su 203 manager sottoposti al test che si utilizza per diagnosticare disturbi psicopatici, ben otto di loro hanno superato il punteggio di 30, lì dove il massimo è 40. Su una scala tra normale e Hannibal Lecter, insomma, un numero di impiegati impressionantemente alto si è trovato molto più vicino a Lecter. E non c’è da stupirsi, afferma l’autore di Red Collar Crime Frank S. Perri, «le loro eccellenti doti comunicative sono utili per superare un colloquio di lavoro tanto quanto per irretire una vittima».

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