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A Maiorca quest’anno ci sono molti meno turisti a causa delle proteste contro l’overtourism Addirittura il 40 per cento in meno rispetto al 2024, secondo gli allarmatissimi balneari, ristoratori e albergatori locali.
Un sacco di gente è andata a vedere un concerto di Justin Bieber a Las Vegas senza accorgersi che sul palco non c’era lui ma un sosia Ci è voluta una canzone intera (una non eccellente interpretazione di "Sorry") prima che qualcuno cominciasse a sospettare.
È uscito il primo trailer di Good Boy, l’horror raccontato dal punto di vista di un cane Chi il film l'ha già visto dice che è bellissimo e che il protagonista, il cane Indy, meriterebbe un premio per la sua interpretazione.
È stato sgomberato il centro sociale Leoncavallo di Milano La polizia è entrata questa mattina alle 7:30, l'operazione verrà completata oggi, dopo più di 30 anni di contenziosi e 133 rinvii.
I Paesi africani chiedono (per l’ennesima volta) di cambiare la mappa del mondo perché in quella attuale l’Africa è troppo piccola Le 55 nazioni dell'Unione africana vogliono cestinare la mappa di Mercatore, vecchia di secoli, e sostituirla con una più moderna e realistica.
Uno dei tormentoni dell’estate giapponese è un canzone generata con l’AI e basata su un meme “Yaju & U” è la prima canzone interamente, esplicitamente fatta con l'AI a raggiungere un tale successo. Facile prevedere che non sarà l'ultima.
In Repubblica Ceca una politica si è ritirata dalle elezioni perché accusata di aver assoldato un sicario per uccidere un cane Margita Balaštíková, però, nega tutto: non ha mai voluto uccidere il cane, solo rovinare la vita al padrone, il suo ex marito.
Il prossimo film di Danny Boyle sarà un biopic su Rupert Murdoch Si intitolerà Ink e, stando alle indiscrezioni, a interpretare Murdoch sarà Guy Pearce.

Spider-Man si è sdraiato

Dopo anni di supereroi politici, Spider-Man: Homecoming sembra una puntata di Tredici, con un Uomo Ragno interessato più alla fama fra i coetanei che a salvare il mondo.

05 Luglio 2017

Una volta qui era tutto grandi poteri e grandi responsabilità. Oggi non è che le responsabilità siano diminuite, ma mica se ne possono occupare i ragazzini. Benvenuti nell’era dello Spider-Man Sdraiato, nel senso degli Sdraiati di Michele Serra. Lo Spider-Man che in cuor suo vorrebbe pure impegnarsi, ma cosa vuoi, oggi la priorità è girare le storie col telefonino. Da questo punto di vista Spider-Man: Homecoming, in uscita giovedì e destinato a sfracellare i botteghini di tutto il mondo, è un precisissimo trattato sociologico sugli adolescenti di oggi, ovverosia la Generazione del Grande Alibi: è colpa di questo brutto mondo che non ci lascia spazio, se non riusciamo a combinare un cazzo. E però, dice il film, è anche un po’ colpa loro.

Una volta era tutto grandi poteri e grandi responsabilità, si diceva. A inaugurare la saga è stato lo Spider-Man di Sam Raimi, cinecomic-prototipo come non se ne fanno più, anche perché se no che prototipo sarebbe. Era il 2002 e per noi fu come entrare per la prima volta da H&M: uh che bello, uh che nuovo, uh come costa poco. Poi abbiamo scoperto che quegli svedesi non pensavano ai guardaroba di noi ventenni pre-hipster nell’animo e poveri nel portafogli, bensì alla ben più vasta scala mondiale: ci siamo rimasti malissimo. Lo Spider-Man di Raimi era scanzonato il giusto, ma sotto sotto (neanche troppo) vi albergava l’orrore. Il mostruoso si annida sempre, nel mondo là fuori e pure dentro di noi. Neanche il bacio all’ingiù tra Tobey Maguire e Kirsten Dunst riusciva a toglierci quella roba nerissima dalla testa. Dopo la parentesi fallimentare starring Andrew Garfield ed Emma Stone, ecco il terzo reboot nel giro di quindici anni. Ormai lo sappiamo, i supereroi sono i nuovi classici, è come rifare Dracula o Cime tempestose, arriveranno decine e decine di altre versioni: solo che adesso le sparano fuori ogni tre mesi. Viviamo nell’epoca delle “stories” che si autodistruggono dopo ventiquattr’ore, pure il cinema si è dovuto adeguare.

