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Boris Romanchenko era un miracolo vivente: catturato dai nazisti quando aveva 16 anni, era riuscito a sopravvivere alla reclusione in 4 campi di concentramento diversi, tra cui Bergen-Belsen. Viveva da solo a Saltivka, un quartiere a Nord Est di Kharkiv, in Ucraina: venerdì una granata ha colpito il suo appartamento e lui è morto nell’incendio. Aveva 96 anni. A diffondere la notizia della sua morte la Fondazione per la Memoria dei Campi di Concentramento di Buchenwald e Mittelbau-Dora.
Boris Romantschenko survived the concentration camps #Buchenwald, #Peenemünde, #Dora and #BergenBelsen. Now he has been killed by a bullet that hit his house in #Charkiv, #Ukraine. He was 96 years old. We are stunned. pic.twitter.com/ZZIK2OdbAu
— Stift. Gedenkstätten Buchenwald und Mittelbau-Dora (@Buchenwald_Dora) March 21, 2022
Nato il 20 gennaio 1926 a Bondari, Boris Romantschenko non era ebreo. Catturato come prigioniero politico dai nazisti nel 1942, era stato deportato a Dortmund e messo ai lavori forzati. Da lì aveva cercato di scappare ma era stato subito catturato e trasferito nel campo di concentramento di Buchenwald. Era poi stato assegnato all’Istituto di ricerca dell’esercito a Peenemünde, dove aveva aiutato a costruire il razzo V2. Negli anni seguenti era stato trasferito a Mittelbau-Dora e infine a Bergen-Belsen. La nipote Yulia ha raccontato alla stampa ucraina chi era suo nonno: «Mi raccontava spesso della guerra alla quale era scampato. Aveva tenuto un diario, chissà se lo ritroveremo. Mi ha insegnato tutto, lo andavo a trovare sempre durante le vacanze. Abitava in quel palazzo da trent’anni, da solo. Ho provato a convincerlo a venire via, ma non ha voluto. Ormai era sordo e faceva fatica a camminare». Alla nipote ha raccontato tanto della sua guerra. «In quegli anni gli capitava di sognare anche solo una briciola di pane».
Romantschenko era tornato a Buchenwald nel 2012 per celebrare il 67° anniversario della liberazione del campo da parte delle truppe statunitensi, dove aveva recitato l’impegno dei sopravvissuti di creare «un nuovo mondo dove regnino pace e libertà».

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.