Hype ↓
07:12 giovedì 30 ottobre 2025
La regista della quinta stagione del progetto Crossroads di Giorgio Armani sarà Celine Song Cinque artiste in altrettanti video per parlare di cosa voglia dire trovarsi di fronte a un bivio (e poi scegliere). Nel primo episodio la protagonista è Tecla Insolia.
Una donna australiana è stata “dimenticata” su un’isola durante una crociera ed è morta La donna si sarebbe allontanata durante un'escursione e non avrebbe fatto in tempo a tornare alla nave prima che ripartisse.
Amazon licenzierà 14 mila dipendenti, soprattutto dirigenti che a quanto pare verranno sostituiti dall’AI Non è l'unica multinazionale che ha preso o sta prendendo decisioni simili: entro la fine dell'anno i licenziamenti saranno diverse migliaia.
In una settimana Il mostro è diventata la serie più vista su Netflix in tutto il mondo  In 44 Paesi è in cima alla classifica dei titoli più visti, in 85 figura nella Top Ten: nessun altro si è avvicinato a questi risultati.
Era nell’aria da tempo ma adesso è confermato: ci sarà una reunion dei CSI La prova è un post pubblicato su Instagram da Gianni Maroccolo in cui si vede la band al completo.
È morto James Senese, leggenda della musica napoletana Talentuoso sassofonista dei Napoli Centrale, fondatore del Neapolitan Power, suonò per anni con Pino Daniele.
È morto Mimmo Jodice, uno dei più importanti fotografi italiani Tra i lavori che restano nella storia della fotografia le Vedute di Napoli, la serie Anamnesi e le foto ai capolavori del Museo Archeologico
Al Museo della moda di Anversa si terrà la prima mostra di sempre dedicata agli Antwerp Six La mostra inaugurerà il 28 marzo e rimarrà in cartellone fino al 17 gennaio 2027.

Truman a casa Agnelli

In Truman Capote di George Plimpton (Garzanti), si ripercorre la vita dell'autore di Preghiere esaudite. E quindi, tra le altre cose, le vacanze in barca con gli Agnelli e il rapporto con Marella, non privo di rimproveri («ma è solo gossip, Truman!»).

13 Novembre 2014

Capote. Ancora. Il 2014 è ricco d’anniversari per l’amato autore di Preghiere esaudite: novant’anni dalla nascita, trenta dalla morte; e, appena uscito in italiano, lo storico Truman Capote di George Plimpton (Garzanti), fatto come una specie di Pinterest di altre voci e altre stanze, dove tutti parlano e ricordano lo scrittore a pezzetti e frammenti: vecchi amici, vicini di casa, scrittori, a partire da Monroeville, Alabama, luogo di partenza di tutti i traumi e demoni.

Però tante feste, anche, da subito: in partenza per New York, dove la madre si trasferisce col secondo marito cubano, lo scrittore decide di dare un party di addio – a sette anni – con intervento di animatori neri, scuotendo il genius loci segregazionista; subito arriva lo sceriffo a paventare interventi del Ku Klux Klan in recessione («lei lo sa com’è il Klan, è un bel pezzo che non hanno occasione di mobilitarsi, se non creano un po’ di parapiglia nessuno paga più le quote annuali»).

Mentre al cimiterino di Monroeville le date sulla lapide di Capote saranno sbagliate; così come è sbagliata la dicitura su quella di Faulkner («un problema endemico tra gli scrittori del Sud?», si chiede Plimpton), e mentre Harper Lee, amicona d’infanzia di Capote, con la storica diatriba su chi avesse davvero scritto Il buio oltre la siepe, si nega solitaria al grande giornalista culturale (fa dire a Plimpton d’essere a giocare a golf molto fuori città, invece è lì, rinchiusa in casa, a spiare gli inviati attendendo che se ne vadano, come certi milanesi che facevano imbucare cartoline dalle Maldive negli anni Ottanta, restando reclusi).

Fa dire a Plimpton d’essere a giocare a golf molto fuori città, invece è lì, rinchiusa in casa, a spiare gli inviati attendendo che se ne vadano, come certi milanesi che facevano imbucare cartoline dalle Maldive negli anni Ottanta, restando reclusi.

A New York, Truman bambino va tanto al cinema, con un’amica molto affezionata, a cui chiede pure di sposarlo. La mamma dello scrittore, forse tarda, confida che «dovrebbe tanto trovare una brava ragazza, vorrei tanto dei nipotini»; a scuola non è tanto bravo come poi vorrà far credere. Non è un bambino prodigio, come vorrebbe: è solo che dimostra sempre molti meno anni; «a sedici ne dimostra dieci; a venti, sedici; a trenta, diciotto». Già grande, a cena da una famosa patronessa a corto di invitati maschi, un maggiordomo apre la porta e non c’è nessuno. Poi china lo sguardo: «attendiamo a cena un ragazzino?». E un’ospite malevola: «per pareggiare il numero di maschi e femmine hanno fatto mettere in smoking un bambino!».

Poi l’assunzione come fattorino al New Yorker (con compito preciso di temperare le matite), in tempi pre-articolo 18 («un fattorino che guadagnava 13 dollari alla settimana ne chiese 14, e fu licenziato»), poi inviato a una conferenza di Robert Frost, ma allacciandosi una scarpa gli viene un colpo della strega e rimane piegato in due sulla sua poltroncina; il poeta pensa che stia dormendo; il poeta si infuria; il New Yorker licenzia Capote. Poi tante feste in questa casa nuova della mamma a Park Avenue, però molto su («era quasi in campagna»), col patrigno Joe Capote che per lavoro è inshits (fa il commerciante di lenzuola, sheets, ma è cubano e pronuncia come se sembrasse un’altra roba; e in effetti «era sempre nella merda»), e finirà poi a Sing-Sing, mentre loro continuano a far feste tipo zia Mame perché la signora Capote ha l’horror vacui modello Bovary.

