Nell’assurdo piano di Trump per costruire la cosiddetta Riviera di Gaza ci sono anche delle città “governate” dall’AI
Lo ha rivelato il Washington Post, che ha pubblicato parti di questo piano di ricostruzione di Gaza che sembra un (brutto) racconto sci-fi.

A febbraio 2025 Trump aveva pubblicato su Truth un video generato con l’intelligenza artificiale in cui mostrava il futuro che aveva in serbo per la Striscia di Gaza: la cosiddetta Riviera, una distopia in cui la Striscia diventa una specie di Dubai disegnata da Trump, con danzatrici del ventre barbute in mezzo alla strada, Elon Musk che passa il tempo a ingozzarsi di hummus e statue d’oro del Presidente americano a ogni incrocio stradale. Tanti, quasi tutti, pensarono che si trattasse solo di una delle tante sparate di Trump. E invece, come scopriamo adesso grazie al Washington Post, la Riviera è un progetto vero.
In un report di 38 pagine che di cui Karen DeYoung e Cate Brown hanno riportato diversi stralci, si legge che nel futuro di Gaza c’è un «trasferimento temporaneo e volontario» della popolazione in altri Paesi o in «zone sicure, ad accesso limitato» che verranno allestite nel territorio della Striscia mentre gli Stati Uniti si occupano della “ricostruzione” della stessa. Ai palestinesi che volontariamente, temporaneamente accettano di trasferirsi verrà lasciato un digital token, che potranno poi cedere in cambio di non meglio precisati redevelopment rights, di un trasferimento definitivo all’estero o di un appartamento in una delle «AI-powered smart cities» che verranno costruite nella Striscia.
I dettagli riguardanti queste città funzionanti a AI sembrano uscite da uno scadentissimo romanzo di fantascienza. Saranno almeno sei e al massimo otto, avranno appartamenti, negozi, industrie, scuole, ospedali e parchi. A disposizione delle persone che torneranno a Gaza per incassare i loro digital token ci saranno case da 170 metri quadri valutate 75 mila dollari. Il ruolo dell’AI in questo scenario non è chiaro: cosa significa esattamente quel “powered”?. Molto chiaro è invece il nome dato al piano: Gaza Reconstitution, Economic Acceleration, and Transformation Trust, acronimo GREAT Trust, gentilmente offerto dagli Stati Uniti d’America, da Israele e dalla Gaza Humanitarian Foundation.
Chi non volesse trasferirsi in questo paradiso futuristico, potrà scambiare il suo digital token con 5 mila dollari, quattro anni di sussidi, in particolare per pagare l’affitto nella nuova casa che si sceglierà all’estero, e un anno di buoni pasto. E, in ogni caso, potrà sempre tornare nella ristrutturata Striscia di Gaza dopo dieci anni. Tanto è il tempo, infatti, secondo il GREAT Trust, di cui Usa, Israele e Gaza Humanitarian Foundation avranno bisogno prima che «un’Autorità Palestinese riformata e deradicalizzata possa prendersi la responsabilità di governare». In questi dieci anni, la triade Usa-Israele-GHF conta di guadagnare almeno 4 volte la cifra investita nella “ricostruzione” della Striscia, al momento stimata attorno ai 100 miliardi di dollari.