Allucinanti ma efficaci, seguono uno schema narrativo che si ripete sempre uguale: i capi del sito di e-commerce subiscono aggressioni da parte di clienti disperati. Sembra assurdo ma evidentemente funziona.
Temu ha raddoppiato i guadagni in Europa nonostante una forza lavoro composta da otto dipendenti soltanto
Otto persone per gestire gli ordini, il servizio clienti, il sito, oltre alla parte burocratica, amministrativa e fiscale.

A fine 2024 Temu ha dichiarato di aver generato profitti per più di 120 milioni di euro in Europa, più che raddoppiando i guadagni rispetto all’anno precedente. Un risultato impressionante di per sé, ma ancora più incredibile se si considera che i dipendenti che lavorano nella sede europea non raggiungono nemmeno la doppia cifra. Secondo quanto dichiarato dall’azienda, a gestire l’enorme mole di ordini, il servizio clienti, la parte tecnica relativa al funzionamento del sito, oltre a quella burocratica, amministrativa e fiscale, sono otto dipendenti appena.
La struttura aziendale estremamente snella però non basta a raccontare il successo del gigante dell’ecommerce cinese. Il Guardian spiega che sono essenzialmente due i fattori che permettono a Temu di crescere a questi ritmi in tutte i Paesi europei. Il primo è dovuto alla mancata introduzione di una tassa doganale per i pacchi provenienti dalla Cina di valore inferiore ai 150 euro, inizialmente minacciata ma poi mai attuata dalle istituzioni europee. A differenza di quanto proveniente da altri Paesi asiatici come il Giappone (per cui la tassa doganale scatta già per pacchi che superino il valore di 30 euro), le merci a basso costo di Temu riescono a ovviare a questo primo balzello fiscale, mantenendo i loro prezzi bassissimi.
Il secondo fattore è un problema di sistema dell’Unione europea: la tassazione dei profitti di aziende come Temu è del tutto inadeguata rispetto ai guadagni e non cresce proporzionalmente agli stessi. In buona sostanza, a differenza delle imprese europee, sfruttando una serie di cavilli burocratici, Temu aumenta i suoi guadagni ma continua a pagare tasse quasi irrisorie: appena 18 milioni di euro nel 2024.