Tante feste, anche, in un appartamento dell’amico Leo Lerman, al civico 1453 di Lexington Avenue («l’anno della caduta di Costantinopoli»), seduti per terra a bere vino scadente tipo Tavernello però con Marcel Duchamp, Maria Callas, Faulkner e Nureyev e Evelyn Waugh, e ogni tanto passa Marlene Dietrich ad accendere la stufa (Lerman è terrorizzato dai fiammiferi), e intanto Truman fa leggere e pubblica i suoi primi manoscritti che diventeranno poi Altre voci, altre stanze (1948).

Altre celebrazioni. Vent’anni dopo, dopo i successi di Colazione da Tiffany (1958) e A sangue freddo (1966), rieccolo invece a bordo del Sylvia, vascellone aspirazionale torinese, a far ginnastica al mattino con Gianni Agnelli. E qui siamo nel libro delle due Marelle (Ho coltivato il mio giardino, Adelphi); qui, soprattutto, in crociera, annotazioni d’autore per futuri articoli su Vogue, note su tutti gli ospiti, con precisione per lettrici americane avide di dettagli “su”: c’è un «Prince Adolfo Caracciolo» che è zio di Marella, un «charming tycoon from Washington D.C» che non si sa chi sia, e una giovane Allegra Caracciolo, figlia di Adolfo, ed è «una vera ninfa marina, sempre coi capelli bagnati, a qualunque ora». La ninfa marina poi sposerà Umberto, ed è la mamma di Andrea, presidente della Juve. A bordo c’è anche Kay Graham, storica editrice del Washington Post, in onore della quale Capote darà poi il famoso ballo in bianco e nero del 1966.

Capote dirà poi che ci si annoia un po’ con gli Agnelli (l’unica tappa interessante di queste crociere, a Venezia all’Harry’s Bar), ma questo nel libro delle due Marelle non c’è.

Capote ama molto poi una tappa in un’isola privata egea dei Niarchos, con tanti segni di consumo vistoso: c’è una flotta di «piccole al fresco Fiat», 126 o 127 spider modificate da spiaggia, due yacht di cui uno per gli ospiti, un eliporto da cui si può «raggiungere comodamente Atene in cinquanta minuti», un capanno sulla spiaggia perfettamente attrezzato con juke box e dischi per tutti i gusti, «da Bach alle Supremes». A bordo si mangia tanto («per colpa della pasta sono ingrassato due chili e mezzo»), e Capote fotografa anche Edoardo, figlio di Marella e Gianni che morirà poi suicida nel 2000, mentre pesca un polipo col marinaio Giorgio.

Capote dirà poi che ci si annoia un po’ con gli Agnelli (l’unica tappa interessante di queste crociere, a Venezia all’Harry’s Bar), ma questo nel libro delle due Marelle non c’è: non c’è nemmeno il famoso aneddoto dei meloni. «Da dove vengono questi meloni fantastici», dice lui per fare il gentile. E una dama americana molto informata su dinastie e 740: «Ma come, i Mellons sono di Pittsburgh».

Questo lo racconta invece Alberto Arbasino, nella fondamentale e perfida introduzione al Meridiano Capote (1999), dove all’autore verticalmente svantaggiato nulla viene risparmiato. Non la critica letteraria (tante energie spese per scrivere e descrivere non pittori e musicisti ma invece queste «sgallettate e stracciacule per cui il massimo sono Onassis e Tiffany»); tutti questi «grandi elaborati reportages su certi curiosi aspetti o fattacci della realtà americana o esotica» che finiscono poi in «smilzi prestigiosi volumetti presso gli editori di successo». E committenze astute ad uso di sartine, scrivendo ad alto valore aggiunto su Vogue, Harper’s Bazaar, Mademoiselle, mentre Saul Bellow e Mary McCarthy e Bernard Malamud si affannano nel frattempo sulla pensosa e illiquida Partisan Review.

E poi (gelosia canaglia?) la sudditanza alla famiglia torinese: qui Capote, chiamato «Genius» e utilizzato come «amuseur 24 ore» dalla dinastia della 127, viene a Roma dopo il successo di A sangue freddo, in vacanza all inclusive con la moglie del giudice del famoso processo per gli eccidi; lo scrittore e la giudicessa fanno i turisti (il Papa, lo zoo, il Colosseo), come oggi tanti americani sui pullman a due piani; e Marella li chiama «Trummy and Mummy». E poi, scherzi tremendi, già in Fratelli d’Italia: in ville italiane, si fa annunciare gravemente a un maggiordomo: «c’è donna Marella al telefono, dal Portogallo, presto», e lui di corsa attraversa infilate di saloni, e quando ansimante prende finalmente l’apparecchio, si riattacca.

Ma poi Marella, che in Preghiere Esaudite viene risparmiata e le va molto di lusso, rispetto ad altre dame transatlantiche di cui si sapranno delitti e porcate, in barca lo rimprovera torinesemente («ma è solo gossip, Truman!», come se la letteratura nascesse altrove). E però alla fine lei curiosamente si sceglie come destinazione finale quest’ultima villona a Marrakech, come si vede nel librone illustrato Adelphi, con palmizi e jacarande e cani berberi, da perfetta eroina capotiana.

Immagine in evidenza: Evening Standard/Getty Images.

Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.