Il nuovo protagonista Tom Holland, bel faccino e bel carisma, si era già fatto vedere con la tutina rossa e blu in Captain America: Civil War. Ora si è guadagnato il film in solitaria, in cui almeno ci risparmia la famosa puntura del ragno: gli studios hanno capito che lo spettatore non è così demente, ormai quella scena possiamo darla per scontata. Son dei bei passi avanti. Dunque il Peter Parker edizione 2017 ha già una missione in curriculum, lui è tutto gasato per aver combattuto al fianco di Iron Man e soci, vorrebbe farlo di nuovo, ma i vecchi supereroi non vogliono mica mollare la poltrona. Quello di oggi è lo Spider-Man degli stage non retribuiti, e che manco può sperare di essere richiamato (magari per un altro a rimborso spese, eddai). È lo Spider-Man precario che sogna il posto fisso, come in un film di Checco Zalone (ve l’ho detto che sfracellerà i botteghini). È lo Spider-Man Fantozzi: Paolo Villaggio è morto, ma le aspirazioni dei teenager del Queens sembrano le stesse degli impiegati sulla Tangenziale Est degli anni Settanta.

Fin qui la colpa è dei prepensionati brutti sporchi e cattivi, poi però lo Spider-Man Sdraiato ci mette del suo. Dopo anni di supereroi politici, nel nuovo Uomo Ragno non v’è traccia di impegno. Di responsabilità. Per certi versi è un bene. Si combatte per un po’ di gloria locale (e liceale), per la bella della scuola, per i video su YouTube: a quindici anni, dopotutto, è giusto così. Alle grandi responsabilità ci pensano, appunto, i grandi. Il cattivo stavolta è Michael Keaton, nel prologo illustra le sue motivazioni anti classe dirigente. Da noi si dice: casta. I politici si sono alleati con gli Avengers (leggi: poteri forti, Banca centrale europea, eccetera), rei di aver lasciato scempio e corruzione dopo l’ultima guerra civile: siamo sicuri che siano davvero degli eroi? Perciò Keaton, in armatura alata che autocita Birdman, fa razzia dei materiali alieni rimasti sul campo di battaglia e con essi fabbrica delle armi letali per sconfiggere l’Apparato. È praticamente il racconto delle origini del Movimento 5 Stelle, nel prossimo episodio scopriremo se il grillino cattivo sarà diventato più un Pizzarotti redento o piuttosto (come sospettiamo) una Virginia Raggi che ha trasformato i frigoriferi abbandonati sulla Casilina in una personale artiglieria contro Mafia Capitale.

spi

Se prima c’era Sam Raimi, e dunque l’orrore, ora il tono è quello di una puntata di Tredici. Anche questo è il sign of the times, come canta Harry Styles. Il quale, incidentalmente, sarà tra i protagonisti del prossimo blockbusterone bellico (Dunkirk) diretto da Christopher Nolan, già regista del più oscuro dei Batman: non devo neanche tirare le conclusioni del sillogismo, tanto è facile. La mitologia, come si dice in gergo, non importa più in termini estetici, ma solo come occasione per riconoscersi immediatamente, meglio se tra under-ventenni, gli unici che continuano ad andare al cinema in massa. Nel nuovo Spider-Man c’è un tizio che, mentre il traghetto su cui viaggia sta affondando nell’Hudson, si cura solo di una cosa: esultare quando entra in scena l’Uomo Ragno, e subito dopo quando arriva Iron Man. È un po’ quello che succede con le grandi platee internazionali di oggi: bastano le figurine di turno sullo schermo, tutto quello che è venuto prima (e che verrà dopo) è secondario. O, quantomeno, dice qualcosa solo ai nerd fumettari ormai quarantenni, che sia il cammeo del solito Stan Lee o la citazione di Star Wars (non è manco più questione di product placement: ora è tutto Disney). Al grande pubblico di pischelli per cui il film è stato pensato e prodotto possono anche sfuggire, chi se ne frega. Sembreranno solo delle trovate vintage, come le musicassette della povera ragazzina suicida.

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