Decisione che ha scatenato la prevedibile e orripilata reazione di politici e commentatori trumpiani.
Tilly Norwood è la prima attrice generata dall’AI e Hollywood già la odia a morte
Particle6, l'azienda che l'ha creata, dice che dovrebbe essere considerata come un'opera d'arte. Attori e attrici non sembrano condividere.

Volevano creare la prossima Scarlett Johansson o Natalie Portman ma si sono ritrovati con mezza Hollywood contro: è la storia di Tilly Norwood, “attrice” interamente creata con l’intelligenza artificiale dallo studio londinese Particle6 che fino dalla sua prima apparizione in un video promozionale ha scatenato l’indignazione, a tratti il disgusto della capitale del cinema americano. Come riporta Variety, attrici come Kiersey Clemons e Melissa Barrera hanno subito espresso la loro indignazione. Poi è arrivata anche la candidata all’Oscar Toni Collette, che alla notizia ha risposto con una serie di emoji urlanti. E poi Emily Blunt, che vedendo una foto di Norwood si è detta molto, molto preoccupata.
La fondatrice di Particle6, Eline Van der Velden, in un post su Instagram ha scritto che in nessun modo Tilly Norwood punta a sostituire le attrici ma che andrebbe percepita invece come un’opera d’arte. Ha aggiunto anche di credere che i personaggi AI dovrebbero essere giudicati in una categoria dedicata e non con gli esseri umani (ma categoria di cosa? Van der Velden è già un pezzo avanti, sta già pensando ai premi attoriali per le AI). Anche perché sarebbe un accostamento grottesco e fuori luogo. Va anche notato che sul profilo di Van der Velden, sotto al post in questione, sono stati disattivati i commenti.
Anche il primo video promozionale di Particle6 per Norwood non ha ispirato molta fiducia. Sempre su Instagram gli utenti si sono scatenati sottolineando la povertà dei dialoghi. Per esempio: c’è chi ha riassunto la scena scrivendo che è «come se un arrosto della domenica fosse andato a scuola di recitazione e fosse stato ottimizzato per i Bafta». Un’altra persona si chiede: «Ma può andare a piangere nel programma di Graham Norton?». A cui un altro opinionista ha risposto: «Certo che può. E sarà tagliato, sottotitolato e monetizzato su TikTok entro l’ora di pranzo». Affermazioni come questa e la gioia con cui vengono espresse mostrano non solo una mancanza di comprensione, ma anche un disprezzo quasi totale per la professione, e gli utenti insta lo hanno capito.