Sirens, una lotta per il potere dai colori pastello

La nuova serie di Netflix con protagoniste Julianne Moore e Meghann Fahy racconta le dinamiche di potere tra tre donne, ma soprattutto dell’uomo che le guarda dall’alto.

03 Giugno 2025

«Sei un mostro» è la frase più ripetuta nella serie Sirens, da poco disponibile su Netflix, scritta da Molly Smith Metzler, già autrice della serie Maid e Orange Is the New Black. Adattamento del pezzo teatrale Elemeno Pea, Sirens tratta del mostruoso femminile e dei rapporti di potere che le donne instaurano tra di loro.

Meghann Fahy interpreta Devon, sorella maggiore, alcolista funzionale, che decide di andare a trovare la sorella minore Simone (Milly Alcock) sul posto di lavoro, dopo che questa le ha inviato un cesto di frutta alla notizia che il padre è affetto da demenza senile. Dopo diciassette ore di viaggio su un autobus Peter Pan e un traghetto, Devon approda con il cesto di frutta alla casa sulla scogliera di Michaela Kell (Julianne Moore), santuario per rapaci avvolto da una nuvola di mistero, pieno di telecamere, in cui i carboidrati sono banditi e il personale ha firmato un accordo di riservatezza. Lobiettivo di Devon è quello di liberare la sorella minore dallinfluenza di Michaela, Kiki per Simone, e da quella che sembra avere tutte le fattezze di una setta. Simone però non ha nessuna intenzione di tornare alla casa del padre a Buffalo e afferma di aver trovato la felicità, tra quelli che lei definisce amici.

Scene di lotta di classe in New England

Ed è proprio attorno agli sbilanciamenti nei rapporti tra impiegato e datore di lavoro e persone di classi sociali diverse che ruota la serie. Devon si scandalizza quando viene a sapere che Simone vive dove lavora, e per fortuna non è presente quando Kiki e Simone condividono la stessa gomma da masticare dopo essersi annusate lalito a vicenda. La serie è punteggiata da dettagli inquietanti che fanno sospettare di un mistero nascosto, di un intreccio soprannaturale — il canto mellifluo delle sirene compare in sottofondo ogni volta che viene svelato un elemento sinistro su Michaela — ma ciò che c’è di mostruoso non viene in realtà mai nascosto, e galleggia in superficie.

Gli elementi mitologici disseminati nelle cinque puntate ci distraggono da quello che è loggetto di indagine della serie, ovvero come le donne interagiscono con il potere tra di loro e come invece in relazione agli uomini. E quando alla fine si comprende che non avverrà niente di paranormale, ci si ritrova a desiderare che ci fosse realmente qualcosa di fantastico, perchè la realtà grigia di lotta per il potere, di scalata sociale, e battaglia di genere è più terrificante di un rito sacrificale di rapaci.

Durante tutta la serie, Devon cerca di intuire le dinamiche tra Michaela e Simone e di capire la realtà in cui è approdata, fatta di abiti color pastello e ricevimenti e gala. Quella tra Michaela e Simone è una relazione complessa in cui generosità e intimità si avviluppano tra di loro, distorcendosi, come ha scritto Sophie Gilbert sull Atlantic. Simone aiuta la sua datrice di lavoro a fare sexting con il marito e Michaela dorme nel letto di Simone per essere consolata dalla morte di Barnaby, il falco che lei ha liberato prima del tempo millantando di poterne intuire il pensiero.

La generosità di Michaela si manifesta anche attraverso gli abiti: regala a Devon un vestito da 22 mila dollari e durante la sua permanenza alla villa le fornisce abiti bon ton dai colori pastello, simili a quelli indossati dalle tre amiche arpie di Michaela. Ma questi abiti, nei loro colori e forme innocenti, quasi comici, appaiono come un gesto di coercizione e controllo, e sono a dir poco ridicoli se comparati con quelli eleganti, dai colori tenui (accompagnati da una Sardine di Bottega Veneta, ad esempio, o da gioielli raffinatissimi) che invece Michaela sceglie per sé stessa.

Donne che odiano le donne

Generosità e intimità sono due elementi che però vengono analizzati anche nel personaggio di Devon, che lascia il college per aiutare la sorella minore e che ha dedicato tutta la sua vita a tenere insieme i pezzi della famiglia disfunzionale. Devon impersonifica il sacrificio femminile, laltruismo e la dedizione senza mezzi termini delle donne che, se esacerbati, si tramutano spesso in manipolazione o bugie che ci diciamo a noi stesse per non guardarci dentro e chiederci, con sincerità, cosa vogliamo davvero per noi stesse. «Sei un mostro», ripete Ethan (Glenn Howerton), lamico dei coniugi Kell, a Simone, quando lei rifiuta la sua proposta di matrimonio. E lo stesso viene detto a Michaela dal marito Peter, interpretato dal solito, ineccepibile, Kevin Bacon, pater familias che appare generoso e benevolo come il Dio cristiano (è lunico che dice Grazie” e Per favore”, lunico che invita i suoi lavoratori a pranzare al suo stesso tavolo).

Gli uomini della serie – fino al gran finale – compaiono come personaggi secondari, caricaturali: le vere protagoniste sono (o sembrano) le tre donne: Devon, Simone, e Michaela, e le loro dinamiche. Sono loro le sirene del titolo, no? Eppure, nellultimo episodio, come una pugnalata al cuore, si capisce che gli arguti giochi di potere delle tre sono in realtà sempre stati soggetti al potere più articolato ed effettivo delluomo della famiglia, ovvero colui che detiene il potere economico e i vari benefici legati ad esso (tra cui la fedeltà del personale). 

Non senza ironia e leggerezza, Sirens narra della tendenza delle donne a vedere nelle altre donne il nemico, quando il vero nemico, ovvero colui che si trova in una posizione di privilegio e sicurezza, rimane indisturbato e inscalfibile dalle lotte che si consumano sotto di lui, per lui e per ciò che rappresenta. Se è noto che gli uomini esercitano il potere sulle donne per impressionare gli altri uomini, Sirens ci domanda cosa succede quando le donne esercitano il potere sulle proprie simili e se sono capaci di ottenerlo al di fuori delle dinamiche maschili, senza la presenza o laiuto di uomo.

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